Gas, energie rinnovabili, chimica verde. L’Eni sta cambiando pelle per rispondere a uno scenario è profondamente mutato, complici anche la decarbonizzazione in atto e il crollo del prezzo del petrolio. Il colosso energetico italiano ha anticipato i tempi cambiando modello strategico e implementando un’organizzazione snella e sempre più orizzontale che l’ha portata ad archiviare il vecchio assetto divisionale per diventare una società oil & gas integrata con al centro non solo gli azionisti ma tutti gli stakeholder.
Claudio Descalzi, numero uno di Eni, ha spiegato nel forum del Sole 24 Ore la trasformazione radicale che porta la sua firma e guarda già al futuro dove, con un occhio al cuore italiano dell’azienda, per la quale vede “spazi incredibili” per l’aggregazione di un polo forte della chimica verde. “Abbiamo avuto 60 anni di società, e successivamente un assetto organizzativo divisionale che lavorava indipendentemente sui singoli business. Ora, con la nuova organizzazione – racconta a il Sole 24 Ore – abbiamo messo in connessione tutta la società liberando moltissime energie e creando nuovi modelli di sviluppo. Quali? Per esempio, quello che ha collegato Syndial, che si occupa delle bonifiche, alla nuova “gamba” del gruppo che sta lavorando allo sviluppo di progetti sulle energie rinnovabili. Quest’ultima, proprio sfruttando il lavoro della prima, ha trovato una grande opportunità. Finora – spiega l’ad dell’Eni – abbiamo avviato 400 ettari dei 4mila bonificati da Syndial, definito 15 progetti (tutti al Sud tranne uno in Liguria) e investiremo nei prossimi 2-3 anni per realizzare già nel 2018 fino a 220 megawatt di rinnovabili. E lo stesso stiamo facendo in Africa”.