Lo studio di CIAL sulla riduzione dei pesi avvenuta per alcune tipologie di imballaggi in alluminio dal 2000 al 2020
L’alluminio è un vero e proprio precursore dell’economia circolare. Basti pensare che il 75% dell’alluminio da sempre prodotto nel mondo è tuttora in circolo. Lo possiamo definire il “material sharing” per eccellenza: è come se venisse momentaneamente impiegato in un bene per poi essere riciclato e diventare qualcosa di nuovo, all’infinito. E in questo l’Italia è un vero e proprio campione se pensiamo che il 100% dell’alluminio prodotto nel nostro paese proviene dal riciclo.
Con riferimento al settore del packaging in alluminio – lattine per bevande, scatolette, vaschette, foglio sottile, bombolette, tubetti, tappi e chiusure – rispetto ai principi dell’economia circolare si supera il concetto “usa e getta” e si afferma sempre più quello “usa e ricicla”. Così come la definizione “monouso” genericamente associata agli imballaggi non si addice a quelli in alluminio, per natura, sempre disponibile per un “uso infinito”.
Per quantità e leggerezza, per qualità e riciclabilità, il packaging in alluminio non solo è del tutto affine ai principi della prevenzione ma, grazie alle sue caratteristiche e capacità uniche di lunga e sicura protezione e conservazione, contribuisce in maniera determinante a prevenire la formazione del rifiuto organico. Insomma, l’alluminio applicato nel packaging moltiplica gli effetti positivi, contribuendo a risparmiare prodotti, materia ed energia.
La naturale e intrinseca affinità dell’alluminio rispetto ai principi della Prevenzione determina, con particolare riferimento agli impieghi nel settore del packaging, una continua e progressiva ottimizzazione nell’utilizzo di materia e di energia, tale da garantire, per tutte le tipologie di imballaggio, significative performance in termini di riduzione di pesi.
Se è evidente che per ogni categoria di packaging in alluminio, dal rigido, al semi-rigido, al sottile viene impiegato tanto materiale quanto ne serve per garantire le caratteristiche funzionali delle diverse tipologie – basti pensare agli spessori delle bombolette, delle lattine, delle vaschette, fino ai pochi micron del foglio – è altrettanto evidente che le caratteristiche del materiale e l’alta tecnologia dei processi di lavorazione richiedono, per conseguire nel tempo progressive riduzioni di peso e spessore, una forte propensione da parte della filiera alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni in grado di produrre elevate performance industriali e ambientali a lungo termine.
Uno sguardo al mercato
Secondo il recente studio ‘Imballaggi in alluminio. Trend evolutivo degli ultimi 20 anni’ (Packaging Meeting srl – ottobre 2020), in Italia nel 2019, l’intero settore dell’imballaggio (di cui lo spaccato ‘alluminio’ rappresenta circa l’1%) ha inciso per il 3,8% sul fatturato complessivo dell’industria manufatturiera e sull’1,9% del PIL. In valore assoluto, le cifre sono significative: la produzione – espressa in peso – è stata pari a 16.903.000 tonnellate (+2,2% rispetto al 2018) e il fatturato ha toccato quota 34.000 milioni di euro (+2,5%). Bene anche il commercio estero: risultano in crescita sia le esportazioni (+2,2%) sia le importazioni (+4,2%).
Nello specifico, negli ultimi 20 anni il comparto del packaging in alluminio in Italia è stato caratterizzato da due fattori estremamente positivi. Innanzitutto, un trend di crescita costante del 2% medio annuo trainato, essenzialmente, dall’impiego nell’industria del food&beverage e della cosmetica. Non meno importante la sua costante evoluzione in chiave ambientale, sulla scia dell’obiettivo primario di riciclabilità.
Un esempio può servire a rendere l’idea. Grazie alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, il peso di una lattina per bevande da 33 cl è passato dai 14 g del 2000 ai 12,2 g attuali, con un calo del 12%. Per la tutela dell’ambiente, sono grammi ‘pesantissimi’ che, moltiplicati per i milioni di lattine prodotte ogni anno, si trasformano in tonnellate risparmiate in fase di produzione.
