I miliardi di residui di plastica che inquinano gli oceani del globo, oltre a finire nella catena alimentare e ad uccidere la fauna marina, fanno anche ammalare le barriere coralline. È quanto suggerisce lo studio internazionale guidato dalla Cornell University e pubblicato su Science. Le particelle di plastica farebbero da mezzo di trasporto per batteri e microrganismi che provocano infezioni ai coralli.
I ricercatori paragonano le particelle di plastica a dei “camper” del mare, veicolo di agenti patogeni. Soltanto nelle acque delle barriere coralline dell’Asia-Pacifico, stimano, fluttuano più di 11 miliardi di particelle di plastica e la loro presenza aumenta il rischio di malattie dei coralli dal 4% all’89%. Una situazione che non è destinata a migliorare visto che, secondo alcune proiezioni, entro il 2025 le particelle di plastica arriveranno a sfiorare quota 16 miliardi, con un incremento di circa il 40% in 7 anni.
Il gruppo di ricerca ha esaminato circa 124 mila coralli di oltre 150 scogliere in Indonesia, Australia, Myanmar e Thailandia tra il 2011 e il 2014. Sono stati scoperti così residui di plastica su un terzo delle barriere analizzate, con le concentrazioni maggiori nei pressi dell’Indonesia con la rilevazione di circa 25,6 particelle ogni cento metri quadrati.
La presenza di plastica, affermano gli autori dello studio, è stata associata a un aumento anche di 20 volte del rischio di malattie, in particolare di patologie di erosione dello scheletro dei coralli. Ricerche precedenti hanno mostrato come i detriti possano causare stress al corallo, privandolo di luce e ossigeno, dando così agli agenti patogeni un appiglio per attecchire.