Il tema della mobilità sostenibile è strettamente intrecciato con quello dell’ambiente e della riduzione dell’inquinamento atmosferico. Arpatnews ha più volte trattato l’argomento, a proposito di tram, mobilità ciclabile, veicoli elettrici, piani per la mobilità sostenibile (PUMS), mobilità pedonale, mobilità condivisa, ecc.
Per approfondire alcuni aspetti abbiamo posto alcune domande ad Anna Donati, ambientalista, esperta di mobilità sostenibile e infrastrutture di trasporto.
Anna Donati collabora con il Gruppo Mobilità Sostenibile Kyoto Club e ha scritto, insieme a Francesco Petracchini, il libro “Muoversi in città. Idee ed esperienze per la mobilità nuova in Italia”, Edizioni Ambiente, collana Kyoto Books 2015. Presiede il Comitato Scientifico della Rete Mobilità Nuova e collabora con la nuova Alleanza per la Mobilità Dolce. Ha lavorato al WWF Italia come responsabile trasporti e come Direttore Generale di ACAM. È stata Assessore alla Mobilità del Comune di Bologna negli anni ’90 e Assessore alla mobilità e infrastrutture del Comune di Napoli nel 2011-13. Eletta in Parlamento, si è occupata di mobilità urbana, dei servizi per i pendolari e di infrastrutture di trasporto. Ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato. Insieme al tema mobilità e trasporti è interessata alle politiche territoriali e alle città, alla pianificazione e valutazione ambientale, nonché al tema delle regole e procedure legate al nuovo Codice degli Appalti.
Il prossimo 15 e 16 settembre si svolge un importante evento promosso dalla “Rete Mobilità Nuova”. Vuole dirci le caratteristiche e le finalità di questa rete?
L’iniziativa Verso gli Stati Generali della Mobilità Nuova, dal titolo “Muovere le idee per muovere le persone”, è promossa da numerose associazioni ed istituti che agiscono sui temi della mobilità sostenibile, tra cui Legambiente, Isfort, Kyoto Club, Euromobility, Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, Ambiente Italia, Alleanza Mobilità Dolce.
Gli Stati Generali della mobilità nuova sono un evento per sensibilizzare le amministrazioni, mettere in comune le esperienze delle città, formare il volontariato, responsabilizzare le aziende, promuovere nuove professionalità e mobilitare tutte le associazioni per cambiare il modello di mobilità del nostro Paese. L’obiettivo è quello di mettere in rete e far pesare un punto di vista innovativo per chiedere ai decisori di cambiare strada e indurre la cultura del cambiamento tra i cittadini/e nel campo della mobilità.
Alla fine degli anni ottanta, inizio degli anni novanta, si affermò che era necessaria una cura del ferro per le nostre città, anche al fine di affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico. La legge 211/92 stanziò importanti risorse per la realizzazione di tranvie e metropolitane. A distanza di 25 anni vuole farci un bilancio della situazione?
La legge 211/92 pur con i suoi limiti ha dato qualche buon frutto come l’apertura di circa 70 km di nuove reti tramviarie in una decina di città italiane, la realizzazione di 40 km di reti metropolitane, gli investimenti su diverse ferrovie locali trasformate in servizi ferroviari metropolitani ed urbani.
Ma da una decina di anni la legge non è stata più rifinanziata perché è prevalsa la logica delle “grandi opere” e molto meno è stato dedicato alle città e quindi alle prime linee tramviarie, per esempio, non sono seguiti investimenti per altre reti connesse e integrate. Inoltre le procedure molto centralizzate e burocratiche della norma e il deficit strutturale di servizi per il trasporto rapido di massa su ferro esistente in Italia avrebbe dovuto indurre a fare molto di più per le nostre città e la mobilità sostenibile.
Nello stesso periodo in Francia sono state realizzate linee tranviarie in 26 città per oltre 700km. Come mai così tanta differenza?
Perchè in Italia le città e la mobilità urbana non sono state mai considerate dalla maggioranza dei decisori politici una tema in cima all’agenda di lavoro, nonostante che il 46% degli spostamenti di ogni giorno dei cittadini non siano più lunghi di 5 km. Solo ogni tanto quando vi è una amministrazione illuminata o quando le città continuano a superare i limiti per la qualità dell’aria si ritorna a parlare di reti tramviarie e di investimenti da fare. A questo si aggiunga il taglio ai contratti di servizio attuato dal 2010 e il blocco per investimenti e il patto di stabilità che hanno fatto il resto.
Solo di recente con il Ministro Delrio è stata riproposta una strategia per gli investimenti e nuovi veicoli sulle reti urbane ma ancora le reti metropolitane assorbono il 90% delle risorse: serve invece un disegno esteso e di lungo periodo per le città medie italiane basato su reti tramviarie, BRT e filobus.
Un’altra componente della mobilità sostenibile è l’uso della bicicletta per muoversi nelle città. Cosa è stato fatto in questi anni e cosa c’è da fare?
Anche su questo tema qualcosa si è mosso con gli investimenti per la mobilità ciclabile urbana e le ciclovie nazionali previsti dalle due ultime leggi finanziarie 2006 e 2017.
