Secondo la Commissione, nel nostro Paese ci sono 44 discariche che dovevano essere messe a norma nel 2009, ma che dopo quasi 10 anni sono ancora illegali. Se condannati, il rischio di una nuova multa
Ha preso il via la causa di inadempimento intentata dalla Commissione europea contro l’Italia per la gestione delle discariche di rifiuti. Lo riferisce l’ufficio stampa della Corte di Giustizia europea. “Si tratta, – si legge nella nota, – delle discariche che hanno già ottenuto un’autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001, data entro la quale la direttiva stessa doveva essere trasposta nel diritto nazionale”.
La direttiva 1999/31/CE, relativa alle discariche di rifiuti, definisce il concetto di discariche c.d. “preesistenti”. “Secondo la direttiva, – spiega la Corte di giustizia, – entro il 16 luglio 2009, le Autorità competenti di ciascuno Stato membro dovevano o completare i lavori per rendere le discariche preesistenti conformi ai requisiti stabiliti nella direttiva o chiuderle definitivamente”.
“Nel 2017 – prosegue la nota – la Commissione ha promosso contro l’Italia la presente azione di inadempimento, ritenendo che, dagli elementi forniti dall’Italia nel corso della fase pre-contenziosa della procedura, risultasse che nessuno dei suddetti adempimenti fosse stato completato in relazione a 44 discariche preesistenti, con la conseguenza che, per tali discariche, l’Italia sarebbe venuta meno agli obblighi di cui alla direttiva. Questo è quanto, secondo la Commissione, la Corte di giustizia dovrebbe accertare in questa sede”.
“Per il momento, – spiega la Corte – nessuna sanzione contro l’Italia viene (o può essere) richiesta”. Ma se la situazione di inadempienza verrà confermata dai giudici europei, la Commissione potrà chiedere alla Corte di elevare una multa.