Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, Junker, nota app per la raccolta differenziata con oltre 1 milione di utenti, potenzia le proprie funzioni e offre ai Comuni la possibilità di comunicare in tempo reale con i propri cittadini attraverso messaggi in app. Ed è boom delle richieste di consigli per differenziare senza errori in un momento in cui le regole cambiano e in modo diverso da regione a regione.
La tecnologia aiuta la vita: mai come in queste settimane di lockdown lo stiamo sperimentando. E mentre gli informatici di tutto il mondo sono al lavoro per sviluppare nuove risposte a bisogni inediti, si assiste anche a casi di riconversione o potenziamento di applicazioni esistenti. Qualcosa di simile sta capitando con Junker, conosciuta ai più come un assistente virtuale intelligente per la raccolta differenziata che, dopo essersi guadagnato la fiducia di oltre 1 milione di famiglie italiane e quasi 800 Comuni, in queste settimane sta mettendo a disposizione la propria infrastruttura per facilitare il flusso di informazioni dirette ai cittadini.
Nessun bisogno di stampare, affiggere o distribuire materiali cartacei. Grazie alla dematerializzazione è possibile raggiungere contemporaneamente centinaia di migliaia di utenti, che ricevono in tempo reale un messaggio dal sindaco o dal Comune sullo smartphone. Il sistema, testato nella normale quotidianità, sta funzionando perfettamente anche in tempi d’emergenza. Ed è stato utile, ad esempio, per propagare in modo tempestivo le disposizioni dell’Istituto Superiore di Sanità per la raccolta differenziata.
“La nostra piattaforma – spiega Benedetta De Santis, CEO di Giunko srl, la start up che ha lanciato Junker – è stata costruita secondo i principi della smart city e del crowdsourcing: un approccio vincente per garantire un flusso informativo rapido e corretto anche in questi tempi d’emergenza. Nel nostro piccolo abbiamo quindi pensato di dare il nostro contributo potenziando i servizi dedicati ai Comuni aderenti e mettendo a loro disposizione la possibilità di inviare messaggi illimitati ai cittadini attraverso la nostra app“.
La risposta è stata immediata. Molte amministrazioni ne hanno approfittato per comunicare in modo rapido e sicuro la chiusura di uffici ed ecocentri, eventuali modifiche al calendario del porta a porta, indicazioni speciali per le persone positive o in quarantena obbligatoria. Ma anche per rassicurare la cittadinanza circa la prosecuzione di un servizio essenziale anche in tempi di emergenza, come la raccolta dei rifiuti.
In qualche caso Junker ha fatto da megafono per veicolare le iniziative messe a punto dai Comuni per sostenere e far compagnia ai propri concittadini. Tra tutte, il “Tempo comune” ideato dall’assessore all’ambiente del Comune di Bari, Pietro Petruzzelli, che, mutuando l’esperienza delle banche del tempo, ha chiesto ad aziende, associazioni e privati cittadini di mettere a disposizione il proprio saper fare per offrire un vero e proprio programma settimanale di lezioni per tutti i gusti: dall’allenamento brucia grassi all’impasto della pizza alla curcuma, passando per il marketing e l’astrologia.
“Siamo molto grati a Junker per averci sostenuto – sottolinea l’assessore Pietro Petruzzelli – contribuendo a far conoscere la nostra iniziativa anche a quei cittadini che, con una semplice comunicazione sui social, non avremmo raggiunto. Grazie a questa app siamo riusciti a costruire una comunità virtuale di cittadini che ha importanti riflessi anche su quella reale, perché di consente di mantenere la distanza fisica senza perdere la vicinanza e, allo stesso tempo, veicola comportamenti virtuosi per l’ambiente“.
E in effetti questa pausa forzata dalla frenesia sta servendo a tanti italiani anche per porre più attenzione alle scelte e i gesti che solitamente si danno per scontati, come gettare i rifiuti. Un segnale inequivocabile arriva dall’aumento esponenziale dell’utilizzo di Junker. In un solo mese si sono infatti registrate 100mila ricerche di prodotti più della media attraverso il sistema testuale o per scansione del codice a barre. Allo stesso tempo sono diminuite del 30% circa le segnalazioni di prodotti non presenti nel database, in conseguenza presumibilmente del cambio di abitudini d’acquisto in tempi di lockdown domestico, quando si prediligono beni di prima necessità.