Sembrano sbriciolarsi al primo tocco delle pinze i muri del famigerato palazzo di Via Alemanni.
Un’immagine che è metafora dei sogni infranti di chi in quella casa ci ha vissuto, di chi ha investito in quel palazzo al punto da contrarre mutui per acquistare lì un appartamento e, magari, sta ancora pagando. Sogni che si erano già infranti il 20 giugno di undici anni fa quando, inspiegabilmente, parte del palazzo cadde giù come un castello di carte.
Erano le 20.20 del 20 giugno 2006. Gli scricchiolii avevano avvertito i residenti che in quel palazzo stava accadendo qualcosa e in molti preferirono uscire dalle case. Soltanto questa accortezza evitò una tragedia di immani dimensioni. Il palazzo collassò su se stesso, in maniera drammatica.
Nessun componente delle nove famiglie che vi risiedevano rimase ferito. Ma da quel momento per loro la vita cambiò decisamente.
Anni di controversie, di aule di tribunale, di perizie e di riunioni. Alla fine il tribunale assolse dall’accusa di disastro colposo di crollo costruttore, progettista e geometra che lavorarono alla costruzione del palazzo. Per il tribunale, nessuno di loro era colpevole di quanto accaduto.
Intanto il palazzo rimaneva lì, disabitato e sempre più pericolante. Al punto che dal comune fu emessa ordinanza di demolizione.
Da poco prima di mezzogiorno le ruspe delle ditte Piarulli e Colasanto stanno appena solleticando le pareti di quel palazzo, che viene giù come un castello di sabbia. In tanti sono coloro che si sono fermati a guardare il cantiere, a riflettere sul significato di quella demolizione e su quanto dolore abbia comportato quel crollo a tutte le parti interessate.
I lavori di demolizione dovrebbero proseguire sino a Natale, salvo poi riprendere il 7 gennaio per lo smaltimento del materiale.