Il modello italiano
Il modello italiano di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi in alluminio continua a rappresentare un’eccellenza nel panorama europeo, in linea con i principi del Piano d’azione per l’Economia Circolare. Lo confermano i dati resi noti nel corso dell’assemblea annuale di CIAL-Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, tenutasi il 16 maggio a Milano.
Nel corso del 2023 è stato avviato a riciclo il 70,3% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (ovvero 59.300 tonnellate) e, con il recupero energetico, il totale di quelli complessivamente recuperati si assesta a quota 74,1%.
Con una media del 70% il tasso di riciclo degli imballaggi in alluminio in Italia supera dunque abbondantemente, ormai da alcuni anni, gli obiettivi Ue al 2025 (50%) e al 2030 (60%).
Numeri importanti che hanno consentito di evitare emissioni serra pari a 417mila tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 182mila tonnellate equivalenti di petrolio.
Lo studio di CIAL
Allo scopo di registrare quelle che nel tempo sono state le evoluzioni più significative nella struttura del packaging in alluminio, consentendo modifiche e miglioramenti capaci di affermare e consolidare i valori di sostenibilità che da sempre caratterizzano la filiera, CIAL ha commissionato – nell’ambito delle attività di Ricerca & Sviluppo – all’Istituto Italiano Imballaggio uno studio per tracciare e determinare il “Trend evolutivo del packaging in alluminio ai fini della prevenzione” negli ultimi venti anni, con l’obiettivo di misurare, per le principali tipologie di packaging, la riduzione di materiale impiegato a parità di volume.
Le tipologie di imballaggi prese in esame sono: la lattina per bevande, le chiusure, le bombolette, le scatolette, le vaschette e il foglio sottile. Partendo dai dati relativi al 2020 si è proceduto a ritroso per stimare numericamente i risparmi in termini di materiale utilizzato per produrre gli imballaggi in alluminio. I calcoli sono stati fatti sul peso in tonnellate di imballaggi in relazione al numero di pezzi (singolo imballaggio).
Dello studio che, in forma completa, è disponibile nell’area Prevenzione del sito Internet del Consorzio, riportiamo di seguito i principali risultati emersi per ognuna delle tipologie di imballaggio esaminate.
Lattina per bevande
Il peso in grammi di una lattina (formato medio con prevalenza 33 cl) è passato dai 14 g del 2000 agli 12,2 g attuali, apportando una diminuzione di peso del 12%. La riduzione del peso della lattina presa in esame è avvenuta gradualmente, ed il suo iter è iniziato ben prima di 20 anni fa. Infatti, dal 1983 ad oggi il peso della lattina si è ridotto del 40% circa. Una lattina di alluminio nel 1983 pesava 18,6 g. La riduzione di peso è stato il frutto graduale di un assottigliamento negli spessori passati da 0,30 mm a 0,25 mm. Per rendere visibile il reale contributo alla “prevenzione”, reso possibile dalla diminuzione di peso della singola lattina, sono state ricalcolate, per ognuno degli anni considerati, le tonnellate di lattine prodotte ipotizzando un peso costante dell’imballaggio stesso, assumendo che nel 2020 il peso della lattina fosse uguale a quello del 2000. Da tale analisi deriva che il risparmio totale in 20 anni è stato pari a circa 51.200 tonnellate di alluminio, con un risparmio medio annuo pari a circa 2.560 tonnellate.
Foglio sottile
Rientrano in questa categoria di imballaggi gli incarti per cioccolatini, biscotti, formaggi, foglio da Rientrano in questa categoria di imballaggi gli incarti per cioccolatini, biscotti, formaggi, foglio da incarto domestico e commerciale. Per quanto riguarda gli imballaggi in foglio sottile il calcolo applicato non ha potuto tenere conto del numero dei pezzi e l’elemento di riferimento è stato lo spessore del foglio. Dal 2000 ad oggi si è passati da uno spessore di 0,040 mm a 0,029 mm, con una riduzione di peso di oltre 27,5%. Applicando un coefficiente di correlazione, è stato stimato che, con la riduzione di peso e l’assottigliamento del foglio, nel 2020 il risparmio stimato è pari a circa 122 tonnellate di alluminio.
