Ispra contesta diversi aspetti del progetto elaborato da Sogesid per la bonifica dell’area ex Ferroleghe, nell’ambito del SIN di Massa Carrara. Le osservazioni al progetto, costituiscono un parere non vincolante, ma di valore tecnico fondato, di cui il Mite dovrà tenere conto.
Uno su tutti: quel progetto non è di bonifica ma di messa in sicurezza permanente con pompaggio e trattamento molto dispendioso e dai risultati incerti. Una messa in sicurezza che forse, in quanto tale, non potrebbe neppure avere accesso alle risorse per la bonifica.
Ex Ferroleghe
Il sito in questione è uno dei quattro insediamenti industriali che costituiscono l’area aggiornata del Sito di bonifica di interesse nazionale di Massa e Carrara. Ferroleghe produceva carburo di calcio e sintesi di calciocianamide e successivamente ferrocromo. Negli anni ‘90 gli impianti sono stati chiusi e a fine del 1999 è stato presentato il progetto di bonifica dell’area, che si estende per una superficie complessiva di circa 150.000 mq.
Successivamente sono iniziati i lavori di demolizione dei fabbricati e smaltimento dei rifiuti presenti nell’area, che hanno interessato principalmente la zona a ovest del sito. Nella parte a est del sito, caratterizzata da una notevole quantità di rifiuti soprassuolo e sottosuolo (fanghi denominati di “lagunaggio”), sono stati intrapresi solo in minima parte i lavori che poi, già da diversi anni, si sono fermati.
A partire dal 2006 Ferroleghe, quale misura di messa in sicurezza di emergenza della falda, ha attivato lavori di realizzazione di idonea barriera idraulica in posizione di valle idrogeologico sul confine di proprietà, per contenere all’interno della proprietà le acque sotterranee che hanno evidenziato superamenti dei limiti per alcuni parametri, in particolare cromo esavalente.
Le osservazioni al progetto
Il progetto operativo di bonifica è stato elaborato da Sogesid, società in house dello stesso Mite, e presentato dalla Regione Toscana alla Conferenza dei servizi decisoria del ministero a febbraio. L’Ispra, Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, principale consulente tecnico e scientifico del Ministero della transizione ecologica, si è espresso con una serie di contestazioni di Ispra in risposta alle osservazioni e ai documenti presentati alla Conferenza dei servizi.
Nel dettaglio, Ispra contesta sin dall’inizio il dimensionamento della barriera idraulica da realizzare nell’area ex Ferroleghe, in assenza di certezze sulla riattivazione dei pozzi privati essenziali per il funzionamento. Ma è tutto il sistema di pompaggio e trattamento da rivedere, secondo l’Istituto, nella gestione dei filtri. Il progetto prevede infatti un solo filtro per gli inquinanti provenienti dalle ex EnichemAgricoltura, Farmoplant e Italiana Coke, con un altro destinato solo a Ferroleghe.
Ma le concentrazioni di veleni, per Ispra, sono differenti negli altri tre siti e il rischio è di ottenere una ‘diluizione dei contaminanti nella vasca di omogeneizzazione’, quindi ben prima del trattamento vero e proprio: bisogna quindi dimostrare che la riduzione della contaminazione in uscita sia davvero dovuta al trattamento e non alla miscelazione delle acque. Per Ispra va rivista quindi la configurazione degli impianti.
Il tema vero, poi, è quello della capacità di bonifica del sistema: la scelta delle sole barriere idrauliche non convince Ispra che ribadisce la necessità di “interventi di rimozione e trattamento in suti: il progetto in esame si configura quale ‘messa in sicurezza’ della falda che solo nel lungo periodo potrà produrre anche una riduzione della contaminazione a valle idrogeologica per effetto della dispersione della massa inquinante dovuta al naturale flusso di falda”.
Tema che torna anche in risposta alle osservazioni presentate dai cittadini e in particolare dal geologo Andrea Piccinini. “La scelta progettuale risulta solo parzialmente congruente con gli obiettivi progettuali dati dallo stesso proponente, in quando non sono presi in considerazione gli interventi di rimozione e trattamento in situo per le sorgenti di contaminazione attiva”.
L’intervento del privato è solo auspicato nel progetto definitivo. “Il sistema non garantisce il raggiungimento degli obiettivi di bonifica in tempi brevi ma deve restare in funzione per lunghi periodi di tempo fino all’esaurimento della sorgente e del picco di contaminazione comportando elevati costi operativi di gestione, ingenti quantità d’acqua da trattare e potenziale depauperamento della risorsa idrica”.
Secondo Ispra non c’è neppure una stima dei tempi necessari alla bonifica degli effetti delle componenti ambientali a medio e lungo termine lasciando peraltro fuori le macroaree residenziali a valle.
C’è da capire quanto e come il parere di Ispra sarà tenuto in considerazione dal Mite, perché così sarà difficile l’approvazione alla prossima seduta. D’altro canto nei prossimi giorni si può provare a raddrizzare il tiro.