Il rapporto “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia” di Legambiente celebra 30 anni di impegno dalla sua prima pubblicazione e registra l’impennata delle ecomafie nel 2023: i reati ambientali aumentano del +15,6%.
- 35.487 illeciti penali con una media che sale a 97,2 reati al giorno. 8,8 miliardi il fatturato degli ecomafiosi.
- Colpito soprattutto il Mezzogiorno: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria le regioni con più crimini ambientali. A livello provinciale, Napoli sale al primo posto, seguita da Avellino, Bari e Roma.
- Tra gli illeciti ambientali domina il ciclo illegale del cemento, 13.008 reati, +6,5% ma preoccupa il pressing dei reati nel ciclo dei rifiuti, 9.309, +66,1%.
In Italia le ecomafie premono sempre di più sull’acceleratore e fanno affari d’oro. A dimostrarlo è l’aumento dei reati ambientali che nel 2023 salgono a 35.487, registrando +15,6% rispetto al 2022, con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora. Illeciti che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno e in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – Campania, Puglia, Sicilia e Calabria – dove si concentra il 43,5% deli illeciti penali, +3,8% rispetto al 2022. Tutto il mercato illegale nella Penisola è valso agli ecomafiosi nel 2023 ben 8,8 miliardi.
A tracciare un quadro di sintesi è il nuovo report di Legambiente “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, nel 30esimo anno dalla sua prima pubblicazione, e i cui dati sono stati presentati a Roma l’11 luglio.
Dati nel complesso preoccupanti: nel 2023 in Italia aumenta anche il numero delle persone denunciate (34.481, +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%). Tra gli illeciti, nella Penisola continua a salire la pressione del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), che si conferma sempre al primo posto tra i reati ambientali; ma a preoccupare è soprattutto l’impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, 9.309, + 66,1% che salgono al secondo posto. Al terzo posto con 6.581 reati la filiera degli illeciti contro gli animali (dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti); seguita dagli incendi dolosi, colposi e generici con 3.691 illeciti. Crescono anche i numeri dell’aggressione al patrimonio culturale (642 i furti alle opere d’arte, +58,9% rispetto al 2022) e degli illeciti nelle filiere agroalimentari (45.067 illeciti amministrativi, + 9,1% rispetto al 2022), a cominciare dal caporalato. Sono inoltre 378 i clan mafiosi censiti.
A livello regionale la Campania si conferma al primo posto della classifica con più illeciti ambientali, 4.952 reati, pari al 14% del totale nazionale, seguita da Sicilia (che sale di una posizione rispetto al 2022, con 3.922 reati, +35% rispetto al 2022), Puglia (scesa al terzo posto, con 3.643 illeciti penali, +19,2%) e Calabria (2.912 reati, +31,4%). La Toscana sale dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio. Balza dal quindicesimo al settimo posto la Sardegna. Tra le regioni del Nord, la Lombardia è sempre prima. A livello provinciale, Napoli torna al primo posto, a quota con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%) e Bari. Roma scende al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza. La prima provincia del Nord è quella di Venezia, con 662 reati, che si colloca al nono posto ed entra nella classifica delle prime venti province per illegalità ambientale.
Continua l’applicazione della legge 68/2015 sugli ecoreati che nel 2023 ha superato la quota 600, anche se registra un lieve calo rispetto all’anno precedente quando era stata contestata 637 volte. Un calo dovuto al calo dei controlli, passati da 1.559 a 1.405. Il delitto di inquinamento ambientale resta nel 2023 quello più contestato, 111 volte, portando a ben 210 denunce e 21 arresti. Preoccupa anche la situazione dei comuni sciolti per mafia: 19 quelli sciolti al momento della stesura del report.
30 anni di impegno
L’edizione Ecomafia 2024 (dedicata a Massimo Scalia tra i fondatori di Legambiente, presidente delle prime due Commissioni parlamentari d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti) è un’edizione speciale – con un’illustrazione di copertina realizzata dall’artista Vito Baroncini – arricchita dai contributi di tutte le forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dell’Ispra e dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), ma anche di realtà imprenditoriali impegnate ad affermare la legalità nelle loro attività economiche. Tra i temi portati in primo piano anche lo scandalo delle navi a perdere, la morte di Natale De Grazia, il duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, a 30 anni dalla loro uccisione.
“Quello di oggi è un importante appuntamento di confronto sui temi della legalità e del contrasto alla criminalità ambientale, temi su cui ISPRA e le Agenzie del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente agiscono da tempo, come soggetti istituzionalmente preposti a svolgere le attività di verifica e di controllo ambientale e titolati a rafforzare la legalità ambientale, prerequisito essenziale per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile” – ha dichiarato il Direttore generale ISPRA Maria Siclari, intervenuta alla presentazione del Rapporto Ecomafia.
