Anno nuovo, sacchetto nuovo: dal primo gennaio Parigi ha decretato la definitiva messa al bando delle tradizionali buste di plastica per asporto merci non biodegradabili in PE e PVC. Optando invece per nuovi modelli a base vegetale rispettosi dell’ambiente, sia tra i banchi dei mercati rionali che nei reparti frutta e verdura dei supermarket. Ambizione della giunta guidata da Anne Hidalgo è farla finita una volta per tutte con le sporte usa e getta a base di petrolio altamente inquinanti riducendole al “livello zero”.
Una rivoluzione voluta dall’attuale sindaca socialista e che rafforza ulteriormente le norme sulla “transizione energetica” volute su scala nazionale dal governo Hollande. Alla vigilia di Capodanno, la sindaca di Parigi ha così fatto distribuire gratuitamente ai commercianti 3 milioni di buste bio, con materie prime rinnovabili come l’amido di patate o il mais. I sacchetti sono realizzati in MATER-BI, la bioplastica biodegradabile e compostabile per il compostaggio domestico che più essere smaltita con la frazione organica dei rifiuti abbattendo significativamente l’emissione di gas a effetto serra.
“E’ la prima volta in Europa– spiega Christophe De Boissoidy, presidente di Club Bio-plastiques, l’associazione delle industrie del settore in Francia – con la nuova legge adottata in Francia il sacchetto deve avere da quest’anno almeno il 30% di base-bio“. La percentuale salirà al 40% il prossimo anno, al 50% nel 2020 e al 60% dopo il 2025. Una prospettiva possibile, anche grazie a nuovi composti a base di olio di cardo e zucchero prodotti negli stabilimenti di Novamont in Sardegna e Veneto.
Intanto, Parigi sembra risvegliarsi da un lungo sonno rispetto ai temi ambientali, forse anche per merito di una generale maggior attenzione suscitata dalla Conferenza sul clima del dicembre 2015. E l’arrivo delle nuove sporte ecosostenibili volute da Anne Hidalgo segna anche un cambio di passo nella gestione dei rifiuti. In alcune zone della Capitale, come il 2/o e il 12/o arrondissement, E’ stato annunciato l’avvio sperimentale di un servizio a domicilio per la raccolta dell’umido in cui anche i sacchetti vegetali potranno ambire a una nuova vita. Fino ad oggi, nella città di Eugène-René Poubelle – il geniale prefetto che alla fine dell’800 introdusse per la prima volta l’obbligo di riversare i rifiuti in appositi contenitori per l’igiene cittadina, che poi presero il suo nome – gli scarti organici venivano ancora riposti nei cassonetti verdi, quelli, per intenderci, in cui finisce di tutto: dai fondi del caffé al vecchio ferro da stiro.”Non abbiamo spazio per troppi contenitori”, si giustificavano a Parigi, una delle metropoli a più alta densità al mondo, in cui la maggioranza dei cittadini vive costretta in piccoli appartamenti dalle cucine anguste. Ora però la speranza è che il riciclaggio del compost possa essere esteso all’intera area metropolitana.
Certo è che la battaglia è ancora lunga. Lo smog soffoca la città , con annessi obblighi di targhe alterne, ed è di appena pochi giorni fa l’introduzione di bolli auto variabili a seconda dell’anno di fabbricazione e del potenziale inquinamento. Ma il distributore automatico del metro si ostina a stampare dieci biglietti per altrettanti viaggi, invece che un solo tagliando valido per 10 corse.