Riparte il piano pluridecennale di riqualificazione di Scampia, con l’avvio, nel maggio 2019, delle opere di demolizione della Vela A detta anche Verde, cui seguirà la demolizione delle Vele C e D, la Gialla e la Rossa.
Il piano era stato avviato nel 1997 con la demolizione di una prima Vela, seguita da una seconda nel 2000 e una terza nel 2003. Poi l’attesa durata sedici anni.
I lavori ricominciano con la bonifica dei rifiuti speciali. La demolizione avverrà senza esplosivo, con l’utilizzo di mezzi cingolati dotati di pinze capaci di frantumare le strutture. Seguirà la riqualificazione per la quale sono disponibili 20,6 milioni, ottenuti dal Comune di Napoli partecipando al Bando Periferie indetto nel 2016 dal Governo Gentiloni su iniziativa del ministro Graziano Delrio.
4,3 milioni sono destinati alla demolizione delle tre Vele A, C, D, 15 milioni alla riqualificazione di alloggi temporanei nella Vela Celeste, un milione sarà utilizzato per la sistemazione delle aree esterne e 350mila euro per indire un concorso internazionale di idee per la ricostruzione dell’area liberata, il Lotto M. A eseguire le demolizioni sarà l’impresa D&D Costruzioni Generali di Pozzuoli di Raffaele Durzo.
Le sette Vele di Scampia, costruite con la legge 167 del 1962 e progettate dall’architetto Franz Di Salvo, su incarico della Cassa del Mezzogiorno, dovevano essere un esempio di innovazione e sperimentazione urbanistica. Ispirati ai princìpi di Le Corbusier gli edifici “a Tenda” prevedevano una serie di attrezzature collettive che, però, non vennero mai realizzate e il progetto fallì.
Negli anni ’90 la Giunta Bassolino istituì un Ufficio per le Periferie e cominciò la lotta per la demolizione. Il primo risultato si ebbe nel 1993 quando la Finanziaria stanziò 160 miliardi di vecchie lire per la demolizione delle Vele e la ricostruzione di nuove case. E riprende solo oggi.