Nel 2010 e nel 2011 circa il 50% degli investimenti globali erano europei, ma nel 2014 la quota è scesa al 20%. In controtendenza, visto che, a livello globale, nel 2015 per la prima volta gli investimenti annuali in rinnovabili sono stati superiori agli investimenti in combustibili fossili.
Dopo il periodo 2004-2014, in cui sono aumentati del 150%, pari a un tasso di crescita annua del 9%, in Europa si è registrata una contrazione degli investimenti. Le cause sono, con ogni probabilità, da ricercare in vari fattori quali, per esempio:
- i cambiamenti dei quadri normativi di alcuni stati membri, in particolare l’abolizione dei regimi di sostegno che non hanno stimolato gli investimenti privati;
- la crisi economica che ha diminuito la domanda di energia nel Continente con conseguente eccesso di produzione di energia elettrica e diminuzione dei prezzi;
- la diminuzione dei prezzi delle tecnologie che hanno portato ad una riduzione degli investimenti in ricerca.
Tuttavia resta essenziale invertire questa tendenza: il calo generale di nuovi investimenti in Europa può costituire una minaccia per gli obiettivi 2030, anno in cui si dovrebbe raggiungere quota 27% di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Il Rapporto della Commissione europea esplora le diverse possibilità di incrementare gli investimenti per aumentare la capacità installata. Oltre ad offrire un’analisi delle diverse fonti possibili, private e pubbliche, e dei diversi meccanismi di investimento, diretti o indiretti, illustra alcune realizzazioni in ambito UE offrendoli come casi studio. In particolare si esaminano le diverse tipologie di misure finanziarie, dai prestiti a basso costo o garantiti fino alle esenzioni fiscali e agli appalti verdi, che hanno ottenuto buoni risultati in alcuni paesi dell’Unione.
Per leggere il report completo visita la pagina web della Commissione europea.