Ma la legge per la mobilità ciclistica – nonostante il grande impegno dell’on. Gandolfi – ancora non riesce a vedere la luce nemmeno in una ramo del Parlamento, cosi come è bloccato da due anni e mezzo al Senato, dopo l’approvazione della Camera, il nuovo Codice della Strada forse perché troppo innovativo e non più “autocentrico” come quello attuale.
Va detto che nonostante questi ritardi e blocchi, in Italia c’è una certa effervescenza intorno alla bicicletta, nel campo del cicloturismo e della mobilità dolce per esempio, o nelle città medie come Bolzano, Ferrara, Pesaro, Reggio Emilia che ormai hanno un 30% di cittadini che si muovono ogni giorno sulle due ruote. Ma nelle grandi città siamo indietro, solo Bologna ha circa un 10% degli spostamenti in bicicletta. Anche su questi temi faremo il punto a Pesaro e lanceremo proposte e richieste di impegni ai decisori e alle istituzioni.
Un altro filone di interesse è costituito dallo sviluppo di veicoli elettrici, pensa che sia una strada possibile ed auspicabile?
Lo sviluppo dei veicoli elettrici è auspicabile e serve una politica coerente anche di tipo industriale per espanderla, che metta insieme energie rinnovabili, punti di ricarica e nuovi veicoli. Ma da sola non basterà se non è accompagnata ad una strategia di riduzione dell’indice di motorizzazione, che punti allo sviluppo dei veicoli in condivisione con la sharing mobility.
È un ambito molto interessante, queste nuove forme di servizio legate alle nuove tecnologie ed i giovani sono molto più interessati ad utilizzare un veicolo quando serve piuttosto che averne uno di proprietà: sul piano culturale è una svolta importante rispetto alle generazioni precedenti ma anche queste innovazioni devono stare dentro una strategia integrata con il trasporto collettivo, la bicicletta e la pedonalità.
Infine non va dimenticato che anche i vecchi autobus devono essere sostituiti con veicoli puliti e la questione elettrica non deve riguardare solo i veicoli privati ma anche biciclette, motoveicoli e autobus.
Anche i temi delle zone a traffico limitato, delle aree da pedonalizzare, delle limitazioni per la sosta, dei ticket di ingresso alle città, ecc. sembra che non siano più nelle agende delle nostre città. Su questo ha qualcosa da dire?
A dire il vero qua e là proseguono ancora diversi provvedimenti in corso di attuazione: penso a Palermo che ha istituito di recente la Zona a Traffico Limitato (dopo grandi polemiche e ricorsi) e ora deve rendere operativi i varchi telematici, che insieme alla nuova rete tramviaria stanno migliorando la situazione del traffico e della congestione. O la discussione in corso a Torino dove la nuova sindaca Appendino ha proposto di estendere la ZTL a tutta la giornata superando i limiti attuali. O anche a Firenze con una ZTL più estesa negli orari dal venerdì alla domenica per contrastare l’assalto in auto della movida.
Ma senza dubbio le città fanno molta fatica ad andare avanti e occuparsi soprattutto delle prime periferie e dei quartieri che hanno bisogno di reti del trasporto collettivo, di progetti di riqualificazione urbana che mettano insieme percorsi del TPL, ciclopedonali, verde, illuminazione e ridisegno degli spazi urbani con interventi di moderazione del traffico. Ormai è l’area vasta e le periferie l’orizzonte su cui impostare le nuove strategie dei PUMS, i piani Urbani della Mobilita Sostenibile derivate dalle linee guida europee improntate all’insegna di partecipazione, condivisione e innovazione. Alla due giorni di Pesaro metteremo a fuoco anche questi temi, partendo dalle esperienze delle città e dalle loro difficolta di agire, verificando le nuove regole per i PUMS in arrivo dal MIT per le città.
Oggi, su questi temi, in definitiva, cosa andrebbe chiesto a chi governa il Paese, le regioni e le città?
Prima di tutto di mettere nell’agenda di governo nazionale, delle regioni e delle città, il tema della mobilità sostenibile, perché fino a ora è avvenuto di rado e in modo discontinuo.
Poi di riconoscere che le città metropolitane e le città medie italiane sono il luogo di azione privilegiato a cui destinare risorse, idee, innovazioni, regole, investimenti su reti e mezzi per la mobilità sostenibile al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini, la coesione sociale e l’accessibilità.
L’adozione dei PUMS di cui siamo in attesa delle regole ministeriali, la rapida approvazione della legge per la mobilità ciclistica e il nuovo codice della strada sono strumenti essenziali per il governo della mobilità che il Parlamento deve varare, gli investimenti delle reti tramviarie, filobus e BTR per le città medie come una piano strategico nazionale, l’attuazione della recente legge per le ferrovie turistiche e per la realizzazione delle ciclovie, di recente approvazione.
A questo si aggiungano regole incentivanti per la sharing mobility, integrata con il veicolo elettrico, l’innovazione tecnologica ed il trasporto collettivo, come strumenti congiunti di offerta di servizi innovativi all’utenza.
In questi 25 anni molte azioni sono state attuate nel cuore della città e hanno funzionato ma il lavoro da fare sull’area vasta per muovere i cittadini e le merci in senso sostenibile è davvero intenso e tutto da realizzare. Rete per la Mobilità Nuova con la due giorni di Pesaro vuole contribuire a questo cambiamento.