Dall’impegno a far ripartire la produzione siderurgica, a quello relativo alla messa in sicurezza dei vecchi impianti e alla bonifica delle aree contaminate. Fino alle strategie per la gestione dei cumuli di rifiuti industriali nelle aree ex Lucchini e ai rapporti con le istituzioni per le partite legate all’urbanistica. Nelle 67 pagine dell’accordo di programma siglato lo scorso 24 luglio al Mise tra i soggetti pubblici e la multinazionale Jsw sono condensati tutti i temi strategici dell’auspicata ripartenza del polo siderurgico piombinese: la documentazione, seppur priva di alcuni allegati tra cui il piano industriale completo di Jsw, è disponibile da alcune ore sul sito della Regione. Proviamo a riassumere in alcuni principali punti l’intesa che, di fatto, dovrebbe fissare i paletti del progetti di rilancio del territorio piombinese.
L’accordo del 24 luglio scorso al Mise eredita in larga parte i contenuti dell’intesa del 2015, firmato al tempo da Issad Rebrab e disciplina temi pesanti come bonifiche, sviluppo industriale e messa in sicurezza dei vecchi impianti per «l’attuazione – si legge nel documento – del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo» del sito.
Con la firma dell’accordo Jsw si impegna a presentare entro 120 giorni dalla firma «un progetto operativo di messa in sicurezza delle aree al ministero dell’Ambiente che, entro trenta giorni dalla scadenza del termine convoca una conferenza dei servizi». Sarà la conferenza dei servizi a valutare la coerenza del progetto con i risultati dell’analisi di rischio sanitaria e ambientale già valutati in passato.
Jsw si impegna «fino alla completa attuazione del progetto a mantenere in esercizio «gli impianti di laminazione e le relative attività di finimento e servizi connessi», mentre per la fase 2, quella degli investimenti fino a un miliardo di euro e della realizzazione di due o più forni elettrici, le parti sono nettamente più caute e subordinano gli interventi a «opportune analisi di fattibilità tecnico commerciale», aprendo ad eventuali modifiche in corso d’opera dell’accordo di programma.
Una parte rilevante dell’accordo è la gestione dei rifiuti all’interno dell’area industriale. Jsw propone «in funzione delle esigenze di limitare rischi ambientali dovuti a trasporto, stoccaggio, trattamento e volatilità» di valutare con le parti pubbliche di «far gestire o stoccare materiali in aree idonee e disponibili all’interno del sito industriale». Invitalia, al tempo stesso, resta il punto di riferimento per bonifiche e si propone come attuatore di un intervento di gestione dei cumuli di rifiuti «ubicati in aree demaniali non rilevate da Aferpi e rimaste nella disponibilità della ex Lucchini».
L’accordo di programma eredita i contenuti della variante Aferpi (ridefinizione delle aree industriali e concentrazione degli impianti ad est della città). Il Comune, tuttavia, apre già in fase di accordo ad ulteriori varianti: «Tenuto conto del recente percorso di riqualificazione del comparto industriale messo in opera dal Comune si impegnano a valutare eventuali ulteriori adeguamenti degli strumenti di pianificazione e ad attivarsi ove necessario ai fini della realizzazione del piano industriale della parte privata».
Nessuna sorpresa sul fronte dell’occupazione. L’azienda si impegna a mantenere gli attuali livelli occupazionali, con l’utilizzo nella fasi di attuazione del piano degli ammortizzatori sociali.
E nessuna sorpresa sul fronte dei finanziamenti pubblici, a partire dai 33 milioni del Ministero dello Sviluppo Economico progetti di tutela ambientale e di risanamento, a cui si aggiungono 30 milioni della Regione per l’efficienza energetica e ambientale del ciclo produttivo.