Covid-19 e ciclo dei rifiuti: gli impianti hanno retto, anche perché la mole di rifiuti è tornata a cifre di vent’anni fa. Ma le deroghe alla normativa applicate in emergenza, unite a una crisi che deve ancora manifestarsi in tutta la sua portata, espongono le imprese alla lunga mano delle ecomafie e l’impatto dei rifiuti speciali sull’ambiente rischia di essere pesante.
È quanto emerge dalla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) sul tema “Emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti”.
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa annuncia un tavolo di lavoro con Ispra, Istituto superiore di Sanità e operatori del settore rifiuti, esprime apprezzamento per l’emendamento 229-bis del decreto rilancio sui Criteri ambientali minimi di mascherine, dispositivi di protezione individuale e medici, e annuncia l’inizio dell’iter parlamentare sul prossimo decreto “Terra mia”.
“Le prime bozze del Decreto Semplificazioni in discussione sembrano apportare, al contrario, alcune complicazioni nelle materie di Valutazione impatto ambientale (VIA) e bonifiche” lancia l’allarme Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra.
La relazione della Commissione Ecomafie su Covid-19 e ciclo dei rifiuti
La relazione – illustrata dal presidente Stefano Vignaroli, dal senatore Massimo Berutti e dall’onorevole Giovanni Vianello e approvata all’unanimità – ha avuto per oggetto il ciclo dei rifiuti nel periodo dell’emergenza. Non solo dal punto di vista dell’operatività, ma anche rispetto ai provvedimenti normativi statali e regionali messi in atto durante l’emergenza stessa. Il documento è stato presentato in conferenza stampa e analizzato in un incontro in diretta streaming con i vertici Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) disponibile su webtv.camera.it.
“Il sistema impiantistico italiano ha tenuto e non si sono registrati picchi di contagio tra gli operatori della raccolta, né interruzioni del servizio – da dichiarato il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli – In questi mesi si è assistito anche a un aumento di particolari rifiuti come guanti, mascherine, stoviglie e imballaggi monouso. Adesso che la fase più acuta dell’emergenza è alle spalle, è necessario usare in maniera più razionale questi prodotti, puntando sulla sensibilizzazione di cittadini e imprese. Nella vita quotidiana, infatti, l’uso dei guanti non garantisce maggiore sicurezza e le mascherine di comunità riutilizzabili consentono una protezione adeguata. Nei locali pubblici, le stoviglie usa e getta non garantiscono più sicurezza e sono quindi da evitare in favore di quelle riutilizzabili. Sul fronte dell’illegalità ambientale, sono preoccupato per le molte aziende in situazione di difficoltà e per questo più permeabili a interessi illeciti. Proprio per non alimentare rischi di gestioni dei rifiuti illegali o irregolari, la Commissione raccomanda fortemente di superare i numerosi provvedimenti derogatori messi in campo a livello statale e regionale: c’è già un percorso avviato in questo senso a livello parlamentare. La Commissione continuerà a monitorare le criticità del settore dei rifiuti e i rischi di illegalità e di infiltrazioni illecite in aziende in difficoltà”.
“L’emergenza Covid rappresenta una sorta di lente di ingrandimento per dinamiche e aspetti presenti strutturalmente e dei quali sarà necessario tener conto in futuro – ha osservato il senatore Massimo Berutti – Quello che è emerso dall’inchiesta in termini di livelli e modalità di intervento di Stato e Regioni e di caratteristiche e carenze dell’impiantistica e delle strategie nazionali della gestione dei rifiuti non è qualcosa di nuovo. Alla luce di questa consapevolezza, sarà necessario tra l’altro considerare l’impatto economico dell’emergenza sulle tariffe e sugli introiti delle imprese e degli enti pubblici; affrontare il tema dell’end of waste in modo rapido e sistematico e intervenire in modo strutturale su impianti e strategia nazionale”.
Meno rifiuti urbani, più rifiuti speciali
Nella fase più intensa del contenimento, è crollata la produzione dei rifiuti speciali di origine industriale e sono aumentati rifiuti domestici e organico. Una variazione causata soprattutto dalla chiusura di commercio, turismo e terziario, che – in linea con le previsione sul crollo del Pil – potrebbe portare la quantità totale a fine pandemia ai livelli di venti anni fa e cioè a 28,7 milioni di tonnellate.
