Il 2017 si conferma l’anno più siccitoso della storia assieme al 1828, nonostante le piogge dello scorso dicembre. Lo fa sapere il climatologo del Cnr Michele Brunetti, secondo il quale nell’anno appena trascorso si è registrato un deficit di precipitazioni del 27% rispetto al periodo di riferimento 1971-2000 che lo pone al vertice degli anni più ‘secchi’ dal 1800, anno in cui sono cominciate le rilevazioni meteorologiche. “Sono venuti a mancare – ha spiegato – due mesi e mezzo di pioggia rispetto alla media”. A poco sono servite le piogge superiori alla norma registrate lo scorso dicembre: i dati del mese scorso, quindi, non sono bastati a modificare la tendenza.
“Il 2017 è stato sicuramente un anno eccezionale sia a livello di piogge che di temperature”, ha sottolineato Brunetti ricordando che “abbiamo avuto sia una primavera che un’estate che sono state le seconde più calde di sempre. Alle scarse precipitazioni si è poi aggiunto il fattore caldo: non solo è piovuto poco, ma c’è stata molta evaporazione dal suolo”.
Ad eccezione dei mesi di gennaio, settembre, novembre e dicembre, tutti gli altri, secondo il Cnr, hanno fatto registrare un segno negativo, quasi sempre con deficit di oltre il 30% e, in ben sei mesi, di oltre il 50%.