“I rallentamenti e i ritardi di questa amministrazione rispetto al processo delle Vele di Scampia proseguono. L’amministrazione è in alto mare e gli abitanti delle vele sono con l’acqua alla gola. Non possiamo accettare di vivere ancora con i tetti che colano acqua a ogni pioggia, con case fatiscenti e interventi di manutenzione che non vengono svolti in tempi che tutelino la dignità e il rispetto per gli abitanti delle vele. Nel frattempo ancora si aspetta per entrare nelle nuove abitazioni e non ci sono tempi certi per il cantiere di abbattimento della vela verde. Non ne possiamo più”. Lo ha detto Omero Benfenati del Comitato Vele, sottolineando i ritardi nella manutenzione dell’area di cemento di uno dei luoghi “simbolo” di Napoli.
Risale a giugno scorso, infatti, la notizia della demolizione, poi slittata ad agosto ma ad oggi ancora lì, a segnalare l’incuria in cui versa. Dentro non abita quasi più nessuno. O meglio, i vecchi residenti sono andati via e gli ultimi piani del casermone sono completamente disabitati, ma tra le finestre per metà rotte si possono scorgere segni di “presenza umana”: sono gli effetti personali di clochard e abusivi che, approfittando dell’esodo dei cittadini, si sono insediati negli appartamenti trasformando il palazzo – già noto come emblema del disavanzo di un popolo – in una sorta di dormitorio. “Ci siamo scocciati di vivere lo stigma di Scampia” – aggiunge Patrizia Palumbo che, con la sua associazione Dream Team, si occupa di fornire aiuto alle donne del luogo e alle proprie famiglie, spesso in situazioni critiche -. “La vera essenza del territorio non esce mai fuori: questo quartiere è conosciuto per le vele, appunto, che però sono solo 2 lotti sui 20 in cui viviamo noi tutti. Cerchiamo di uscire dall’immagine che si ha del territorio, perché qui si fanno anche cose positive, c’è una forte sinergia, ci sono tante educative territoriali”.
Secondo il progetto iniziale – un lavoro di riqualificazione del nome emblematico “Restart Scampia” – dopo la verde dovrebbero crollare anche la vela gialla e la rossa, quest’ultima ormai eletta casa dei rom. L’unica che nelle intenzioni degli amministratori dovrebbe rimanere in piedi sarebbe la celeste, destinata a ospitare in futuro la sede della Città Metropolitana. Promesse e parole che, però, ad oggi rimandano alla desolazione del nulla.
“Lo diciamo chiaramente a tutti gli abitanti del quartiere e della città, quella dell’abbattimento delle vele per noi è una guerra e non faremo sconti a nessuno […]” – proseguono dal Comitato -. “L’amministrazione comunale di Napoli perda meno tempo a gestire inciuci di palazzo e si metta a lavorare per il popolo di Scampia. Dia attuazione a ogni singola misura che gli indichiamo se vuole essere conseguente ai bei discorsi sulla città ribelle che va ripetendo da anni. Le belle parole se le porta via il vento, la storia si scrive coi fatti e di parole ne abbiamo sentite fin troppe”.