Le discariche illegali della camorra continuano a uccidere, ma lo Stato si è bloccato e non fa nulla per intervenire. Infatti, al momento in Campania i lavori sono fermi.
Il commissario di governo, Mario De Biase, nominato nel 2010 con un’Ordinanza di Protezione Civile, ha fatto molto per la Terra dei Fuochi ed è riuscito ad ottenere due risultati importanti.
Il primo riguarda la discarica Resit, la più grande e avvelenata dell’area, che secondo il Tribunale di Napoli poteva rappresentare causa di disastro ambientale e perciò doveva essere messa in sicurezza con interventi urgenti. Il 15 luglio 2019 i lavori sulla Resit sono stati ultimati e la discarica è stata messa in sicurezza con 6milioni.
A Giugliano in Campania è stato completato anche un secondo importante intervento. Nell’area, denominata San Giuseppiello, sono stati piantati 20mila pioppi e un manto erboso. Dove c’erano i liquami, oggi c’è un bosco di pioppi e tra qualche anno potrebbe anche essere possibile coltivare parte dell’area.
Ma dopo aver ottenuto numerose proroghe, De Biase il 17 dicembre 2019 ha terminato il suo mandato. Ora Regione Campania e ministero dell’Ambiente si scambiano reciprocamente l’accusa di non aver provveduto a evitare il peggioramento della situazione. In ogni caso, nessuno interviene e intanto la gente continua a morire. Dunque i campi avvelenati restano, la frutta e la verdura continuano a crescere sopra i rifiuti tossici, uccidendo gli abitanti della Terra dei Fuochi.
Nadia Toffa, nel servizio delle Iene “Rifiuti tossici:tutto quello che non dovevamo sapere” nel servizio delle Iene “Rifiuti tossici: tutto quello che non dovevamo sapere”, aveva raccolto la testimonianza esclusiva di Carmine Schiavone, boss del clan dei Casalesi, che si è poi pentito: “Quel materiale arrivava dalle centrali tedesche, austriache, svizzere. Arrivavano fanghi tossici, coloranti, amianto, piombo, cadmio, e persino scorie nucleari”.
Quei campi dove erano stati interrati i rifiuti erano stati poi interdetti per la coltivazione, anche se le telecamere avevano filmato il fatto che proprio lì crescevano pomodori, friarielli, pesche, venduti anche a una famosa ditta di surgelati e a multinazionali straniere.
Le Iene hanno fatto poi condurre alcune analisi su quelle verdure, rilevando numerose tracce di metalli pesanti, tra cui mercurio, arsenico, piombo, in quantità di tanto superiori a quelle ammesse per legge.
Il primo a intervenire dopo lo stop di dicembre è stato il vicepresidente Fulvio Bonavitacola: “La Regione ha richiesto al Governo, fin dal novembre 2019, una norma che garantisse il prosieguo delle attività della struttura, istituita con norma statale, almeno fino al 31 dicembre 2020”. Ma tira le somme: “La richiesta della Regione è rimasta senza esito per ben tre volte”. In sintesi, è stata chiesta una ulteriore proroga, almeno fino alla fine del 2020.