«Noi abbiamo da tempo chiesto ed ottenuto, da un tecnico abilitato, una relazione che accerta con puntualità i rischi per la salute determinati dalla persistente presenza del tetto in amianto dell’ex Supercinema. L’Arpa è venuta qui oltre un mese, fa ha effettuato dei campionamenti, ha ammesso che lo stato di conservazione dell’eternit non è soddisfacente, ma non ha ancora rilasciato alcun rapporto in contraddittorio. E e questo ci preoccupa ancora di più». Così Antonio Carrabba, presidente del Comitato cittadino per la bonifica dell’amianto, Teresa de Vito, portavoce del Comitato bene comune, e Nicola Ulisse, responsabile del Codacons di Trani, confermando e rafforzando le perplessità sulla copertura di amianto del tetto dell’ex Supercinema.
In una lettera indirizzata al sindaco, Amedeo Bottaro, al dirigente dell’Area urbanistica, Michele Stasi, al Comandante della polizia locale, Leonardo Cuocci Martorano, al dirigente del Servizio igiene e sicurezza pubblica dell’Asl Bt, Patrizia Albrizio, ed all’Arpa Puglia, si fa riferimento, anche, ad un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Palazzo di città, ma che non avrebbe portato ad alcuna soluzione definitiva del problema.
«Intendiamo ancora una volta richiamare la vostra attenzione – scrivono i referenti – sulla necessità di procedere urgentemente alla bonifica della copertura del Supercinema. Come previsto dalla normativa in materia e dal Piano regionale amianto, il relativo intervento deve essere realizzato da impresa specializzata e tecnici abilitati. Cionondimeno, dobbiamo ancora una volta rappresentare che il grave stato di conservazione della copertura costituisce un grave rischio per la salute dei cittadini. Per questo motivo occorre fare in modo che sia sollecitamente realizzato un intervento adeguato, efficace ed appropriato, che valga a rimuovere definitivamente la fonte della contaminazione».
Già nel settembre 2013 i due comitati e l’associazione consumatori avevano espresso la volontà di partecipare al procedimento consultivo di bonifica del Supercinema. Da allora rilevano almeno tre incongruenze. In primo luogo, «la proprietà ha presentato un progetto di bonifica alla Soprintendenza ai beni culturali, che però non è legittimata ad esprimersi sulla fattibilità tecnica dello specifico intervento di bonifica dell’amianto. Infatti, la legge prevede che debba essere presentato alla Asl di competenza».
Ed ancora, «non ci è chiaro come mai – si legge nella missiva – la relazione tecnica sottoscritta dal progettista dei lavori e dal consulente tecnico sia stata presentata su carta intestata del Comune di Trani».
Infine, «ignoriamo se costoro siano dotati delle necessarie abilitazioni per la progettazione d’interventi per la bonifica dell’amianto».
Carrabba, De Vito e Ulisse aggiungono che «dobbiamo ancora una volta lamentare, secondo quanto già riferito nella nostra precedente nota, che l’esclusione dalla verbalizzazione ci ha impedito l’opportuno e doveroso confronto fra pari competenze professionali, né ci ha consentito di replicare alla dichiarazione a verbale dell’avvocato della proprietà. Su questa contestazione aspettiamo ancora una risposta».
I firmatari della lettera, infine, fanno notare che avevano presentato una documentata relazione medico-scientifica, a firma del dottor Antonio Lorusso, sullo stato di conservazione del tetto in cemento-amianto, sulla presenza e sull’entità del rischio per la salute dei cittadini: «Tutto è tristemente accertato, ma adesso sollecitiamo l’invio del relativo rapporto dell’Arpa Puglia, nel quale dovrà essere riportata l’indicazione dell’entità del livello di rischio per la salute pubblica. Di certo, il ritardo su un intervento di bonifica – richiesto, sollecitato e ancora atteso, nonostante ben due ordinanze sindacali –, aggrava la responsabilità di chi è tenuto a realizzarla».