Nella fabbrica di Muzzi l’italo-uruguaiano che ha unito le sue passioni: ciclismo ed ecologia
Quando si entra nel suo studio, a catturare l’attenzione è una foto che lo ritrae abbracciato all’ex presidente dell’Uruguay, José Mujica. «Presentare il mio progetto davanti a lui è stato un onore», racconta Juan Muzzi. Uruguaiano con origini italiane, 70 anni, Muzzi è il papà di una colorata bicicletta dal cuore verde. Si chiama MuzziCycles e ha un telaio di plastica riciclata che si propone di aiutare a risolvere due problemi: da una parte l’inquinamento da materiale polimerico sintetizzato in laboratorio «il male del nostro tempo»; dall’altra, l’alto costo ambientale della produzione di telai in alluminio. «Per realizzarne uno servono mille litri d’acqua e 500 chilowatt di potenza elettrica, mentre per una MuzziCycles sono sufficienti un litro d’acqua e appena 10 chilowatt».
Un telaio ‘riciclato’ in 3 minuti
Un’idea che ha avuto una gestazione lunga dodici anni. Tutto è iniziato durante un pranzo. «Un osso ha ispirato la struttura, la scelta del materiale è ricaduta sulla plastica in modo naturale: la lavoro da oltre quarant’anni. Il mondo ne è malato e ho pensato di fare qualcosa di utile, unendo passione per il ciclismo ed ecologia». Così è nata una bicicletta che rispetta l’ambiente non solo su strada, ma fin dalla genesi. Ogni MuzziCycles ricicla tra i quattro e i cinque chili di plastica che lasciati a se stessi impiegherebbero centinaia di anni per decomporsi.
Bottiglie e vaschette per la pedalata ecologica
Muzzi spiega come funziona aprendo un barattolo e versando sul tavolo decine di minuscoli triangoli rosa. «Bottiglie e vaschette vengono triturate in piccoli pezzi e poi trattate chimicamente per rendere il composto più resistente e proteggerlo dai raggi solari». Una volta verificata l’alta qualità del materiale, la mistura è depositata all’interno di un macchinario che la fonde e la inietta in uno stampo realizzato ad hoc. «Bastano tre minuti per la base di una MuzziCycles nuova fiammante», dice. Un risultato che non è stato facile ottenere, anzi: «Ricordo che durante le pedalate iniziali sentivo le gambe tremare. Nelle successive, mi veniva il mal di mare. Ci sono voluti anni di test e decine di revisioni al disegno originario per arrivare al modello definitivo».
Come dimostrano i prototipi messi in fila nella piccola fabbrica di San Paolo, in Brasile, dove Muzzi vive dal 1971. Il primo è del 1998, l’ultimo del 2008, quando la mancanza di fondi ha rischiato di mandare tutto all’aria. Provvidenziale è stato un prestito del Banco della Repubblica dell’Uruguay: un milione di dollari che ha lubrificato la catena e consentito alle MuzziCycles di iniziare a camminare.
«Siamo partiti nel 2013, quando ho visto le prime bici ho pensato di aver realizzato un sogno: ho speso tutti i miei risparmi, ma non importa. L’ho fatto per amore». Da allora sono state realizzate quindicimila MuzziCycles per un totale di settantacinquemila chili di plastica utilizzati. «Nelle prossime settimane apriremo un punto di produzione in California e inaugureremo un nuovo sito web, da cui sarà possibile acquistare sia una bicicletta completa che solo il telaio». Tutte le bici arrivano in una confezione fatta con materiale riciclato e una garanzia a vita. Mentre il costo va dai 400 ai 200 dollari, per il modello più economico. Provata in un caldo pomeriggio brasiliano, la MuzziCycles sembra robusta anche se poco più pesante della media: adatta a passeggiate ecologiche in città. Ora Muzzi pensa al futuro: «Voglio realizzare un telaio con materiale organico».