I rifiuti marini sono uno degli undici parametri inclusi nella Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (MSFD) per valutare lo stato di salute dell’ambiente marino. Al fine di definire le azioni per affrontare i rifiuti marini, è fondamentale capire da dove provengano; la gran parte di essi arriva attraverso le reti fluviali, tuttavia, attualmente, vi sono solo limitate informazioni disponibili circa la quantità di rifiuti che viene trasportata dai fiumi verso il mare, e non ci sono metodologie armonizzate per fornire dati quantitativamente comparabili su di essi.
Per contribuire ad affrontare questo problema globale, il Gruppo di lavoro MSFD del Joint Research Centre sui rifiuti marini ha elaborato il rapporto “Riverine Litter Monitoring” che focalizza l’attenzione sul tema della riduzione dei rifiuti in plastica e dei suoi impatti attraverso l’identificazione e quantificazione delle fonti di rifiuti e i loro percorsi attraverso l’ambiente marino.
Un contributo importate all’inquinamento proviene dai rifiuti trasportati dai fiumi, ma, come ricordato in precedenza, non vi sono ancora informazioni esaustive sulla loro effettiva quantità, né esistono metodi standardizzati per fornire dati quantitativi e fare delle valutazioni comparabili. Questo rapporto tecnico illustra le metodologie a oggi a disposizione per il monitoraggio dei rifiuti fluviali e il loro flusso, che sono il frutto di una revisione sistematica della letteratura scientifica sull’argomento.
La relazione si concentra sui rifiuti di origine antropica, evidenziando che i metodi di monitoraggio possono essere utilizzati a tre livelli:
◾ per l’acqua di superficie, che può essere monitorata mediante osservazione visiva e acquisizione delle immagini,
◾ per il monitoraggio del corpo idrico, che può includere l’uso di strutture di sostegno e di campionamento utilizzando griglie, reti e sistemi di filtrazione (con differenti dimensioni delle maglie e aperture) a diverse profondità d’acqua,
◾ per il monitoraggio della riva del fiume che comprende l’osservazione e l’eventuale raccolta di rifiuti.
Attualmente la ricerca di base è in corso, per cui gli autori non hanno potuto fornire niente più che raccomandazioni generali che mettono in evidenza la necessità di ulteriori conoscenze scientifiche che dovrebbero essere rese accessibili per facilitare la comunicazione e il coordinamento tra i principali attori al fine di armonizzare gli sforzi e fornire una guida a livello internazionale. Le conclusioni di questa relazione sono state utilizzate per il progetto del JRC River and Marine floating macro litter Monitoring and Modelling of Environmental Loading” (RIMMEL) per la creazione di una rete di monitoraggio paneuropea che raccoglie i dati relativi ai rifiuti vicino agli estuari dei fiumi.
Parallelamente a questo report tecnico, il Gruppo di lavoro MSFD ha elaborato anche la relazione “Identifying Sources of Marine Litter” che fornisce una panoramica delle metodologie esistenti per l’identificazione dell’origine dei rifiuti marini, fra cui una molto promettente che si basa sulla tecnica chiamata “Matrix Scoring Technique” che considera la possibilità che elementi specifici provengano da più di una fonte. Infatti, un determinato sito o una regione possono essere inquinate da rifiuti provenienti da una serie di fonti che possono essere locali, regionali o essere anche molto più distanti, basti pensare ai rifiuti traspostati dalle correnti oceaniche e dai venti, come gli imballaggi alimentari in plastica. Per essere in grado di utilizzare la tecnica di Matrix Scoring in modo efficace, è necessaria una buona conoscenza dei rifiuti trovati nell’ambiente marino di una data regione.
L’assegnazione di oggetti provenienti dai rifiuti marini a una determinata sorgente deve prendere in considerazione un certo numero di fattori che influenzano la composizione e la quantità di rifiuti registrati in un determinato luogo o in una data regione. In prima istanza devono essere prese in considerazione la topografia locale, la geografia e le attività umane, come per esempio la vicinanza alla foce di un fiume, oppure la concentrazione di città o di attività umane (attività turistiche, agricoltura, pesca, etc.) che sono in grado di fornire informazioni vitali sulle fonti di inquinamento per una data area. Il rapporto presenta, inoltre, anche una serie di altri parametri che possono essere
utilizzati per analizzare insiemi di dati, con particolare attenzione per quanto riguarda l’uso, l’origine e i fattori di rischio delle voci registrate per gli ambienti marini o costieri e che possono supportare il processo decisionale al momento di varare misure di prevenzione.
Infine, la relazione propone raccomandazioni per aiutare a identificare le fonti, dalla fase iniziale della raccolta dei dati e caratterizzazione del sito, fino alla pubblicizzazione dei dati presso gli attori locali.