Entro tre mesi il grattacielo della ex Nira sparirà. Dovrebbe sorgere un padiglione basso, al suo posto, sulla base del progetto già noto come “Blue Print” di Renzo Piano. La cronaca di oggi si segnala l’arrivo delle ruspe che inizieranno le demolizione dall’interno con l’aiuto di gru. L’edificio è già stato bonificato (soprattutto per la presenza di amianto) all’interno e ora sarà smontato pezzo a pezzo. E così finisce – ma di fatto non era mai cominciata – una “storia genovese” iniziata all’inizio degli anni Sessanta, quando l’edificio era stata edificato. La sigla Nira sta a significare :”Nucleare Italia Reattori Avanzati” e l’edificio era la struttura operativa del progetto nazionale legato all’Ansaldo Nucleare.
Si puntava sessant’anni fa già alle energie alternative, anche perché la Germania ma soprattutto la Francia avevano puntato sui reattori nucleari per produrre energia in concomitanza con tutte le problematiche legate al petrolio e ai conflitti tra gli stati islamici produttori e l’Occidente. Poi però, da parte dei movimenti politici “verdi” e ambientalisti era nata la polemica sui rischi ambientali e di inquinamento (oltre che di malattie cancerogene) legati a tutto quanto era di natura nucleare. E, prima che in Italia il fenomeno prendesse il piede e le dimensioni della vicina Francia, era scattata una campagna mediatica che aveva bloccato il progetto prima del suo reale decollo. Le poche realtà realizzate erano state fermate per poi chiudersi in via definitiva dopo il referendum lanciato da molti movimenti e sostenuto in particolare da Craxi alla fine degli anni Ottanta.
Di fatto il palazzone del Nira è inutilizzato da più di vent’anni, dopo essere stato usato, ma solo parzialmente per funzioni fieristiche come convegni, inaugurazioni, dibattiti con l’impiego del solo pianterreno. All’epoca delle Celebrazioni Colombiane un piano venne occupato da un museo americanistico che oggi ha trovato altra collocazione. Chiusa ufficialmente, di fatto, la Fiera di Genova, l’edificio ex Nira non è servito neppure per il Salone Nautico Internazionale. Negli ultimi tempi cadeva a pezzi e all’interno si erano infranti i vetri e alcuni piani erano pericolanti. Si è discusso, ancora l’anno scorso, se ristrutturarlo per ospitare un albergo in riva al mare, ma è stato poi valutato che i costi di ristrutturazione, per non parlare della eliminazione dell’amianto che avrebbe condizionato ogni intervento.
Da parte del Comune di Genova si è quindi preferito avviare la demolizione, in funzione del nuovo assetto dell’intera zona, dove forse saranno effettuate altre demolizioni o modificazioni degli uffici esistenti, con l’eccezione del “padiglione Azzurro” e del Palazzo dello Sport, per il quale comunque sono previsti ulteriori interventi e una strategia nuova di utilizzo. Del palazzo ex Nira sono state salvate e già rimosse le sculture della facciata, opera dell’architetto Cascella. Troveranno altrove la loro collocazione. Il Comune punta molto all’intervento nella ex Fiera.
Dovrebbe nascere una nuova darsena per imbarcazioni sportive e diportistiche e si scommette su nuove iniziative collegati al mercato e all’esposizione della nautica turistica, commessa alla filiera (sempre che decolli che ci si auspica) del Salone Nautico Internazionale. Resta quindi, ancora in vista per tre mesi, quel che resta dell’edificio ex Nira. Con lui scompaiono il progetto dell’Italia nucleare, durato poco tutto sommato, e i fantasmi di stanze e saloni mai o poco abitati, ma anche il ricordo di tante inaugurazioni e dibattiti sulle varie (allora numerose) iniziative di quella Fiera che era un fiore all’occhiello di Genova e di tanti personaggi della vecchia politica e della ormai mitica Prima Repubblica. In un certo senso con le Celebrazioni Colombiane è finita un’epoca, ma ci sono voluti più di venticinque anni per cancellarne quasi tutte le vestigia. A Genova si va con i piedi di piombo.