“Alcuni numeri che esprimono l’impegno crescente di ISPRA e di tutto il Sistema per il contrasto alla criminalità ambientale: 1000 unità di personale impegnato sul campo; dalle Agenzie del SNPA. Eseguiti 1180 atti di prescrizione in un anno per accertata illegalità ambientale. Sono state 1400 nell’anno 2023 le asseverazioni delle prescrizioni di cui oltre 200 hanno richiesto sopralluoghi specifici. Nel campo del danno ambientale sempre nel 2023 su 552 procedimenti penali segnalati, individuati dal MASE 61 casi per i quali è stata chiesta al SNPA una valutazione tecnica preliminare” – ha aggiunto il Direttore generale descrivendo i due contributi di ISPRA e SNPA al Rapporto 2024, uno sull’applicazione delle Legge nota come “Ecoreati”, l’altro sul danno ambientale.
Proposte di Legambiente e blitz Goletta Verde
Legambiente chiede al Governo Meloni un impegno serio nella lotta alle ecomafie. Un messaggio che l’associazione ambientalista ha ribadito oggi anche con la sua Goletta Verde, campagna storica che monitora ogni estate lo stato di salute di mare e coste, che al suo ultimo giorno di tappa nel Lazio, ha esposto durante la navigazione lungo le coste laziali lo striscione “No ecomostri, No ecomafie” lanciando un messaggio a livello nazionale e territoriale.
Quindici le proposte che l’associazione ambientalista indirizza oggi all’Esecutivo per avvicinare il quadro normativo ai principi sanciti in Costituzione, di queste sei sono i pilastri su cui lavorare in maniera prioritaria:
- 1) Recepire quanto prima la nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente, approvata dal Parlamento europeo il 27 febbraio 2024, che introduce nuove fattispecie di reato rispetto a quelle già previste dal nostro Codice penale e prevede l’adozione di strategie nazionali contro la criminalità ambientale;
- 2) Introdurre nel Codice penale i delitti contro le agromafie;
- 3) Introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali;
- 4) Restituire ai prefetti pieni poteri per la demolizione degli immobili che i Comuni non hanno abbattuto, a partire dall’ultimo condono edilizio;
- 5) Inasprire le sanzioni contro i reati nel ciclo dei rifiuti;
- 6) Completare l’approvazione dei decreti attuativi del Sistema nazionale di protezione ambientale e potenziare gli organici delle Agenzie regionali, per garantire controlli adeguati sul Pnrr e sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
“In questi tre decenni il Rapporto Ecomafia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è diventato sempre più un’operaomnia per analizzare i fenomeni criminali legati al business ambientale, grazie anche a contributi istituzionali di rilievo, come dimostra l’edizione 2024. Dalla nostra analisi, emerge però che c’è ancora molto da fare nel nostro Paese, dove continuano a mancare norme importanti, come quelle che dovrebbero semplificare gli abbattimenti degli ecomostri – assegnando ad esempio ai Prefetti l’esecuzione delle ordinanze di demolizione mai eseguite nei decenni passati –, l’inserimento nel Codice penale dei delitti commessi dalle agromafie oppure l’approvazione dei decreti attuativi della legge istitutiva del SNPA per rendere più efficaci i controlli pubblici delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. Dal Governo Meloni ci aspettiamo un segnale di discontinuità. Serve approvare quanto prima le riforme necessarie per rafforzare le attività di prevenzione e di controllo. Ne gioverebbero molto la salute delle persone, degli ecosistemi, della biodiversità e quella delle imprese sane che continuano ad essere minacciate dalla concorrenza sleale praticata da ecofurbi, ecocriminali ed ecomafiosi”.
“La voce più pesante dell’illegalità legata al ciclo del cemento, come denunciamo ogni anno con forza, e quella dovuta alla miriade di abusi edilizi che viene realizzata nel nostro Paese. Con il decreto “Salva casa” – aggiunge Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e legalità – a cui Legambiente ha presentato una serie di emendamenti, si corre il rischio di alimentare nuovi abusi. Ma deve preoccupare molto anche la crescita dei reati nella gestione dei rifiuti, con pratiche illegali che minacciano l’economia circolare. Così come seguiremo con attenzione quanto sta accadendo nella raccolta dei Raee (i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), dove diminuisce la quantità di quelli avviati al riciclo e aumentano le esportazioni illegali, verso Asia e Africa. E manterremo sotto osservazione il mercato illecito degli F-gas, i gas refrigeranti, che vede l’Italia tra i paesi più esposti”.
Lotta all’abusivismo
La pressione dell’illegalità resta alta anche sul tema abusivismo edilizio. La conferma arriva anche dai dati ribaditi nella Relazione del 2024 sugli indicatori del Bes (Benessere equo e sostenibile). Soprattutto al Sud, dove si concentra il 48,8% delle nuove costruzioni abusive. Troppo poche, invece, le demolizioni eseguite, anche se non mancano le buone notizie, come quella dell’abbattimento, avvenuto nel dicembre del 2023, del Palazzo Mangeruca, l’ecomostro di Torre Melissa, in provincia di Crotone. In provincia di Catanzaro, a Staletti, invece, le ruspe demolitrici sono entrate in azione contro una delle villette costruite illegalmente su demanio marittimo. In Sicilia prosegue l’incessante lavoro di ripristino della legalità da parte del sindaco di Carini, Giovi Monteleone, con l’abbattimento di immobili, villette, miniappartamenti realizzati abusivamente lungo il litorale.