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Microplastiche nel piatto, due nuovi studi e una petizione

Quante microplastiche nel piatto? Fino a 120.000 l’anno, oltre 200 mila in caso ci si abbeveri di sola acqua minerale. Integriamo la nostra dieta con particelle plastiche in quantità che equivalgono a ingerire una carta di credito ogni settimana. Sono le stime espresse in due nuovi studi delle Università di Victoria e Newcastle. Dal Canada all’Australia, l’allarme è globale ma viene ignorato sia dai governi, sia dalle autorità competenti alla gestione dei rischi. Una petizione globale di WWF International

50mila microplastiche nella dieta annuale

L’esposizione alle microplastiche  può produrre effetti gravi per la salute umana. I quali sono oggetto di vari studi, in attesa che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority, EFSA) venga incaricata di una doverosa valutazione dei relativi rischi. Ed è sempre più chiaro come tali particelle siano ubiquitarie. Le fonti di esposizione sono diverse, dalla dieta ai materiali a contatto con gli alimenti (MOCA), le acque e l’atmosfera.

L’Università di Victoria (Canada) – in una ricerca pubblicata il 5 giugno 2019 sulla rivista  Environmental Science & Technology – ha messo in relazione i livelli di contaminazione dei cibi con i dati sui consumi alimentari che provengono dell’amministrazione sanitaria USA. (1) L’analisi ha considerato la quantità di di microplastiche rilevate in 26 precedenti studi su pesci e molluschi, zucchero e sale, birra e acqua (sia imbottigliata sia della rete idrica). Tali quantitativi sono stati messi in relazione con il consumo dei relativi alimenti nella dieta americana media, sulla base delle loro assunzioni giornaliere raccomandate. Sono stati inoltre esaminati i potenziali di inalazione delle microplastiche presenti in atmosfera.

Stimiamo che il consumo annuale di microplastiche vari da 39.000 a 52.000 particelle a seconda dell’età e del sesso. Queste stime aumentano a 74.000 e 121.000 quando si prende in considerazione l’inalazione’. (1)

Tali valori aumentano  di ulteriori 86.000 unità nei consumatori che bevano esclusivamente acqua in bottiglia, in aggiunta alle 4.000 unità stimate per il solo consumo di acqua del rubinetto (anche attraverso altri alimenti. Si tratta di stime soggette a grandi variazioni, spiegano i ricercatori. I quali però aggiungono che ‘questi valori sono probabilmente sottostimati’.

Una carta di credito nel piatto, ogni settimana. Petizione globale

L’Università di Newcastle  (Australia) – nel proprio studio commissionato da  WWF International  – stima l’apporto medio individuale di microplastiche in 5 grammi la settimana. Come se ogni sette giorni ogni essere umano ingerisse una carta di credito, senza sconti. (2) I ricercatori hanno elaborato un criterio di calcolo per una stima quantitativa quanto possibile esatta della massa delle particelle microplastiche.
Basandosi sui dati offerti da 50 studi sulla diffusione nell’ambiente di frammenti microscopici di plastica, i ricercatori hanno stimato l’ingestione settimanale media in circa 2000 piccoli pezzi di plastica. 21 grammi al mese, poco più di 250 grammi l’anno.

L’acqua è la principale fonte di esposizione alle microplastiche nella dieta a livello planetario, evidenzia la ricerca australiana. Sia in bottiglia che di rete idrica. Con variazioni significative nelle diverse aree, al punto che la contaminazione delle acque in USA e India è doppia rispetto all’Europa. Le microplastiche provengono poi soprattutto da molluschi, birra e sale, secondo i ricercatori di Newcastle.

I risultati  rappresentano un passo importante verso la comprensione dell’impatto dell’inquinamento da plastica sugli esseri umani. Confermano inoltre l’urgente necessità di affrontare il sistema della plastica in modo tale da non inquinare prima di tutto gli ecosistemi“. (2)

WWF International, per voce del suo direttore generale Marco Lambertini, rivolge un appello vibrante ai governi del pianeta. È necessario aprire gli occhi di fronte a una realtà che già ora è tragica. “Le plastiche non solo stanno inquinando i nostri oceani  e corsi d’acqua e uccidendo la vita marina, ma sono dentro di noi e non possiamo sfuggire al consumo di materie plastiche. È urgente ed essenziale un’azione globale per affrontare questa crisi. (…) Questo è un problema mondiale che può essere risolto solo affrontando la causa principale dell’inquinamento plastico. Se non vogliamo plastica nei nostri corpi, dobbiamo fermare i milioni di tonnellate di plastica che continuiamo a sversare nella natura ogni anno”.

La petizione  di WWF – che invitiamo tutti a sottoscrivere, seguendo questo link –  mira a sollecitare tutti i protagonisti della crisi globale della plastica. Governi, imprese e consumatori. Bisogna definire con urgenza gli obiettivi concreti e le regole da seguire per affrontare l’inquinamento da plastica.

La risposta dei governi ai dati sulle immissioni di plastica nell’ecosistema e nella catena alimentare è stata finora inadeguata. L’esposizione umana alle particelle tossiche, oltretutto, è solo uno dei sintomi della ‘crisi della plastica’, le cui portate e conseguenze sono ben più ampie. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), il suo costo complessivo sull’economia mondiale non è inferiore a 8 miliardi di US$/anno.

Sabrina Bergamini e Dario Dongo

Note

(1) Kieran D. Cox, Garth A. Covernton, Hailey L. Davies, John F. Dower, Francis Juanes, Sarah E. Dudas (2019).  ‘Human Consumption of Microplastics’.  Environ. Sci. Technol.
https://doi.org/10.1021/acs.est.9b01517

(2) Kala Senathirajah e Thava Palanisami (11.7.19, in attesa di pubblicazione).  ‘How Much Microplastics Are We Ingesting? Estimation of the Mass of Microplastics Ingested.’
https://www.newcastle.edu.au/newsroom/featured-news/plastic-ingestion-by-people-could-be-equating-to-a-credit-card-a-week