Il Comune dell’Aquila accelera per trovare una soluzione definitiva per il ponte Belvedere.
Ieri, a Palazzo Fibbioni, si è svolto il primo dei due eventi aperti alla cittadinanza organizzati dall’assessore e vice sindaco Raffaele Daniele e all’Urban Center per fare il punto sullo stato dell’arte. Niente di più di un incontro informativo, che ha avuto il pregio, se non altro, di illustrare con chiarezza le varie ipotesi in campo, dopo anni di progetti annunciati e poi abbandonati (l’intera vicenda è ricostruita QUI).
Le strade percorribili, ha detto Daniele, sono quattro:
1) Com’era/dov’era: il ponte verrebbe lasciato sostanzialmente così com’è, previa realizzazione di interventi di consolidamento e messa in sicurezza;
2) Demolizione senza ricostruzione;
3) Dov’era ma non com’era, con massicci interventi di rinforzo strutturale che prevedono anche la sostituzione dei piloni e una nuova campata in acciaio;
4) Demolizione e ricostruzione ma nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbana di tutta l’area di Fontesecco.
L’ultima ipotesi è quella contenuta nella proposta di project financing presentata dall’impresa Unirest, a seguito di un avviso pubblico emesso dal Comune la scorsa estate.
Il progetto prevede passaggi pedonali e ciclabili, un cinema multisala, spazi culturali polifunzionali, uffici, aree commerciali e parcheggi ma presenta anche una serie di incognite: i costi (30 milioni di euro, il 20% dei quali a carico del Comune), i tempi di realizzazione e il destino degli abitanti del civico 29, il palazzo che si trova proprio sotto il ponte.
Secondo la bozza circolata finora, infatti, l’edificio, per la cui ristrutturazione post sisma sono già stati spesi dei soldi, dovrebbe essere demolito e i suoi inqulini trasferiti altrove, mediante permute immobiliari. Altra grana non da poco sarebbero inoltre i disagi (rumori, non percorribilità della strada, inquinamento da polveri) che i lavori, una volta partiti, arrecherebbero per lungo tempo ai residenti di via Fontesecco e delle vie limitrofe.
Un altro progetto simile a quello firmato da Unirest – nel senso che prevede sempre l’abbattimento e ricostruzione del ponte, la demolizione del palazzo sottostante e un intervento urbanistico di riqualificazione di tutta l’area di via Fontesecco – è quello inviato dal celebre architetto Volkwin Marg dello studio Gmp di Amburgo nell’ambito dell’iniziativa Nove artisti per la ricostruzione. Di questa proposta, ancora in una fase poco più che embrionale, si sa, in reatà, molto poco, se non che prevede la realizzazione di un parcheggio multipiano da 80 posti auto, di due ascensori in grado di collegare via Fontesecco con via Giovanni XXIII e di una sorta di grande arco che andrebbe a simboleggiare un’ideale porta di accesso al centro storico. Collegato al progetto del nuovo ponte c’è anche la realizzazione di una rotatoria tra via Fontesecco, via XX Settembre e via Borgo Rivera, con annesso monumento in ricordo delle 309 vittime del terremoto.
Daniele ha affermato che l’amministrazione comunale non ha ancora preso una decisione ma non fa mistero di gradire la soluzione dell’abbattimento e della ricostruzione. Per nulla supportato, per quello che si è visto fin qui, dal resto della maggioranza.
Finora, però, l’unico atto concreto prodotto dalla giunta Biondi è la delibera 545 del dicembre 2017 (all’epoca l’assessore alle Opere pubbliche era ancora Guido Liris) che in sostanza sposa l’ipotesi numero tre, quella del ponte con nuova campata in acciaio, che era alla base del progetto presentato (e poi ritirato) dallo studio Romolini, a sua volta basato su un primissimo studio fatto dall’Università dell’Aquila. Per questo intervento ci sarebbero già dei soldi in bilancio: 2 milioni di euro.
Al momento regna l’incertezza su quale strada imboccherà l’amministrazione. Se ne saprà qualcosa di più, forse, tra una settimana, dopo il secondo incontro con i cittadini.
“Mi auguro” afferma Daniele “che la città e la sua classe dirigente siano mature per avviare una nuova fase, che veda, su temi che incidono sulla riqualificazione di interi quartieri, un percorso partecipativo volto a includere le esigenze di chi la città dovrà viverla in futuro”.