Dopo l’introduzione dell’obbligo dell’uso di sacchetti bio per ortofrutta, “è necessario un intervento migliorativo per le etichette affinchè siano rese compostabili”. L’indicazione arriva dal direttore del Consorzio Italiano Compostatori (Cic), Massimo Centemero.
Il Cic coglie l’occasione dell’obbligo dal primo gennaio scorso di utilizzare come imballaggio primario per alimenti sfusi sacchi leggeri e ultraleggeri biodegradabili e compostabili, peraltro idonei per la raccolta dei rifiuti organici, per indicare “otto verità per una migliore raccolta dell’umido domestico”, in sostanza una sorta di vademecum che include oltre ai tipi di sacchetti anche la qualità delle raccolte differenziate e il compostaggio dei rifiuti organici.
In particolare sulle etichette adesive, il Cic afferma che devono essere rimosse dal sacchetto perché “rappresentano una criticità. Questo vale sia per quelle dei sacchetti ortofrutta che per quelle messe direttamente su alcuni tipi di frutta e verdura, come banane e mele. Gli impianti – aggiunge il Cic – sono attrezzati a rimuoverle, tuttavia l’utente sensibile può toglierle prima di utilizzare il sacchetto per la raccolta dell’umido”.
Gli impianti per il riciclo dei rifiuti organici “nella quasi totalità accettano e gestiscono senza alcun problema i sacchetti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio che nei processi integrati digestione/compostaggio” spiega il Cic. Anche i sacchetti strappati vanno bene nell’organico; tutti comunque devono essere certificati, in carta o in bioplastica, e riportare le scritte ‘biodegradabile e compostabile’, anche per produrre compost di qualità. In ogni caso bisogna “evitare le buste di plastica tradizionale, ‘indigesto’ ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari e verdi in compost” conclude il Consorzio.