L’accresciuta attenzione sui temi dell’inquinamento attribuito alle auto con motore termico potrebbe provocare un rallentamento – almeno in Europa – degli investimenti dedicati a temi fortemente innovativi, come la mobilità elettrica e quella con vetture a guida autonoma, che avevano traguardi a medio e lungo termine e, soprattutto, non prospettavano un rapido miglioramento della situazione nelle aree urbane e in quelle ad alta densità di traffico. “Penso che questo spostamento degli investimenti avrà luogo – ha detto ad ANSA Fabio Orecchini, professore ordinario di Sistemi Energetici, direttore del dipartimento di Ingegneria della Sostenibilità, Università Guglielmo Marconi di Roma – ormai è chiaro a tutti che non si può rimanere inerti e bisogna agire innovando radicalmente l’automobile e il sistema in cui è inserita. Le quattro ruote devono scendere assolutamente dal banco degli imputati e tornare al ruolo che le compete quello di affascinante strumento di libertà”.
Sono sempre più numerosi coloro che ritengono che per superare il problema dell’inquinamento nelle aree urbane non sia possibile attendere la diffusione delle auto elettriche o di quelle a idrogeno. E, soprattutto, non è nemmeno ipotizzabile azzerare la mobilità individuale, spostando la maggior parte della popolazione verso i mezzi pubblici, le biciclette o il car-sharing. “Una delle cause della situazione in cui ci troviamo – ha precisato Orecchini – è la scarsa attenzione alla cosa comune delle scelte fatte negli ultimi decenni. Troppo è stato delegato al singolo, mentre alcune cose di fondamentale importanza come mobilità di persone e merci, energia e soluzioni per il riscaldamento, spazi verdi e barriere alberate, innovazione e pulizia delle superfici stradali vanno gestite nell’interesse collettivo”.