L’Unione Europea prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. In Italia una struttura centralizzata in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi ancora non è stata disposta. Per il momento esistono depositi temporanei, presenti nei siti degli impianti nucleari disattivati, i quali non sono sufficienti per depositare (today.it).
La società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, Sogin, ha individuato 51 siti in Italia che ritiene idonei ad ospitare il deposito. Nessuno di essi però si è reso disponibile ad ospitare l’impianto, ottenendo come conseguenza necessaria la disposizione di un bando da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, destinato ai comuni che vogliono auto-candidarsi come siti ospitanti.
Il termine ultimo entro il quale presentare domanda era il 13 gennaio, ma a tale scadenza solo il sindaco di Trino Vercellese si è fatto avanti. La costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi prevede che accanto ad esso sarà realizzato un Parco Tecnologico, che comprenderà un centro di ricerca applicata e di formazione, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere studi nel campo dello smantellamento delle installazioni nucleari, della gestione dei rifiuti radioattivi, della radioprotezione e della salvaguardia ambientale.
La candidatura di Trino
Come riportato da wired.it, l’auto-candidatura del Comune di Trino non lo inserirà automaticamente nelle lista dei siti idonei. Al contrario Sogin dovrà riprendere in mano i dati di del comune e analizzarli alla luce dei 28 criteri definiti nel 2014 dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), suddivisi in 15 per l’esclusione (come la presenza di vulcani, attivi o dormienti; l’alto rischio sismico; il pericolo di frane e inondazioni) e tredici di inclusione (tra cui parametri chimici del terreno e delle acque). Tra i motivi per cui Trino era stato escluso ci sono la presenza di una faglia affiorante e fenomeni di sollevamento. Dall’altro lato la disponibilità di un terreno sufficientemente ampio per ospitare il deposito, il parco tecnologico e le fasce di rispetto, rappresenterebbe una caratteristica che renderebbe idoneo il sito.
Dall’analisi dell’offerta all’inizio dei lavori
- Le analisi avverranno entro 30 giorni, durante i quali Sogin potrà valutare l’offerta e inviare un parere all’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin).
- L’Isin a sua volta ha 30 giorni per rispondere al Mase.
- Sogin ha a disposizione un altro mese per compilare la Cnaa, la carta delle aree auto-candidate, dove mette in ordine di priorità i volontari.
- Al Mase verranno trasmesse quindi due liste: la Cnaa e la Cnai, la carta delle aree idonee, con i suoi 51 siti nelle province di Viterbo, Alessandria, Matera, Potenza, Bari, Taranto, Oristano, Sud Sardegna e Trapani. Sulla base di queste in 30 giorni il Mase farà una valutazione ambientale strategica (Vas), una procedura che si applica a progetti che possono avere impatti significativi sull’ambiente.
- Sogin ha altri 30 giorni per stilare la classifica finale delle aree, in ordine di priorità, che spedisce al Mase.
- Il Mase inoltrerà la lista all’Isin, che ha altri 30 giorni per dare un parere.
Se al termine del processo il ministero si rivolge a un volontario, si apre una trattativa bilaterale. A quel punto partono 15 mesi di indagini sul territorio da parte di Sogin, vigilata da Isin, e si arriva alla localizzazione. Nonostante la trafila, il volontario potrebbe a questo punto ritirare la sua disponibilità.
Le voci contrastanti
Il Sindaco del Comune di Trino ha proposto ai cittadini di esprimersi con un referendum nel caso in cui Sogin e il Mase considerassero valida la candidatura del Comune. Lo stesso giorno gli altri sindaci dei comuni circostanti a quello di Trino si sono espressi in modo negativo, protestando contro la realizzazione del deposito nazionale. Altre proteste sono arrivate da parte del comitato “Tri-No” che ha lanciato una raccolta firme sul sito change.org che nel giro di poche ore ha raccolto 700 firme.