Domani, martedì 12 dicembre, il soggetto incaricato (una curiosità è lo stesso che ha abbattutto Punta Perotti a Bari) darà il via alle operazioni sull’immobile, che oggi rappresenta un problema dal punto di vista ambientale e della sicurezza, oltre che un autentico “pugno nell’occhio” nel contesto urbano dell’area intorno alla chiesa dell’Incoronata.
Il fabbricato, nella condizione in cui è stato abbandonato, è composto da due distinti corpi allo stato rustico di forma regolare collegati da una passerella, privi di opere di finitura. Si sviluppa su tre piani e un livello seminterrato e occupa complessivamente oltre 1400 metri quadri. Il progetto di demolizione (che ha un costo di 92 mila euro) è stato redatto dall’architetto Elisabetta Francino e dal geometra Salvatore Albanese.
Si tratta dell’inizio di un percorso di riqualificazione di tutta l’area, che dunque prenderà il via proprio con la cancellazione di una struttura che è oramai inutilizzabile e fatiscente e che una puntuale relazione tecnica dell’ingegnere Raffaele Dell’Anna ha stabilito inidonea dal punto di vista statico, indicando chiaramente la non economicità di qualunque azione tesa all’adeguamento e al recupero.
“Cancelliamo un simbolo clamoroso di spreco di soldi pubblici e inefficienza – spiega il sindaco Pippi Mellone – e inauguriamo un percorso di riqualificazione di tutta l’area che vedrà sorgere su questo terreno un parco verde fruibile da tutti. E’ come se tagliassimo per sempre il malinconico filo che lega la nostra città a una politica incapace e dissipatrice e a un’epoca che ha penalizzato Nardò sino ai giorni nostri. Era un obiettivo caratterizzante del nostro programma elettorale prima e della nostra azione di governo poi, averlo centrato a un solo anno e mezzo dall’insediamento è un gran motivo d’orgoglio. Per decenni il tema del “nuovo” palazzo di città ha occupato trasversalmente i programmi elettorali di tutti e lì è rimasto tristemente. Avanti tutta dunque su una città moderna e finalmente libera dagli scheletri del passato, in ogni senso”.