Al tempo stesso sono praticamente raddoppiati i rifiuti sanitari, anche se ancora non è possibile fare una valutazione corretta, i dati mostrano una capacità degli impianti pari a 340mila tonnellate, a fronte delle 144mila trattate nel 2018.
L’auspicio è che tali rifiuti si riducano prima di diventare un’emergenza, anche perché, suggerisce la Commissione, nella vita quotidiana “l’uso dei guanti non garantisce maggiore sicurezza e le mascherine riutilizzabili consentono una protezione adeguata. Nei locali pubblici le stoviglie usa e getta non garantiscono più sicurezza e sono, quindi, da evitare in favore di quelle riutilizzabili”.
Normativa e illegalità
La relazione ha analizzato il contesto normativo di gestione dell’emergenza, i suoi effetti immediati e conseguenze future. A livello statale sono state messe in atto norme derogatorie di portata generale, in particolare sul regime dei rifiuti sanitari. Ma gli interventi effettivi sul ciclo dei rifiuti sono, in buona parte, derivati da ordinanze delle singole Regioni, a loro volta in deroga rispetto alle regole generali, sulla base di una circolare del ministero dell’Ambiente che ha suggerito alle Regioni stesse l’uso di tali strumenti di deroga. “Il risultato – spiega la relazione – è una normativa non più uniforme su tutto il territorio nazionale che ha suscitato perplessità sin dalla fase iniziale e qualche incertezza negli operatori”.
Come approfondito da Il Fatto Quotidiano, Vignaroli non nasconde la sua preoccupazione, sul fronte dell’illegalità ambientale “per le molte aziende in situazione di difficoltà e per questo più permeabili a interessi illeciti”. Proprio per non alimentare rischi di gestioni dei rifiuti illegali o irregolari, la Commissione raccomanda fortemente di superare i provvedimenti derogatori messi in campo a livello statale e regionale.
L’impatto sull’ambiente
Infine sono state prese in esame questioni correlate ma altrettanto fondamentali: l’impatto ambientale di forme di sanificazione diffusa, il trattamento delle acque reflue e le correlazioni con l’epidemia COVID-19, il possibile rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio.
In tal senso la relazione si conclude con una serie di raccomandazioni alle istituzioni per una ripresa rispettosa degli obiettivi di economia circolare e recupero della materia, di efficientamento del sistema dei controlli ambientali e di contrasto all’illegalità.
Tavolo di lavoro, Cam mascherine e decreto Terra mia
Oltre che ai presidenti dei due rami del Parlamento, e, come da prassi, a tutti gli interlocutori dell’inchiesta, la Commissione ha inviato la relazione anche ai presidenti delle Regioni, per il ruolo che le Regioni hanno avuto nell’emergenza e che dovrà essere costruito per il futuro.
“Questo è il momento di strutturare il ciclo dei rifiuti per fare in modo che una situazione emergenziale non rimanga tale anche in futuro – ha annunciato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in una nota di commento alla presentazione della relazione della Commissione – Per questo abbiamo aperto presso il ministero un tavolo sull’analisi del flusso dei rifiuti con Ispra, Iss e operatori del settore per comprendere come il sistema abbia tenuto prima durante la fase emergenziale e come si sta orientando adesso”.
Il ministro ha poi dichiarato di aver apprezzato molto l’emendamento 229-bis del decreto rilancio che spinge anche il Ministero ad andare verso i Cam (Criteri ambientali minimi) delle mascherine e dei dispositivi di protezione individuale e dei dispositivi medici.
“Il decreto Terra Mia – ha concluso il ministro – che è praticamente pronto ed è in diramazione ai ministeri competenti, secondo me è un luogo dove aprire un dibattito parlamentare e raccogliere la massima disponibilità di tutti i gruppi parlamentari indipendentemente dalle appartenenze politiche”.
Un richiesta di attenzione particolare al Decreto Semplificazioni in corso di discussione arriva infine da Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra: “In materia di Valutazione impatto ambientale (VIA) e bonifiche, eccessive semplificazioni rischiano di portare enti come il nostro a giocare troppi ruoli nel processo, quando invece va mantenuta salva l’integrità di alcuni passaggi tecnici indispensabili al corretto funzionamento di processi complessi”.