I dati riportati dall’Annuario Ispra 2016 sulla qualità delle acque superficiali interne (fiumi e laghi), che fanno riferimento al primo ciclo esennale di monitoraggio (2010-2015) ai sensi del Dlgs 152/06. I dati sono stati raccolti attraverso la collaborazione delle Agenzie ambientali regionali e provinciali. Lo stato di qualità delle acque superficiali, suddiviso per i fiumi e per i laghi, è rappresentato dagli indici di stato ecologico e stato chimico: il primo considera la qualità della struttura e del funzionamento dell’ecosistema, il secondo valuta se i corpi idrici soddisfano gli standard di qualità ambientale.
Per le acque superficiali nazionali (7.494 corpi idrici fluviali e 347 corpi idrici lacustri) il 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico e il 75% per lo stato chimico, per il laghi l’obiettivo di qualità è raggiunto dal 21% dei corpi idrici per lo stato ecologico e dal 47% per lo stato chimico. Per le acque sotterranee nazionali (a oggi in via di completamento l’ultimo aggiornamento nazionale – Reporting WISE 2016) vede identificati 1.053 corpi idrici sotterranei dei quali il 59% ricade in classe “buono” sia per lo stato chimico sia per lo stato quantitativo.
Il recepimento delle direttive 2000/60/CE e 2006/118/CE, rispettivamente dal Dlgs 152/06 e Dlgs 30/2009, ha permesso di definire per le acque superficiali lo stato di qualità dei corpi idrici e per le acque sotterranee i criteri per valutare il buono stato chimico. Il primo periodo per i programmi di monitoraggio è stabilito come 2010-2015.
Per le acque marino-costiere a livello distrettuale si rileva uno stato “sufficiente” in termini ecologici nel Distretto del delta del Po, per il 100% dei corpi idrici, e per i Distretti dell’Appennino settentrionale e della Puglia, per il 50% dei corpi idrici. Al contrario, nel Distretto delle Alpi Orientali oltre il 90% dei corpi idrici marino costieri si trova in stato “buono”, così come in Campania (82%) e nel Distretto dell’Appennino centrale (79%). Lo stato chimico delle acque marino-costiere presenta forti criticità su tutto il territorio nazionale con percentuali dei corpi idrici in stato “non buono” vicini o superiori al 40%, a eccezione dei Distretti della Sardegna (33%) e dell’Appennino centrale (12%).
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