Mediante l’utilizzo di un approccio innovativo, Smart Round Table, coordinata da Silvia Paparella, General Manager di RemTech Expo, abbiamo incontrato alcuni degli esperti presenti ai tavoli di RemTech Expo e cercato di meglio comprendere non solo le criticità collegate al mercato delle bonifiche ma anche le possibili soluzioni, le caratteristiche delle filiere coinvolte, le opportunità provenienti dall’applicazione delle tecnologie innovative.
Negli ultimi anni è stata osservata una sempre maggiore attenzione verso l’utilizzo di tecnologie in situ per la bonifica di acquiferi e terreni contaminati. In particolare, le tecnologie per ISCO, ISCR e BIO, che prevedono il lento rilascio dei rispettivi principi attivi nel mezzo da risanare, sono risultate ampiamente utilizzate in siti contaminati con apprezzabili risultati di trattamento. E’ stata inoltre raggiunta una notevole evoluzione tecnologica nell’ambito delle tecnologie in situ per riduzione chimica e biologica di acquiferi contaminati da composti organo-clorurati.
“Tra le tecniche innovative potenzialmente impiegabili” ci spiega Giorgio Pucillo della società PTech “anche l’utilizzo di microorganismi ed in particolare di funghi è oggi una biotecnologia molto promettente nel pieno rispetto dell’ambiente e della sostenibilità economica. I funghi possiedono infatti una grande capacità adattativa a condizioni ambientali estreme che li rende in grado di sviluppare strutture di resistenza e di reagire alla presenza di alte concentrazioni di inquinanti. Se applicate alla depurazione di fanghi industriali o a terreni contaminati, ad esempio, le tecniche di myco-remediation possono condurre non solo ad una stabilizzazione dei metalli (As, Va, Cu, Ni, etc) ma anche alla loro trasformazione in composti a minore tossicità, riducendo così anche le problematiche connesse allo smaltimento e aprendo nuovi scenari e prospettive nell’ambito del riciclo di materie prime”.
Un possibile incentivo che si potrebbe immaginare di attivare per favorire l’applicazione delle tecnologie di bonifica in-situ, ove possibile intervenire senza dover contemplare l’asportazione delle matrici inquinate, potrebbere essere regolato da un sistema di premialità, eventualmente anche di natura fiscale.
Tuttavia, nonostante l’elevato livello tecnologico disponibile, esistono ancora alcuni anelli “deboli” nella filiera delle bonifiche, da ricondursi principalmente ai tempi, spesso troppo lunghi, della macchina burocratica. Di conseguenza, la mancanza di tempi certi della durata del procedimento, accresce ulteriormente il grado di incertezza verso la risoluzione del problema e la chiusura del percorso ambientale.
Abbiamo chiesto di spiegarci il suo punto di vista ad Alberto Leombruni della società Peroxychem, leader nel settore dei risanamenti di acquiferi e terreni contaminati. “L’assenza di dati condivisi è una mancanza importante per il mercato delle bonifiche. La creazione di una banca dati nazionale in grado di contenere informazioni dettagliate e periodicamente aggiornate sia relativamente ai SIN sia ai siti di competenza locale potrebbe essere il primo passo verso un vero e proprio Programma Nazionale. Per quanto concerne il finanziamento alle attività di bonifica, la creazione di un fondo rotativo per poter finanziare la bonifica dei tanti siti inquinati rappresenterebbe sicuramente un notevole passo in avanti soprattutto per i siti cosiddetti “orfani”. Si tratta di uno strumento attivo negli Stati Uniti d’America dal lontano 1980, quando fu approvata la legge federale sul Superfund, prevista anche nella proposta di Direttiva Europea sul suolo presentata nell’ormai lontano 2006”.
“Manca un volano economico adeguato in grado di favorire la bonifica e il riutilizzo delle aree bonificate” interviene Gianlorenzo Minarini della società Petroltecnica che prosegue “è inoltre auspicabile un approccio sempre più costruttivo e collaborativo tra le Parti allo scopo di rendere il percorso di riqualificazione rapido e sostenibile. Questo significa inoltre fare in modo che le norme vigenti in materia di bonifiche e sviluppo economico dialoghino frequentemente e adeguatamente tra loro allo scopo di facilitare gli investimenti, soprattutto mediante l’impiego di strumenti che rendano il recupero dei siti inquinati un’opportunità concreta. Manca in altre parole una vera cultura del recupero e ripristino delle aree inquinate e di coinvolgimento di possibili investitori”.
“Le filiere di riferimento relative all’attività di bonifica dei siti contaminati e dello smaltimento, riutilizzo e gestione dei rifiuti, presentano diversi “anelli deboli”, uno è senza dubbio rappresentato dagli impianti di destinazione finale”, conclude Guido Fornari della società Ecol Studio che prosegue “I rifiuti sono una risorsa e l’applicazione di tecnologie alternative per il loro trattamento viene ancora oggi vista come sistema complesso da attuare e poco compatibile con l’ambiente. Questo scoraggia gli operatori dall’idea di proporre nuove soluzioni, alternative a quelle applicate ormai da molti anni. Inoltre oggi esistono strumenti tecnologici di condivisione delle informazioni, utilizzati nella vita quotidiana di ciascuno, ma ancora scarsamente utilizzati dagli enti pubblici. La costruzione di un’unica piattaforma nazionale di riferimento, utilizzabile dai privati e dagli enti, potrebbe essere un punto di partenza per rafforzare la catena e mettere in collegamento tutti i soggetti coinvolti”.
Certamente comune denominatore di ciascuno degli interlocutori e delle società rappresentate è rappresentato dalle notevoli capacità tecnologiche, dall’alto grado di innovazione, da esperienza comprovata e pluriennale, e soprattutto dalla visione delle persone che lavorano ogni giorno per un scopo di altissimo valore, quello di contribuire a consegnare nelle mani delle prossime generazioni un mondo migliore di quello ricevuto.
Hanno partecipato:
Giorgio Pucillo – Amministratore Unico PTech, Genova
Alberto Leombruni- PeroxyChem Environmental Solutions, Philadelphia USA, Authorized Technical Representative for Italy
Gianlorenzo Minarini – Key Account Manager Petroltecnica, Rimini
Guido Fornari – Fondatore Ecol Studio, Lucca