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Riciclo plastica con acqua supercritica: il primo impianto al mondo

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La Mura Technology, azienda londinese, si appresta a lanciare nel nord-est dell’Inghilterra il primo impianto commerciale al mondo per il riciclo della plastica tramite acqua in stato supercritico. Questa tecnologia potrebbe rappresentare una svolta cruciale nella gestione dei rifiuti plastici, consentendo di trattare materiali misti e contaminati, fino ad oggi considerati non riciclabili. L’innovativo processo, denominato Hydro-PRT, opera a temperature superiori ai 400°C e pressioni oltre 220 bar, permettendo la decomposizione controllata delle catene polimeriche, con un’efficienza superiore rispetto alla pirolisi tradizionale.

L’acqua in stato supercritico: un alleato nel riciclo

L’acqua in stato supercritico possiede proprietà fisico-chimiche uniche: si comporta sia come liquido che come gas, dissolve sostanze normalmente insolubili e facilita reazioni chimiche altrimenti difficili da ottenere. Grazie a queste caratteristiche, la liquefazione idrotermale si sta affermando come una delle più promettenti soluzioni per la gestione sostenibile della plastica. Secondo la Mura Technology, il processo comporta un’80% di emissioni di CO2 in meno rispetto all’incenerimento, con una maggiore efficienza energetica e una minore necessità di pretrattamento dei rifiuti.

Un’idea nata anni fa: il contributo della Purdue University

L’idea di sfruttare la liquefazione idrotermale per il trattamento della plastica non è del tutto nuova. Già nel 2019, un team della Purdue University, guidato dalla professoressa Linda Wang, aveva sviluppato un metodo simile per convertire plastiche poliolefiniche in carburanti puliti. Lo studio dimostrò che l’uso di acqua supercritica a temperature comprese tra i 380-500°C consentiva la conversione del 90% del materiale trattato in nafta, solventi e altri idrocarburi utili. Rispetto all’incenerimento, questa tecnologia risultava meno inquinante in termini di emissioni di CO2, segnando un’importante svolta nel settore del riciclo chimico.

Un trend globale: il caso australiano

L’interesse per la liquefazione idrotermale si sta diffondendo su scala globale. Anche in Australia, il colosso del packaging Amcor ha siglato un memorandum d’intesa con Licella per la costruzione di un impianto su scala commerciale a Melbourne. Il progetto si baserà sulla tecnologia brevettata Catalytic Hydrothermal Reactor (Cat-HTR), già testata in un impianto pilota a Somersby. L’impianto australiano, che ha già ottenuto il via libera ambientale, avrà una capacità di trattamento fino a 20mila tonnellate di rifiuti plastici all’anno, trasformandoli in idrocarburi utilizzabili per la produzione di nuova plastica o combustibili alternativi.

Italia: un’eccellenza nel riciclo

Mentre nuove tecnologie emergono, l’Italia si conferma un paese virtuoso nel riciclo meccanico. Nel 2024 il tasso di recupero degli imballaggi plastici ha superato il 48%, avvicinandosi all’obiettivo europeo del 50% fissato per il 2025. Inoltre, dal 1° gennaio 2025, tutti gli Stati membri dell’UE dovranno garantire che le bottiglie in PET contengano almeno il 25% di plastica riciclata, con un ulteriore incremento al 30% previsto per il 2030.

Verso un futuro più sostenibile

L’ascesa della liquefazione idrotermale dimostra come il settore del riciclo della plastica sia in continua evoluzione. Se l’impianto della Mura Technology dimostrerà la sua sostenibilità economica, potremmo assistere a una rapida diffusione di questa tecnologia, contribuendo significativamente alla riduzione dell’inquinamento plastico globale e alla creazione di un’economia circolare più efficiente.