Due ricercatrici ISPRA studiano carbonio e plastiche in ambienti estremi
Lungo la rotta seguita dalla nave, prelevati 75 campioni di acqua sia superficiale (61 stazioni) che a diverse profondità (14 campioni); su tutti, verranno effettuate analisi di carbonio organico e azoto particellati (POM), carbonio organico disciolto (DOC) e su alcuni di essi verrà analizzata la componente organica non direttamente utilizzabile dagli organismi viventi. Queste le attività condotte dalle due ricercatrici dell’ISPRA, Cecilia Silvestri e Flavia Saccomandi, nella loro spedizione in Antartide con i partner inglesi del British Antartic Survey (BAS), iniziata il 27 dicembre 2018 e terminata lo scorso 17 febbraio.
Gli studi hanno come finalità un approfondimento sul carbonio sia legato al suo ciclo naturale nell’ambiente (ad esempio l’emissione di anidride carbonica in atmosfera a seguito dei processi di
consumo come nutrimento per gli organismi), sia come trasportatore a lunga distanza di sostanze pericolose. I risultati ottenuti da questi studi, condotti in ambiente remoto, caratterizzato dall’assenza di interferenze dovuta alla presenza antropica, possono essere trasferiti in ambiente mediterraneo.
L’Oceano meridionale è considerato come “regione di riferimento” per tutti quei processi che coinvolgono lo scambio naturale di anidride carbonica tra l’atmosfera e l’acqua. Se si conosce il punto di partenza, cioè quello naturale, è possibile valutare gli incrementi dell’attività umana.
Saranno inoltre effettuati studi sulle plastiche; la loro analisi in area remota può consentire la quantificazione dei livelli di riferimento della contaminazione diffusa nei mari. Sia lo studio
delle microplastiche che del carbonio saranno condotti con tecniche analitiche estremamente all’avanguardia.