Il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone in Italia ha raggiunto, con 15 anni di anticipo e per la prima volta, l’obiettivo europeo dell’85% fissato per il 2035, superando la soglia richiesta del 2,35%.
Nel contesto globale che ha risentito della crisi pandemica, i 600 impianti di riciclo distribuiti sul territorio nazionale hanno, infatti, prodotto 6,8 milioni di tonnellate di carta da macero, aumentando del 3,2%, la produzione di materia prima rispetto all’anno precedente e rispondendo adeguatamente al fabbisogno del mercato. Si tratta di un comparto che esporta annualmente circa 1,8 milioni di tonnellate di materia prima di qualità.
Il settore coinvolge piccole e medie imprese specializzate, per un valore della produzione aggregato di circa 4 miliardi e 20.000 addetti. Unirima, l’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri, rappresenta circa il 90% delle aziende del settore per volumi gestiti. Il totale della raccolta di carta e cartone in Italia, che avviene attraverso i canali domestici e industriali, è pari a circa 7 milioni di tonnellate. Di queste, 4,96 milioni di tonnellate sono state riutilizzate nel mercato interno e le rimanenti 1,81 milioni di tonnellate sono state esportate.
Sono i principali numeri del Rapporto Unirima 2021 sull’Economia Circolare, presentato a Roma dal Direttore Generale dell’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri, Francesco Sicilia, alla presenza del Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, Vannia Gava.
Nel 2020 il mercato della carta da macero ha risentito della crisi pandemica, che ha determinato un calo dei quantitativi della produzione del 4,1%. La filiera si è sostenuta con la produzione di imballaggi derivanti dal boom dell’e-commerce e del delivery, che hanno segnato un incremento del 45% rispetto all’anno precedente.
Lo scorso anno, con il decreto End of Waste e il Pacchetto Economia Circolare, è stato decisivo per la regolamentazione del settore. Restano ancora da chiarire alcuni aspetti normativi ostativi per lo sviluppo del comparto del recupero e riciclo dei maceri, in particolare il tema della TARI e il vincolo dei 5 anni previsto dall’art.238. La TARI è infatti ancora slegata dalla quantità dei rifiuti prodotti e dall’effettivo servizio erogato e produce effetti distorti su numerose città. Unirima chiede di garantire la detassazione completa per le attività economiche che affidano la gestione dei rifiuti al mercato.
Il PNRR prevede complessivamente 58,47 miliardi di euro per l’attuazione di iniziative nell’ambito della “Rivoluzione verde e la transizione ecologica”, di cui 1,5 miliardi alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento degli esistenti, oltre a 600 milioni per i cosiddetti progetti “faro”. L’economia circolare italiana dovrà tuttavia beneficiare di un’attività di semplificazione amministrativa e burocratica per far confluire i fondi alle imprese. Unirima auspica che il Paese ponga le basi per implementare i progetti di rinnovamento impiantistico, sostenendo le imprese del riciclo attraverso un contributo per ogni tonnellata di materiale recuperato da rifiuti e trasformato in “End of Waste” (EoW) o Materia Prima Seconda (MPS), nonché attraverso un aumento della copertura finanziaria prevista per il credito d’imposta.
“La crisi climatica e ambientale impone al nostro sistema-Paese di considerare la transizione ecologica come una priorità non più rinviabile – ha commentato il Presidente di Unirima, Giuliano Tarallo – Il PNRR pone le condizioni strutturali per fare del settore del recupero e riciclo dei materiali il fulcro di una nuova stagione industriale circolare. Il raggiungimento, con 15 anni di anticipo, degli obiettivi europei, in termini di riciclo di carta da parte delle imprese del comparto, rappresenta in questo contesto un’eccellenza italiana che detta la rotta all’intero settore dell’economia circolare. Per liberare le enormi potenzialità dell’economia green il nostro Paese si troverà a breve di fronte alle sfide di garantire la competitività di mercato e la rapida implementazione dei progetti di investimento, in particolare per l’ammodernamento degli impianti esistenti”.