La qualità dell’aria è la principale minaccia ambientale per la salute pubblica, soprattutto in India e Cina.
La regina della sostenibilità mondiale è la Svizzera, mentre l’Italia, sedicesima nel mondo, fa meglio anche di Olanda e Usa.
È quanto emerge dall’Indice di sostenibilità ambientale 2018 (Environmental Performance Index, EPI) presentato oggi a Davos al World Economic Forum, che collabora al report realizzato dalle università di Yale e Columbia.
Il dossier, pubblicato ogni due anni, classifica 180 Paesi del globo sulla base di 24 indicatori in 10 categorie, che riguardano la salute ambientale e la vitalità degli ecosistemi.
Una sorta di “pagella verde”, che assegna lo scettro alla Svizzera, seguita da Francia, Danimarca, Malta, Svezia. India e Bangladesh sono tra i Paesi fanalino di coda del mondo, mentre l’Italia (16/a) supera in fatto di sostenibilità anche Olanda, Canada e Stati Uniti, rispettivamente in 18/a, 25/a e 27/a posizione.
Gli Usa hanno un buon punteggio per alcuni fattori, come gli impianti igienici o la qualità dell’aria, ma performance deboli su altri temi, come le emissioni di gas serra e la deforestazione. Tra le economie emergenti, la Cina (120/a) e l’India (177/a) risentono delle pressioni sull’ambiente dell’aumento demografico e della rapida crescita economica. Fa meglio il Brasile, alla posizione 69, più concentrato sulla sostenibilità.
In fondo alla classifica ci sono, nell’ordine, Nepal, India, Repubblica democratica del Congo, Bangladesh e, ultimo, Burundi.
Questi Paesi secondo gli esperti hanno bisogno di sforzi maggiori su una serie di fronti, dalla pulizia dell’aria alla protezione della biodiversità, alla riduzione delle emissioni dei gas serra. Compiti non facili, visto che alcuni sono alle prese con problemi anche più grandi, come i disordini civili.