Fontane pubbliche per riempire bottiglie di vetro con acqua potabile, anziché comprare bottiglie di plastica di acqua minerale al supermercato. Il lattaio del quartiere che ricomincia a portare a domicilio la pinta di latte in bottiglia di vetro sulla porta delle case, invece del latte in plastica venduto al supermarket. E sullo sfondo anche la grande distribuzione delle bibite gassate che apre al ritorno delle bottigliette di vetro come antidoto alla plastica. In nome della lotta all’inquinamento, dall’Inghilterra parte un nuovo capitolo della battaglia “vetro contro plastica”: con un ritorno sulla scena, sotto vari aspetti, dei contenitori di vetro.
Sadiq Khan, sindaco di Londra, ha lanciato nei giorni scorsi un piano triennale da 750 mila sterline (poco meno di 1 milione di euro) per creare 20 nuove fontane pubbliche nella capitale: lo scopo è permettere alla cittadinanza non solo di bere un sorso di acqua potabile sul posto ma anche e soprattutto di riempire bottiglie, di vetro o comunque sempre le stesse, per portarsela a casa. Con un risparmio di soldi, perché “l’acqua del sindaco” è gratis, mentre quella minerale in negozi e supermercati costa; e con un passo contro l’inquinamento, perché si generano meno rifiuti. All’iniziativa collaborano anche le aziende private, con incentivi a offrire fontanelle di acqua potabile ai dipendenti invece di bottiglie di acqua minerale di plastica da acquistare.
Uno sviluppo analogo si registra per il latte. Fino al 1975, il 90% del latte venduto in Gran Bretagna veniva distribuito in bottigliette di vetro dai lattai, casa per casa, ogni mattina. Con il moltiplicarsi delle confezioni in plastica, la percentuale è scesa a d appena il 3% nel 2016. Ma negli ultimi due anni, sull’onda delle campagne contro l’inquinamento, la tendenza si è invertita. I lattai hanno ripreso con maggiore frequenza a fare la “ronda” delle consegne di latte quotidiane, naturalmente in bottiglie di vetro. Ne sono state vendute così 800 mila al giorno nel 2017, si prevede che quest’anno saranno 1 milione e le richieste continuano ad aumentare.
Qualcuno sostiene che l’acqua e il latte, in vetro, sono anche più buoni. La stessa cosa dicono in molti a proposito dei “soft drinks”, le bibite analcoliche gassate, come la Coca-Cola. E anche in questo ambito ci sono misure per aumentare la quantità di distribuzione in vetro, che a un certo punto sembrava avviata a estinguersi. Per adesso, che si tratti di acqua, latte o bibite, naturalmente è
un fenomeno di nicchia. Ma qualcosa è cambiato. E un po’ come per il ritorno dei dischi in vinile, vari fattori lo sospingono: nostalgia e migliore qualità, a cui si aggiunge la convinzione che bere un liquido “sotto vetro” faccia bene alla salute del pianeta.