L’obiettivo è sempre lo stesso, ovvero sciogliere il bivio in cui il palazzone è incagliato ormai da nove anni: la demolizione (e, con essa, il «sì» convinto al progetto immobiliare proposto da Investire Sgr) oppure un nuovo percorso tutto da scrivere per studiare una via economicamente sostenibile che punti alla riqualificazione dell’immobile. Pochissimi gli attori cui è affidata la regia dell’operazione (Aler, Loggia e Regione) che hanno avuto modo di leggere il contenuto del «librone» compilato dall’Agenzia. Ma – almeno ad una prima lettura – il dossier non sembra sciogliere appieno tutte le incognite. Se cioè, da un lato, l’ente-costola del Ministero delle Finanze sembrerebbe aver valutato percorribile la strada proposta da Investire Sgr (il cui progetto prevede, al posto della torre, la realizzazione di 271 alloggi in housing sociale), la relazione non entrerebbe però in modo soddisfacente nel merito del valore del grattacielo, perchè espresso «sulla base dello studio di fattibilità presentato da Investire Sgr».
Che fare quindi? Al momento gli enti hanno una ventina di giorni di tempo per presentare delle «osservazioni» all’Agenzia e chiedere ulteriori chiarimenti. Tanto che l’intenzione è di sedersi attorno ad un tavolo quanto prima per un «summit». Un appuntamento che Aler, Comune e Regione auspicano – compatibilmente con la pausa estiva – di poter convocare al massimo entro la prossima settimana.
L’iter decisionale è insomma ora scandito e i tempi sono sempre più stretti: entro venti giorni le osservazioni, entro dicembre il verdetto. Ma, soprattutto, entro dicembre o dentro o fuori dall’operazione demolizione-ricostruzione: i fondi di Investire sono infatti a disposizione fino alla fine dell’anno, poi verranno dirottati altrove.
Per questo anche il confronto tra enti dovrà essere accurato e il summit sarà «trivalente»: prima tecnico, poi esecutivo, infine politico. L’obiettivo, comunque, è tripartisan: Aler, Loggia e Pirellone sono decisi ad arrivare ad una decisione congiunta e corale sul destino della Tintoretto, una valutazione «delicata» che «non può essere assunta, neppure ora, in modo frettoloso» fanno sapere fonti ufficiali.
Non è del resto un segreto che l’esigenza di chiedere un parere formale all’Agenzia delle Entrate è nata dalla volontà dell’Amministrazione comunale di mettersi al sicuro da possibili ricorsi alla Corte dei Conti, qualora qualcuno ravvisasse una eventuale eccessiva svalutazione del grattacielo.
Il perchè è presto detto. Secondo i manager di Investire (e al netto dell’operazione immobiliare da 29 milioni di euro proposta agli enti), la Tintoretto «vale» 500mila euro. D’altro canto, una perizia stilata da Probrixia nel 2013 valutava il palazzone fra 13,5 e 15 milioni di euro, mentre il dato catastale affianca al grattacielo una cifra più bassa, ma comunque maggiore di quanto stimato da Investire Sgr: 7,7 milioni. Certo, la società mette sul tavolo un investimento da 29 milioni di euro che andrebbe a riqualificare una fetta importante del quartiere. Ma metterebbe gli alloggi sul mercato, mentre la torre – ad oggi – è pubblica: la proprietà è infatti dell’Azienda lombarda per l’edilizia resindenziale.