Giovedì scorso era programmata la demolizione con esplosivo, preparata nei minimi dettagli dall’impresa Rigato con la collaborazione di esperti esplosivisti e ingegneri della demolizione; l’intervento doveva portare al ribaltamento della torcia a seguito di sezionamenti, prodotti dall’esplosivo posizionato in diversi punti strutturali delle gambe a sezione circolare e delle piastre delle diagonali.
La complessità e l’unicità dell’intervento era data non solo dalla tipologia strutturale e da un contesto fitto di linee e impianti attivi posti nelle vicinanze della torcia, ma soprattutto dalla necessità di impiegare una tipologia di esplosivo in grado di tagliare il ferro. Per utilizzare questo esplosivo è stato necessario attivare tutto l’iter burocratico necessario a ottenere l’autorizzazione ministeriale di importazione di un nuovo prodotto esplodente dalla Spagna che doveva essere utilizzato per la prima volta proprio sul gigante di ferro di Marghera. Tra gli esplosivi disponibili per uso civile la scelta è ricaduta sulle cosiddette “cariche cave”, un esplosivo da taglio a cariche lineari, l’unico in grado di agire sul ferro provocando, con la detonazione, tagli continui nella struttura da far collassare. Queste particolari cariche sono composte da una plasmatura di esplosivo posta su un liner di rame e hanno geometrie diverse in funzione dello spessore del metallo da tagliare.
Tutto era pronto quando alle 19.30 è partita la detonazione ma con grande stupore di tutti i presenti dopo il fragore dell’esplosione la torcia è rimasta immobile e il cinematismo che doveva portarla a collassare a terra nell’area prevista per la caduta non si è innescato. E’ stato da subito semplice capire che cosa fosse successo, le cariche, che sono risultate efficaci nei tagli sulle piastre lineari di indebolimento delle diagonali, non avevano invece funzionato adeguatamente sulle sezioni circolari. Una brutta sorpresa visto che per massimizzare l’effetto tagliante erano state impiegate cariche con capacità sovradimensionata rispetto allo spessore da tagliare ed erano state eseguite abrasioni meccaniche lineari nei punti di caricamento per incrementare la superficie di contatto con l’esplosivo. Dalla delusione si è passati subito a verificare la situazione statica della torcia per accertarsi che non vi fosse il rischio di crollo improvviso della stessa soprattutto in direzioni diverse da quella prevista per la caduta.
Verificata l’assenza di rischi di crolli incontrollati della torcia è stata attivata un’unità di crisi che ha lavorato fino alla tarda notte di giovedì, e l’impresa Rigato, con il supporto di tutte le forze dell’ordine e di tutti gli enti coinvolti, ha cercato una rapida soluzione che portasse al crollo della struttura in sicurezza e secondo le modalità previste dalla progettazione fatta. L’unica soluzione individuata per operare in tempi brevissimi era quella di utilizzare un esplosivo sagomabile e non lineare facilmente installabile sulle gambe circolari e con alto effetto potenziale. Un intervento concettualmente semplice che consisteva nel riposizionare il nuovo esplosivo negli stessi punti in cui le cariche cave avevano fallito ma che richiedeva l’impiego di un esplosivo plastico (PX64 per la precisione) che però è impiegabile solo in campo militare e non civile.
Vista la situazione di urgenza, la Prefettura di Venezia ha autorizzato tempestivamente una collaborazione con gli artificieri del 3° Reggimento Genio Guastatori di Udine che domenica mattina ha inviato una squadra di militari con il materiale esplosivo per completare l’intervento. Le operazioni di caricamento, iniziate alle 8.30 e concluse alle 16.00 del pomeriggio, hanno riguardato non solo il posizionamento del plastico ma anche l’installazione di adeguate protezioni attorno alle zone minate necessarie a garantire l’assenza di danni sulle vicine linee produttive.
Alle 16.30 di domenica 16, dopo tre segnalazioni sonore di avvertimento sparo mine, la torcia finalmente si è piegata all’azione del plastico, crollando a terra nella direzione prevista senza provocare danni tra le urla di gioia di tutti presenti. Un lavoro molto difficile e complesso, il primo nel suo genere che ha avuto un epilogo comunque positivo grazie alla proficua collaborazione di tecnici esperti sia pubblici che privati.
È per questo che l’impresa Rigato intende con questo comunicato porre l’accento sulla professionalità e trasparenza dell’operato dell’azienda che, anche in situazione di emergenza, ha sempre agito in massima sicurezza salvaguardando l’incolumità delle persone e l’integrità degli impianti immediatamente adiacenti, grazie alla competenza dei propri tecnici e alla professionale collaborazione dei Servizi interni allo stabilimento petrolchimico di Porto Marghera, dei Vigili del Fuoco e degli Enti di Pubblica Sicurezza.