I 158 milioni di euro investiti dalla multiutility nel solo 2018 in progetti di riuso delle acque, di efficientamento e di rigenerazione delle fonti mirano anche a rendere più resiliente il servizio essenziale più esposto ai rischi derivanti dal cambiamento climatico. Ma il Gruppo avverte: “Per gli investimenti, fondamentale garantire stabilità al quadro normativo e tariffario”. Tutti i dettagli, con focus ulteriori dedicati alle buone pratiche e ai 270 milioni di bottiglie di plastica evitati dai clienti Hera che bevono acqua del rubinetto, sono contenuti nel report In buone acque
Mentre i giovani riempiono le piazze di tutto il mondo e la Germania vara un piano da 100 miliardi di euro per la riconversione green della propria economia, i cambiamenti climatici non accennano a rallentare, con fenomeni ormai ricorrenti che interessano l’area del Mediterraneo e che, in carenza di risposte sistemiche e senza una crescente attenzione verso un uso responsabile, condizioneranno la disponibilità futura di acqua. Non è un caso se la FAO, tra il 2010 e il 2050, prevede che a livello globale la domanda di acqua dolce crescerà del 55%. L’Italia, a sua volta, risulta particolarmente esposta, collocandosi all’interno di un’area estremamente fragile e con prelievi di acqua a uso potabile pari a 428 litri al giorno per abitante, un valore che secondo Istat è il più alto in Unione Europea, e con il 10% della popolazione, secondo Ispra, a rischio alluvioni.
In questo scenario, il Gruppo Hera – che con 3,6 milioni di cittadini serviti è il secondo operatore nazionale per volumi di acqua venduta – continua a tutelare i suoi territori di riferimento attraverso una politica aziendale fatta di ricerca, innovazione e investimenti, che ha già mostrato di saper reggere l’urto anche a fronte di prolungati periodi di siccità. Anche se il 26% degli stati di emergenza meteo-idrogeologica dichiarati dalla Protezione Civile dal 2013 al 2019 ricade in territori serviti da Hera, infatti, la multiutility ha garantito a tutti i cittadini una fornitura idrica di qualità, continua ed economica.
Investimenti Hera al di sopra della media nazionale: 158 milioni di euro nel 2018
Come si legge all’interno di In buone acque, report di sostenibilità di cui la multiutility ha appena pubblicato la nuova edizione (disponibile anche online all’indirizzo www.gruppohera.it/report ), gli investimenti nel settore idrico effettuati da Hera sono superiori del 20% alla media nazionale e nel solo 2018 hanno raggiunto i 158 milioni di euro, destinati per il 52% all’acquedotto, per il 31% alle fognature e per il 17% alla depurazione. In crescita rispetto all’anno precedente, tali investimenti raggiungono i 178 milioni di euro includendo i lavori finanziati da terzi e quelli realizzati o finanziati da Romagna Acque e, per il Gruppo, consolidano un trend di lungo corso, che dal 2002 a oggi ha evidenziato un impegno non inferiore – in media – ai 100 milioni di euro l’anno.
L’elevato grado di infrastrutturazione del servizio idrico integrato, infatti, esige interventi continui e ingenti, per fare fronte ai quali occorrono capacità progettuali ed esecutive importanti, precluse ai molti piccoli operatori che contraddistinguono un settore ancora troppo frammentato. Questo spiega le tante procedure di infrazione in materia di fognatura e depurazione aperte dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia. Bene la multiutility, che copre il 91% del fabbisogno totale del servizio di depurazione nei territori serviti.
Prepararsi agli effetti del climate change, infrastrutturando il territorio
Hera, del resto, non si accontenta di adempiere agli obblighi di legge previsti oggi, dando vita a progetti infrastrutturali di ampio respiro che mettono i territori serviti nelle condizioni di reggere, anche nel prossimo futuro, gli effetti derivanti da cambiamenti climatici che stanno sottoponendo le reti e gli impianti del servizio idrico a stress sempre più forti. Ad esempio, l’articolato piano di interventi di cui si compone il Piano di salvaguardia della balneazione di Rimini – che con oltre 160 milioni di euro di investimenti è la più grande opera di risanamento fognario mai realizzata in Italia – si configura come una vera e propria risposta sistemica ai cambiamenti climatici in atto, aiutando il sistema costiero nella protezione dei propri equilibri ambientali e fornendogli le infrastrutture necessarie per rispondere in maniera adeguata a fenomeni estremi che, in assenza di contromisure specifiche, rischierebbero di compromettere la sicurezza degli abitati e le prospettive economiche di un territorio dalla forte vocazione turistica. Analoga la prospettiva nella quale si colloca l’adeguamento del depuratore di Servola a Trieste, una struttura tecnologicamente all’avanguardia capace di “dialogare con il mare” per modulare l’abbattimento delle sostanze organiche rilasciate nell’Adriatico sulla base delle mutevoli esigenze dell’ecosistema marino.
