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Nuovo segnale digitale, nuova tv: Remedia spiega agli italiani come smaltire 10 milioni di televisori obsoleti

A dicembre il bonus per acquistare tv e decoder in vista del cambio di segnale digitale previsto in due anni: 18 milioni di famiglie italiane non ancora pronte allo switch-off

Se ne parla da tempo, ora è ufficiale: entro il 2022 cambierà il segnale di ricezione dei canali televisivi, con il passaggio dall’attuale digitale terrestre (DVB T) a un nuovo standard (DVB T2). E già a partire da dicembre il bonus TV agevolerà il pieno passaggio al digitale. Si calcola che circa 18 milioni di famiglie italiane si ritroveranno così a sostituire i propri televisori acquistando apparecchi compatibili con la nuova tecnologia e a disfarsi di quelli obsoleti che diventeranno presto rifiuti tecnologici da smaltire, come già accaduto anche tra il 2009 e il 2012 nel passaggio dal segnale analogico al segnale digitale.

Remedia, consorzio leader nella gestione ecosostenibile dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), che gestisce il 65% dei rifiuti provenienti da TV e monitor, stima una raccolta in Italia di 10 milioni di TV obsoleti, che saranno generati secondo un preciso calendario che scandisce il passaggio di trasmissione digitale.

Ma gli italiani sono preparati? È probabile che molti si appresteranno sin da subito a cambiare il proprio TV o decoder e Remedia è pronta a ricordare le diverse opportunità a disposizione per un corretto smaltimento dei decoder o televisori non più adeguati, contribuendo alla salvaguardia del pianeta e limitando al minimo l’impatto dell’operazione sull’ambiente.

Innanzitutto, non tutti i TV sono da buttare: il consumatore può verificare la compatibilità del proprio dispositivo alla nuova tecnologia, controllando che la scheda tecnica del proprio TV o decoder abbia il bollino DVBT2. In generale se il prodotto è stato acquistato dal 1° gennaio 2017, è sicuramente già compatibile con il nuovo digitale terrestre.

Il consumatore che vuole liberarsi del vecchio televisore o decoder ha diritto a consegnarlo gratuitamente al punto vendita al momento dell’acquisto del nuovo apparecchio, grazie al servizio “Uno contro uno”. In alternativa, potrà portare il prodotto ormai in disuso presso l’isola ecologica del proprio comune di riferimento.

I rifiuti tecnologici crescono a livello mondiale del 3-4% all’anno (3 volte più dei rifiuti normali) e ogni italiano ne produce in media ogni anno 13 kg. Il prossimo switch-off del digitale terrestre e la sostituzione degli apparecchi obsoleti con la nuova tecnologia contribuirà nei prossimi anni all’incremento di questa tipologia di rifiuti. In particolare, Remedia stima – così come stato per il precedente passaggio di segnale – un ricambio medio del televisore principale delle famiglie italiane che non si esaurirà con l’anno in arrivo, ma che coinvolgerà i prossimi otto anni circa. Contando che, oggi, molte famiglie usufruiscono ancora del “vecchio tubo catodico”.

In particolare, Remedia pone l’accento sull’importanza di un corretto riciclo e fa notare che da un televisore si può recuperare l’89% di materiali che, se riciclati correttamente, possono dar vita a nuove materie prime seconde, da riutilizzare nei cicli produttivi. Fra le principali frazioni ricavate, si ottengono ad esempio rame, ferro, alluminio, vetro, plastica, ma anche argento e oro.

“In un contesto come quello di oggi fortemente influenzato dalla digitalizzazione e dal passaggio a uno stile di vita sempre più smart, è fondamentale essere presenti e vigili in tutte le tappe di questa rivoluzione tecnologica che si evolve sempre più rapidamente, con un inevitabile impatto sulla crescita dei rifiuti tecnologici a livello mondiale.” commenta Danilo Bonato, Direttore Generale Remedia, “Come consorzio nazionale, ci rivolgiamo a tutti gli attori in campo, quindi anche ai cittadini, per accrescerne la consapevolezza e responsabilizzarli sul loro importante ruolo per realizzare una corretta filiera del riciclo, soprattutto quando si parla di elettrodomestici come i televisori, oggetti di larga diffusione che possono trasformarsi in rifiuti di difficile gestione. Conoscere diritti e possibilità a disposizione per la corretta raccolta del rifiuto è il primo passo per una gestione ecosostenibile dei RAEE, puntando a limitare l’impatto ambientale che svolte tecnologiche di questo tipo possono provocare.”