La regione scelta da 13 aree Ue per guidare il team europeo che studia l’idrogeno come combustibile a impatto zero nel campo del trasporto su rotaia. Università di Torino e Politecnico di Torino sono tra le fondatrici della ‘Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking’, che ha coordinato diversi progetti di ricerca a livello europeo
È dai tempi delle Olimpiadi del 2006 che in Piemonte si lavora a progetti e innovazioni legate all’idrogeno ed ora proprio la regione italiana sarà il cuore di una sperimentazione internazionale che potrebbe portare nel nostro Paese i treni alimentati a idrogeno. Come è accaduto in Germania e avverrà presto in altri Paesi europei. Gli sforzi dell’Italia, finora, si sono concentrati soprattutto sulla ricerca e molto è stato fatto proprio in Piemonte, prima attraverso il Polo di Innovazione ‘Idrogeno ed Edilizia Sostenibile’ e oggi nell’ambito del Clever, il Polo della Regione partito nel 2017. In questi ultimi anni, quindi, la continua ricerca e la determinazione di piccole e medie imprese si sono aggiunte all’esperienza dello stabilimento Alstom, a Savigliano.
DALL’IDROGENO GRIGIO A QUELLO VERDE – Sono stati prodotti proprio dalla multinazionale francese, infatti, i primi due treni a idrogeno mai messi su rotaia, i Cordia iLint, costruiti nella fabbrica di Salzgitter, in Germania, entrati in funzione il 17 settembre 2018 in Bassa Sassonia e dotati di celle a combustibile che convertono l’idrogeno e l’ossigeno in elettricità. Questi convogli sono in grado di funzionare con idrogeno di qualsiasi provenienza, sia ‘grigio’, ossia ottenuto attraverso i combustibili fossili (principalmente dal reforming gas naturale) sia ‘verde’, quindi prodotto tramite elettrolisi dell’acqua. In questo caso, si utilizza l’energia elettrica derivante da una fonte solare o eolica per scomporre l’acqua in idrogeno e ossigeno, senza la produzione di CO2. Al momento “l’idrogeno che alimenta questi treni è un sottoprodotto di processi industriali” spiega a ilfattoquotidiano.it la stessa azienda che preferisce non chiarire, però, se si tratti di idrogeno grigio o verde. Di fatto, ad oggi, il 90% dell’idrogeno impiegato nel mondo è ‘grigio’, mentre appena il 4-5% è ‘verde’. Anche se, secondo gli esperti, l’abbattimento dei costi delle rinnovabili di qui ai prossimi dieci anni dovrebbe rendere economicamente appetibile puntare sugli impianti basati sull’elettrolisi dell’acqua.
ALLA GUIDA DEL TEAM EUROPEO – Questo contesto rende ancora più importante il progetto cui partecipa il Piemonte, scelto da tredici regioni europee per guidare il team Ue che studia l’idrogeno come combustibile a impatto zero nel campo del trasporto su treno. E, in questo caso, ci si concentrerà proprio sull’idrogeno verde. La notizia è stata comunicata dall’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, che ha parlato di “un grande riconoscimento” per il Piemonte. E ha ricordato: “Poche Regioni hanno il nostro know-how su questo fronte, tant’è vero che siamo il primo produttore europeo di motori a idrogeno che vengono prodotti dalla Alstom di Savigliano e venduti alla Germania”. Non è un caso se pochi giorni prima dell’annuncio il presidente della Regione, Alberto Cirio, proprio insieme a Marnati e all’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi, ha visitato la fabbrica dei treni di Savigliano. “Abbiamo il nuovo piano strategico che partirà all’inizio del prossimo anno – ha detto – accanto ai fondi europei che destiniamo alla ricerca tecnologica. Qui le sfide sono l’elettrico per i bus e l’idrogeno per i treni”.
LE VALLI D’IDROGENO – Ma in cosa consiste il lavoro di questo team? ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto a Marcello Baricco, professore ordinario del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, che farà parte del gruppo di lavoro formato d ricercatori dell’Università di Torino, del Politecnico e del Polo d’innovazione Clever e che ha l’obiettivo, fissato dall’Ue, di sfruttare l’idrogeno non solo come carburante per la mobilità, ma di creare una vera e propria economia neutrale dal punto di vista climatico, entro il 2050. “Da alcuni anni si è costituito un gruppo di Regioni Europee interessate a sviluppare le tecnologie basate sull’idrogeno, inserito all’interno della strategia europea S3 (Smart Specialization)” spiega Baricco. Questo gruppo, chiamato ‘Smart Specialisation Platform – Hydrogen Valley’, si occupa di molteplici attività affidate a diversi gruppi di lavoro, ciascuno concentrato su una tematica specifica legata alle tecnologie basate sull’idrogeno. Il 22 novembre scorso al Piemonte è stata assegnata la responsabilità del gruppo che lavora allo sviluppo dei treni alimentati a idrogeno in Europa con il coordinamento delle iniziative fra le regioni coinvolte.
