La bonifica della falda profonda del petrolchimico è avviata e con essa entra nella fase conclusiva il processo di bonifica dell’intero sito, che nel frattempo continua a produrre con dieci aziende chimiche e 1.750 dipendenti (più 600 dell’indotto). Un esempio praticamente unico a livello nazionale, se si considera che i 10,3 milioni di euro di costi della bonifica a regime, sono in bilancio esclusivamente di aziende private. Si può aggiungere che l’operazione ha messo già a disposizione per nuovi insediamenti 13 ettari di area attrezzata, e che al momento «ci è arrivata qualche richiesta, ma che l’unico investimento già effettuato è quello di Versalis che produrrà entro l’inizio dell’anno prossimo 20 assunzioni consolidando l’afflusso di etilene e propilene» sottolinea Paolo Schiavina (Ifm); le aree sono comunque state inserite nei pacchetti per nuovi insediamenti affidati a Sipro, informa l’assessore Caterina Ferri, ed entreranno nel patto territoriale regionale.
La bonifica del petrolchimico è già storia, ed è una success story, con tanto di trama da giallo e momenti di svolta rievocati ieri dai protagonisti. «Un Natale di inizio anni 2000 ci trovammo attorno a questo tavolo per firmare l’accordo di bonifica tra tutte le ditte, superando tante difficoltà: la chiave fu la decisione di mettere in comune i dati» è il ricordo di Giuseppe Rossi, già presidente di Basell, ora in Accredia. Quel Natale se lo ricorda bene anche Alessandro Bratti, allora assessore comunale e oggi presidente della Commissione interparlamentare su bonifiche ed ecomafie, «rischiò di saltare tutto, Basell stava per prendere decisioni pesanti sul futuro di questo insediamento. Abbiamo anche “rischiato” di diventare sito d’interesse nazionale, come Mantova che oggi è in difficoltà, e abbiamo lanciato la bonifica per fasi, poi prevista per legge». Le fasi della bonifica, appunto, sono state ricapitolate da Alessio Stabellini, dirigente Ambiente del Comune: si è partiti nel 2001, con 900 sondaggi, poi i progetti preliminari e le bonifiche delle singole società su terreni e falde superficiali di proprietà con 1.460 sondaggi stratigrafici, 320 piezometri superficiali, 106 profondi, 135 punti monitoraggio dei gas interstiziali; infine la gestione delle terre e delle rocce di scavo.
“L’affondo” conclusivo è stato portato alla falda confinata con la gara per l’appalto della bonifica conclusa nel febbraio di quest’anno e l’inizio delle opere nell’aprile scorso. «La contaminazione scoperta è di modesta entità e confinata appunto nel sottosuolo, dove la falda si muove alla velocità di 25 metri l’anno – ha spiegato Federico Montanari (Ifm), responsabile della bonifica – Abbiamo diviso l’area in sei porzioni con pozzi dove verranno piazzate pompe per emungere 17 metri cubi d’acqua all’ora, che saranno poi trasferiti all’impianto di trattamento Syndial. Sotto la porzione 5 è stato costruito un impianto di bioremediation assistita, che immette in falda flora batterica in grado di “mangiare” il cvm a grande velocità». Il cloruro di vinil monomero, unico inquinante da rimuovere, è presente solo tra 16 e 20 metri di profondità: è stata incaricata di costruire gli impianti per eliminarlo, e serviranno 500mila euro all’anno per 18 anni, la ditta Ch2M di Milano, che ha incaricato la ferrarese Sgm dello scavo dei piezometri attualmente in corso. «Successo dovuto all’accordo di programma del 2001, al ruolo di garante del Comune e alla convinzione delle aziende di dare continuità al sito» ha riassunto il sindaco Tiziano Tagliani.