Calcolando il risparmio totale per questi ultimi 20 anni si ipotizza un risparmio complessivo per questa tipologia di confezionamento di circa 2.500 tonnellate di alluminio.
Chiusure
Dal 2000 ad oggi le chiusure hanno subito una riduzione di peso, che si è aggirata intorno al 2,5% (variazione media fra le diverse tipologie). Essendo le chiusure di diversi tipi, formati e
grandezze, le analisi e le valutazioni sono state effettuate considerando il peso medio della categoria rapportando ad esso la riduzione stessa. In base alle elaborazioni condotte si passa quindi dai 2 g del 2000 al peso medio di 1,95 g per l’anno 2020. Tale riduzione è stata attuata 15 anni fa.
Per valutare il reale contributo ai fini della prevenzione, dovuto alla diminuzione di peso della chiusura, sono state ricalcolate le tonnellate prodotte ogni anno ipotizzando un peso costante, assumendo quindi che il peso della chiusura nel 2020 fosse uguale a quello del 2000.
In questo caso il risparmio totale di alluminio nella produzione di chiusure è pari a circa 7.800 tonnellate con un risparmio medio annuo di 400 tonnellate.
Bombolette
Per analizzare l’andamento del peso delle bombolette in alluminio è stato preso in esame un formato medio ed un peso medio che, nel 2000, era di 30 g. In questi ultimi 20 anni la riduzione si è aggirata intorno al 13,2% arrivando, nel 2020, ad un peso medio di 26,2 g. La riduzione è stata graduale nel tempo. Per rendere visibile il reale contributo alla “prevenzione”, reso possibile dalla diminuzione di peso del singolo imballaggio, come nei casi precedenti, si è proceduto ricalcolando le tonnellate di bombolette prodotte per ognuno degli anni, ipotizzando un peso costante dell’imballaggio stesso.
Dalla analisi effettuata deriva che il risparmio totale in 20 anni è stato pari a circa 9.000 tonnellate di alluminio, corrispondente ad un risparmio medio annuo di circa 500 tonnellate.
Scatolette
Per analizzare l’andamento del peso delle scatolette in alluminio è stato preso in esame un peso medio ed un formato medio. Considerato che nel 2000 il peso medio era di 18 g. e nel 2020 di 16,9 g. in questi ultimi 20 anni la riduzione si è aggirata intorno al 6,4%. Anche in questo caso la riduzione è stata graduale nel tempo. Anche in questo caso, al fine di rendere visibile il reale contributo alla “prevenzione” reso possibile dalla diminuzione di peso del singolo imballaggio si è proceduto ricalcolando le tonnellate di scatolette prodotte per ogni singolo anno ipotizzando un peso costante dell’imballaggio stesso. Dalle elaborazioni discende quindi che il risparmio totale in 20 anni è stato pari a circa 27.000 tonnellate di alluminio, con un risparmio medio annuo di circa 1.350 tonnellate.
Vaschette
Rientrano in questa categoria di imballaggi tutti i tipi di vaschette di vari formati destinate ad uso alimentare. Per quanto riguarda le vaschette il calcolo applicato non ha potuto tenere conto del numero dei pezzi e l’elemento di riferimento è stato lo spessore del foglio utilizzato per realizzarle.
Negli ultimi 20 anni, si è passati da uno spessore medio di 0,08 mm a 0,07 mm e con una riduzione di peso del 15% circa. Applicando un coefficiente di correlazione, possiamo affermare che, con la riduzione di peso e l’assottigliamento del foglio utilizzato per produrre le vaschette, nel 2020 (dato reale) si registra un risparmio di circa 461 tonnellate di alluminio, grazie alla riduzione qui analizzata.
Calcolando il risparmio totale per questi ultimi 20 anni si ipotizza un risparmio complessivo per questa tipologia di confezionamento di circa 9.000 tonnellate di alluminio.