Economia circolare per l’acqua: dalla decarbonizzazione del servizio alla tutela della risorsa idrica
Restituendo all’ambiente un’acqua compatibile con l’ecosistema, il Gruppo Hera conferma così – anche nell’ambito del servizio idrico integrato – il proprio orientamento in favore di un’economia circolare e rigenerativa. In particolare, aderendo alle richieste del Global Compact delle Nazioni Unite sulla gestione sostenibile della risorsa idrica, la multiutility conferma il proprio impegno a favore di una continua innovazione del servizio tesa alla sua progressiva decarbonizzazione, in linea con le richieste emerse anche dai Fridays for Future. Questo avviene non soltanto con l’utilizzo di sola energia rinnovabile, ma anche attraverso progetti di efficientamento energetico e di ottimizzazione dei processi coinvolti nella depurazione. Come effetto di tutto ciò, entro il 2022 la multiutility si propone di ridurre del 10% i propri consumi di acqua, una misura pari a 134 mila metri cubi – cioè al consumo di mille famiglie. Significativo, in questo contesto, il riuso delle acque in uscita dal depuratore di Bologna (circa 500 mila metri cubi di acqua), cui faranno seguito analoghi interventi a Bologna, Modena e Forlì-Cesena. Parallelamente si segnala l’avvio delle attività di water management, per individuare interventi di risparmio idrico all’interno e all’esterno dell’azienda, ma anche l’adozione di un nuovo diario dei consumi idrici, che consenta a tutti di monitorare nel tempo i propri consumi di acqua confrontandoli con quelli di clienti simili e di clienti virtuosi. Mettendo a frutto competenze ed esperienza, Hera ha collaborato poi con la Fondazione Ellen MacArthur alla redazione del Water White Paper, un documento programmatico sulla circolarità dell’utilizzo della risorsa idrica.
Grazie ai clienti Hera che bevono acqua del rubinetto, evitata la produzione di 270 milioni di bottiglie di plastica
Da questo impegno, ovviamente, non sono esclusi nemmeno i cittadini, le cui buone pratiche sono fondamentali per la complessiva sostenibilità del servizio idrico integrato. A questo proposito vale la pena di ricordare che il 35% dei clienti Hera, scegliendo di bere acqua del rubinetto, evita la produzione e il trasporto di 270 milioni di bottiglie di plastica, scongiurandone un impatto ambientale acuito dal fatto che, in Italia, solo il 20% dell’acqua imbottigliata viaggia su rotaia. Altri 500 milioni di bottiglie, del resto, potrebbero ancora essere evitati, contribuendo così a migliorare le performance dell’Italia, terzo Paese al mondo per consumo di acqua in bottiglia pro-capite (190 litri nel 2018, dietro a Messico e Thailandia – entrambi a 274 litri – e davanti a Stati Uniti, 160, e Francia, 145). Senza contare il risparmio economico: una famiglia di tre persone che scelga acqua del rubinetto al posto di quella in bottiglia può risparmiare quasi 440 euro all’anno.
Priorità alla sicurezza: l’acqua gestita da Hera è garantita da quasi 3 mila analisi al giorno
Il report In buone acque fornisce precise garanzie sulla qualità dell’acqua gestita da Hera che, controllata da quasi 3 mila analisi al giorno, risulta conforme alla legge nel 99,9% dei casi. Ai consumatori più attenti, inoltre, il report offre la possibilità di consultare l’etichetta dell’acqua, con il dettaglio – territorio per territorio – dei principali parametri di riferimento, dall’esame dei quali emerge una qualità comparabile a quella delle acque minerali in commercio. L’etichetta dell’acqua viene aggiornata ogni 6 mesi per ogni comune servito e i risultati sono inviati ai cittadini tramite la bolletta. Il Gruppo conferma così il proprio impegno nella trasparenza e nell’accessibilità del servizio, cui concorrono anche l’Acquologo, app gratuita sul servizio idrico di Hera, e l’area web dedicata sul sito aziendale (www.gruppohera.it/acqua).
“A marzo 2019 – commenta Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera – la Commissione Europea ha presentato una proposta legislativa che alza l’asticella del servizio idrico, con obiettivi di qualità, trasparenza e responsabilità a cui la nostra azienda, in realtà, lavora fin dalla sua nascita. Attraverso la realizzazione, fin dal 2009, del nostro report In buone acque, abbiamo anticipato di 10 anni le richieste dell’Europa di maggiore trasparenza sulla qualità dell’acqua di rubinetto. Gli impatti del cambiamento climatico sul servizio idrico saranno significativi anche in Italia ed è per questo che Hera lavora per un piano di investimenti volto a garantire l’efficacia e la resilienza del servizio, favorendo altresì il concorso virtuoso di tutti gli attori in campo, inclusi i singoli cittadini. Quella idrica, del resto, è un’industria ad alta intensità di capitale e di competenza e, per questo, richiede continui e ingenti investimenti infrastrutturali, per favorire i quali – conclude Venier – è indispensabile dare continuità a un sistema tariffario rivelatosi capace di garantire stabilità e programmabilità ai player che possono fare la differenza per il Paese e per i cittadini.”