Eni investe 470 milioni di euro nella riqualificazione green di Porto Marghera. L’obiettivo è mantenere il sito esistente e trasformare la vecchia chimica in una nuova chimica, salvaguardando salute e occupazione.
Impegni e rassicurazioni arrivano dall’audizione di Eni dinanzi le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera sull’annunciata chiusura degli impianti del cracking e degli aromatici di Porto Marghera, nonché sulle conseguenze di carattere ambientale per il sito interessato e per lo sviluppo di processi di transizione ecologica.
Il piano è stato illustrato martedì dal direttore generale Energy evolution Giuseppe Ricci, che ha identificato il sito veneto come “un pilastro centrale nella strategia di trasformazione di Eni”, gruppo proiettato verso la decarbonizzazione del 2050 mediante l’utilizzo di tecnologie proprietarie.
Con la conversione nel 2014 della raffineria tradizionale in bioraffineria, secondo Ricci, a Marghera la trasformazione è già partita con l’obiettivo di coniugare la sostenibilità ambientale con quelle economica e sociale. Dalla bioraffinazione si intende proseguire il percorso con la decarbonizzazione dei processi downstream: realizzazione di un impianto idrogeno a Venezia, l’avvio della produzione di biojet a Gela oppure la conversione di un’altra raffineria tradizionale.
La riconversione del sito di Marghera si completerà in quattro anni. Il potenziamento della bioraffineria, che dal 2023 sarà palm oil free, porterà attraverso la produzione di idrogeno e altri interventi ad aumentare anche la flessibilità, ha spiegato Ricci. In particolare, per quanto riguarda la bioraffinazione è previsto “un aumento della capacità, il potenziamento della flessibilità delle lavorazioni e un altro impianto di alcol e idrogeno per la mobilità”.
Nel disegno Eni Marghera sarà un polo per il riciclo avanzato delle plastiche, hub logistico per la distribuzione di prodotti, centro per la manutenzione per i siti italiani di Eni. Ospiterà il primo impianto waste fuel di trasformazione dei rifiuti organici in acqua e olio (150 mila tonnellate all’anno di umido per 1,5 milione di persone come produzione). Si tratta di olio come biocarburante, che non consuma acqua, ma la produce, ed è attrattivo nei territori con carenza acqua.
Sul tema bonifiche, ancora Ricci ricorda che “a Marghera sono stati investiti 300 milioni e poi ulteriori 130 milioni in un processo lungo”. Eni Rewind impiega tecnologie innovative ed è un’eccellenza assoluta in questo campo: “Impieghiamo oltre 80 dipendenti, più altri 40 di terzi, ed è una realtà che definirei industriale”.
L’ad di Eni Versalis, Adriano Alfani, presente in audizione ha confermato “grande attenzione agli equilibri occupazionali, alle filiere e al processo di transizione energetica. La trasformazione chimica è una opportunità per gestire l’intera occupazione diretta. Migliorerà la competitività e la sostenibilità con un taglio di 600mila tonnellate all’ anno di CO2, una concreta opportunità per dare valore al sito e aumentare il valore di Eni”.