PERCHÉ IL PIEMONTE – I due atenei torinesi hanno una lunga tradizione di ricerca sul tema idrogeno, probabilmente tra le più attive a livello europeo. “Sono tra le università fondatrici della ‘Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking’, nel cui contesto hanno coordinato diversi progetti di ricerca a livello europeo”, ricorda Baricco. Si tratta della piattaforma pubblico-privata che agisce in Europa da più di 15 anni sul tema dell’idrogeno e delle celle a combustibile e che, attraverso le sue strutture, eroga i finanziamenti europei nell’ambito del programma Horizon 2020. FCH JU e S3 – Hydrogen Valley agiscono in sintonia ed il Piemonte è ben rappresentato in entrambe le organizzazioni. A pesare sulla scelta è stato anche il parere della Regione Auvergne-Rhône-Alpes con la quale sarà sviluppato il progetto sul versante italo-francese. Ma hanno espresso parere favorevole al Piemonte diverse regioni francesi, oltre all’Emilia Romagna, a due regioni spagnole, una norvegese e una scozzese. “Il prossimo appuntamento – anticipa il professore – è per l’inizio di febbraio a Parigi, dove verranno presentati i vari progetti delle regioni interessate”.
I PROGETTI E L’INNOVAZIONE – Nell’ambito della FCH JU, sono stati portati avanti diversi studi. “La conclusione – spiega Baricco – è che la tecnologia è matura e, soprattutto per le tratte su scala regionale, risulta competitiva per la decarbonizzazione di quelle attualmente gestite mediante treni diesel. In particolare, la conversione dei treni diesel in treni a celle a combustibile è competitiva rispetto alla elettrificazione”. Oltre alla Germania, in Europa sono diversi i Paesi che si stanno muovendo. In Austria, a maggio 2018 la Zillertalbahn ha aggiudicato a Stadler un contratto per la fornitura di cinque treni per sostituire la trazione diesel sulla linea da Jenbach a Mayrhofen, nella provincia occidentale del Tirolo. E poi c’è il progetto di Alstom, questa volta in Francia, per una variante a celle a combustibile a idrogeno della sua automotrice Coradia Polyvalent (Régiolis), l’alternativa ai treni diesel per le regioni francesi, mentre all’inizio del 2019 nel Regno Unito Alstom ed Eversholt Rail hanno svelato il design di un nuovo treno a idrogeno, chiamato ‘Breeze’. Questi convogli potrebbero attraversare il Paese già nel 2022.
A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA – Al momento l’Italia non ha ancora svolto un ruolo di primo piano. A novembre 2018 è stato sottoscritto un accordo tra il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma, il Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione e Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), per la valutazione tecnico/economica dei benefici in termini di impatto ambientale e sociale derivanti dall’alimentazione a idrogeno. Ma questa nuova tecnologia richiede la presenza di infrastrutture nuove: dalla produzione di idrogeno in quantità sufficiente alle stazioni di rifornimento ed ogni singola situazione va valutata con estrema attenzione. “C’è sicuramente interesse in molte regioni – spiega Baricco – ma va ricordato che in Italia al momento è disponibile al pubblico una sola stazione di rifornimento a Bolzano”.
SERVONO INCENTIVI – Per questo motivo, in Piemonte si vuole mettere a punto un progetto da presentare alla ‘Hydrogen Valleys’ “per la definizione di una possibile implementazione di questa tecnologia per treni alimentati a idrogeno nella nostra Regione”, rivela il professore. Al progetto stanno lavorando Environment Park, con il polo di innovazione Clever, Università di Torino e Politecnico di Torino, ovviamente con la collaborazione delle aziende del territorio. “La presenza di Alstom in regione sarà ovviamente un valore aggiunto nella preparazione della proposta”, aggiunge Baricco. Anche attraverso il lavoro della Associazione Italiana Idrogeno e Celle a Combustibile è stato messo a punto un piano sull’introduzione di queste tecnologie in Italia, recentemente presentato al Mise. “Il piano prevede una estensione del numero di stazioni di rifornimento in Italia – aggiunge – ma questo sviluppo sarà ovviamente legato a scelte di incentivazione e alle normative che verranno implementate nel nostro Paese”.