Conclusioni
Sommando i risultati ottenuti per le tipologie di imballaggi in alluminio analizzate, si arriva ad un risparmio totale di circa 107.000 tonnellate, quasi pari al 76% della produzione complessiva prevista per il 2020, con 5.350 tonnellate risparmiate mediamente ogni anno.
Ovviamente tutto questo non influisce solo sull’approvvigionamento di alluminio, sia esso proveniente da materia prima o da rottame ma, a cascata, su tanti costi di produzione e sul risparmio energetico. Facendo un esempio numerico il risparmio di alluminio medio annuo avuto negli ultimi 20 anni equivale ad oltre 51.000 carrozzerie per auto, mentre il risparmio totale di 107.000 tonnellate di alluminio si traduce in mancate emissioni serra pari a 936.000 tonnellate di CO2 equivalenti.
CIAL – CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI ALLUMINIO
CIAL nasce nel 1997 con l’obiettivo di avviare al recupero e al consequenziale riciclo gli imballaggi di alluminio giunti al termine del loro ciclo vitale e provenienti dalla raccolta differenziata effettuata dai singoli Comuni. Il Consorzio, senza fini di lucro, riunisce i protagonisti dell’intera filiera industriale: dai produttori di materia prima ai fabbricanti di imballaggi fino agli utilizzatori finali, ai recuperatori, ai riciclatori. Tutte le imprese consorziate, pur operando in autonomia, condividono una responsabilità di ruolo per raggiungere, insieme, i più sfidanti traguardi nelle dinamiche del sistema di gestione dei rifiuti nel nostro Paese.
Di pari passo, muovendosi in autonomia o agendo in collaborazione con la Pubblica Amministrazione, il Consorzio promuove azioni e iniziative su tutto il territorio nazionale tese a sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza del riciclo dell’alluminio, preziosa materia prima, la cui la rivalorizzazione garantisce indiscussi vantaggi economici, sociali e ambientali. Un’attività a 360° che ha permesso di raggiungere e superare gli obiettivi quantitativi di raccolta previsti dalla normativa europea*, rendendo l’Italia un esempio per tutta l’Europa.
È per un’industria pulita, per il rispetto dell’ambiente, per l’eliminazione delle discariche e per la valorizzazione economica delle risorse riutilizzabili che CIAL opera da oltre 20 anni. Obiettivi nobili ereditati quasi ‘geneticamente’ dalle qualità intrinseche dell’alluminio stesso.
Le imprese consorziate – CIAL riunisce le imprese italiane che producono alluminio, che producono e utilizzano imballaggi di alluminio, nonché quelle che recuperano e riciclano imballaggi in alluminio post-consumo.
Attualmente sono ben 250 le realtà consorziate, suddivise in diverse categorie:
- Cat. A – produttori e importatori di alluminio destinato alla fabbricazione di imballaggi;
- Cat. B – fabbricanti, trasformatori ed importatori di imballaggi vuoti in alluminio;
- Cat. C – utilizzatori di imballaggi in alluminio;
- Cat. D1 – recuperatori di rifiuti di imballaggio in alluminio;
- Cat. D2 – riciclatori di rifiuti di imballaggio in alluminio
Aderire al Consorzio è semplice: è sufficiente compilare e inoltrare la richiesta scaricabile direttamente dal sito.
In squadra col CONAI
CIAL è uno dei sei Consorzi nazionali che aderiscono a CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, che indirizza le attività di recupero dei principali materiali da imballaggio: acciaio, carta, legno, plastica, vetro e, per l’appunto, alluminio.
A tutte le aziende che – attraverso il proprio Consorzio di filiera – aderiscono al CONAI viene richiesto il versamento del cosiddetto Contributo Ambientale, il cui ammontare complessivo viene utilizzato per sostenere la Pubblica Amministrazione nella gestione dei rifiuti. Anche le consorziate CIAL, dunque, sono tenute a versare tale contributo (attualmente pari a 15 euro/ton) garantendo così al Paese la totale copertura dei costi del sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi di alluminio.