In data 22 novembre le delegazioni italiane del Parlamento europeo hanno esultato per l’approvazione, con 426 voti a favore,125 contrari e 74 astensioni, della nuova proposta di regolamento in materia i imballaggi e di rifiuti da imballaggio, da parte della plenaria del Parlamento.
Come spiega OpenOnline, l’obiettivo del Ppwr – acronimo che sta per Packaging and Packaging Waste Regulation – resta quello di ridurre la quantità di rifiuti prodotti nei Paesi dell’Unione Europea eliminando gli imballaggi superflui, intensificando l’attività di riciclo e puntando con più convinzione sulla pratica del riutilizzo. Nella nuova versione, tuttavia, si accolgono le istanze dei paesi come l’Italia particolarmente virtuosi nel riciclo, valorizzato parallelamente al riuso.
Le novità introdotte
L’Agi entra nel dettaglio elencando le principali modifiche e novità rispetto al regolamento preesistente:
- L’esenzione degli obblighi di riuso per i Paesi che hanno l’85% di quota di riciclo degli imballaggi interessati;
- L’esclusione del settore agro-alimentare
- L’eliminazione del divieto per gli oggetti mono-uso nel settore dell’Horeca
- La messa al bando di alcuni imballaggi monouso a partire dal 31 dicembre 2027
Inoltre i deputati hanno approvato il divieto della vendita di sacchetti di plastica molto leggeri, a meno che non siano necessari per motivi igienici o forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi, per aiutare a prevenire lo spreco di cibo. Per quanto riguarda la ricarica e il riuso (o il vuoto a rendere) i distributori finali di bevande e cibi da asporto nel settore della ristorazione (inclusi hotel, ristoranti e bar) dovranno offrire ai consumatori la possibilità di portare e utilizzare il proprio contenitore. Le norme adottate dai deputati prevedono inoltre che tutti gli imballaggi siano riciclabili e rispondano a una serie di criteri rigorosi da definire attraverso la legislazione secondaria.
Il punto di vista italiano
L’Italia si era opposta fin dall’inizio all’impianto del regolamento basato sul principio della “gerarchia dei rifiuti” nell’economia circolare, secondo la quale, quando è possibile, il riuso è prioritario rispetto al riciclo. La sua posizione è tale in quanto ha già superato abbondantemente gli obiettivi fissati dalla normativa attuale dell’Ue per il riciclaggio degli imballaggi usati nel proprio territorio (è già al 73%, quando l’obiettivo per il 2025 è il 65%), Il timore è che l’applicazione di questo principio basilare della politica ambientale comunitaria (iscritto nella legislazione da almeno 15 anni) possa mettere in crisi la fiorente industria del riciclaggio nel Paese. (AskaNews)
Il Ppwr è in continua evoluzione
Il percorso legislativo è iniziato nel novembre 2022 quando la Commissione europea ha presentato la sua bozza di regolamento fortemente orientata al riuso. Tra le novità introdotte, il divieto di immissione sul mercato di diverse tipologie di mini-imballaggi e le forti restrizioni all’utilizzo dei monouso. Sulla questione si erano espressi anche Zero Waste Europe e Plastic Europe. La prima aveva bollato la proposta come “scappatoia”: “Non ha senso integrare il pensiero circolare nella produzione di imballaggi se metà degli obiettivi possono essere raggiunti utilizzando la plastica”. La seconda, invece, aveva applaudito al riconoscimento dell’importanza delle bioplastiche, ma aveva sostenuto che sono necessari anche altri obiettivi per la plastica riciclata. Altrimenti, “questo voto consentirebbe l’uso di plastica di origine biologica negli imballaggi solo come un modo per diluire gli obiettivi relativi ai contenuti riciclati”.
Di diverso parere invece il colosso Plastics Europe, che aveva attaccato le misure europee sostenendo che questo “si tradurrà in interruzioni della catena di approvvigionamento, costi più elevati per i trasportatori e, in ultima analisi, per i consumatori, e avrà un impatto negativo sulla sicurezza dei trasporti”.
Dopo la plenaria del Parlamento anche il Consiglio dovrà adottare la sua posizione negoziale. A quel punto cominceranno le trattative tre le due istituzioni e la Commissione europea (“trilogo”) per arrivare al testo finale del regolamento.