Ad oggi tutto “risulta fermo” e “senza un reale progetto di pianificazione”, scrivono i sindacati al ministero dello Sviluppo Economico e a quello dell’Ambiente auspicando un percorso “che dia risposte sulle risorse già stanziate, garantendo inoltre ai lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, al momento in cassa integrazione straordinaria, di essere reimpiegati nelle attività di bonifiche e decontaminazioni”
I lavori di bonifica dell’ex Ilva sono fermi, non c’è un real progetto né una data di inizio. Nonostante le risorse siano già stanziate. È quanto denunciano Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm di Taranto in una lettera inviata a Luigi Di Maio e Sergio Costanella quale viene chiesto al governo di convocare un tavolo ministeriale per definire un piano che consenta di “partire il prima possibile” secondo quanto previsto all’indomani dell’accordo con ArcelorMittal, che ha acquistato gli impianti siderurgici nel settembre dello scorso anno.
Ad oggi tutto “risulta fermo” e “senza un reale progetto di pianificazione”, scrivono i sindacati al ministero dello Sviluppo Economico e a quello dell’Ambiente auspicando un percorso “che dia risposte sulle risorse già stanziate, garantendo inoltre ai lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, al momento in cassa integrazione straordinaria, di essere reimpiegati nelle attività di bonifiche e decontaminazioni“.
Fim, Fiom e Uilm precisano che “il Decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 29 settembre 2017, “oltre alle prescrizioni ambientali per ArcelorMittal, stabilisce anche il perimetro entro il quale devono essere attuate le misure relative alle bonifiche e alla decontaminazione dell’area contrassegnata all’interno dello stesso piano ambientale”.
L’accordo sottoscritto al Mise il 6 settembre scorso, concludono i sindacati, “è sempre stato considerato da noi non solo un punto di partenza fondamentale per il rilancio di un settore strategico per il Paese” ma “soprattutto una sfida per completare il processo dirisanamento ambientale e di bonifiche di un territorio particolarmente sofferente” come quello di Taranto, dove neanche due settimane fa la procura di Lecce ha provveduto anche al sequestro delle collinette che separano gli impianti dal quartiere Tamburi. Dove, negli scorsi giorni, l’ultimo rappresentante del Movimento Cinque Stelle in consiglio comunale, Francesco Nevoli, ha rassegnato le dimissioni.
Nella città della battaglia per chiudere l’acciaieria, combattuta a lungo fianco a fianco con gli ambientalisti, i Cinque Stelle non hanno quindi più rappresentanti negli enti locali. La decisione di Nevoli – per quanto l’ex candidato sindaco non abbia voluto né confermare né smentire a Ilfatto.it – è evidentemente legata al silenzio intorno alla questione Taranto, nonostante le promesse contenute nella legge di Bilancio. Dopo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha condannato lo Stato italiano per la violazione dei diritti dei tarantini con i decreti “Salva Ilva” e la questione di legittimità costituzionale posta dal gip contro l’immunità penale ai vertici della fabbrica, dal quartier generale dei Cinque Stelle non c’è stata una grande risposta. Adesso i sindacati riaprono anche il fronte bonifiche.