Le vicende relative alla Caffaro di Brescia non sono finite. Ci eravamo occupati l’ultima volta dell’azienda bresciana, sito di produzione di diversi composti chimici, lo scorso anno, quando erano state denunciate perdite di cromo esavalente e la fabbrica aveva temporaneamente chiuso i battenti.
Il sito della Caffaro è di interesse nazionale in tema di bonifiche. L’area, situata all’interno del territorio comunale della città, è contaminata nelle acque superficiali, nelle acque sotterranee e nel suolo da diverse sostanze organiche clorurate persistenti (principalmente PCB, diossine e furani) e alcuni metalli pesanti (soprattutto mercurio e arsenico).
Ex-Caffaro: i prossimi passi
Si sarebbe dovuto tenere a metà febbraio una conferenza decisiva per la bonifica del sito industriale, invece a quanto si apprende da Il Giorno, l’incontro non è ancora stato calendarizzato. Aecom è la multinazionale vincitrice della gara europea per la bonifica del sito industriale.
Sarà necessario arrivare a un accordo tra le parti il più in fretta possibile, dal momento che il sito dovrà essere cantierizzato entro il 2021 per poter ottenere i fondi di coesione europei, che ammontano a 35 milioni di euro, circa la metà dell’importo previsto per la bonifica del sito. La scadenza era già stata rimandata in passato, ma sembra difficile ottenere un altro rinvio.
Caffaro: una storia lunghissima
La società è nata nel lontano 1906, in qualità di società elettrica ed elettrochimica ed aveva inizialmente avviato la produzione di energia elettrica ed elettrolitica di cloro e soda caustica. Solo nel 1980 si iniziò a considerare la pericolosità della dispersione in ambiente delle peci e dei rifiuti tossici delle produzioni Caffaro. Nei primi anni Ottanta, il Comune di Brescia verificò il forte inquinamento dovuto al tetracloruro di carbonio di alcuni pozzi dell’acquedotto pubblico. La Caffaro interruppe nel 1984 la produzione di PCB e quella autonoma del cloro nel 1997, e con essa l’impiego del mercurio. Oggi la ditta utilizza nel proprio ciclo produttivo cloro proveniente da altri impianti, così da produrre acido cloridrico, clorito di sodio, clorato di sodio, ipoclorito di sodio e cloruro di calcio.