Francesca ha una laurea in ingegneria ambientale. “Cercavo un percorso capace di fornirmi una ‘cassetta degli attrezzi’ – spiega – per trovare soluzioni con le risorse che si hanno a disposizione. Inoltre, sono sempre stata attenta all’ambiente e volevo fare un lavoro che migliorasse anche il luogo dove vivevo”.
Ma è la tesi, in Germania, che segna la strada di Francesca: “Ho studiato i loro metodi di trattamento dei rifiuti e in una discarica vicino a Lipsia mi sono trovata davanti ad un tipico paradosso italiano. Ogni giorno arrivavano 150 mila tonnellate di rifiuti nostrani. Pagavamo per differenziarli e pagavamo per ricomprare l’energia prodotta dai nostri stessi rifiuti. Perché quello che per gli altri è possibile per noi è impossibile?, mi sono chiesta”.
E così dopo la laurea, Francesca si specializza nel riciclo di rifiuti: prima lavorando nella Ricerca e Sviluppo di un’azienda, poi in un centro di ricerca del Politecnico di Milano, occupandosi sia di rifiuti urbani che industriali. Nel frattempo comincia a frullarle per la testa un’idea.
“Cercavo un rifiuto – racconta – che avesse appeal e fosse tipico del nostro paese. E cosa meglio del caffè? Già riciclato dalla tradizione contadina, era il candidato perfetto per un processo di industrializzazione. Inizialmente pensavo di ricavarne del fertilizzante, ma poi studiando, sono arrivata al pellet. Siamo il maggiore importatore europeo per uso domestico (3,3 milioni di tonnellate l’anno) e l’unico in cui il consumo è circa sei volte superiore alla produzione. E questo – continua Lovato – nonostante siamo tra i maggiori costruttori di impianti a biomassa (stufe e caldaie). Un altro paradosso tutto italiano”.
Nel 2015 Francesca, con due soci, fonda la start up Oltrecafé. “I capitali investiti sono interamente nostri – spiega -. Abbiamo avviato l’industrializzazione, in partnership con un impianto già esistente e in autunno dovremmo lanciare il prodotto sul mercato. I pellet al caffè hanno il 20% di potere calorifero in più rispetto a quelli in legno e con l’Università di Ancona stiamo tracciando l’intero percorso produttivo, per garantire un riciclo certo e la massima trasparenza nei processi di gestione dei rifiuti”.
Essendo una risorsa facilmente reperibile e già triturata, le distanze e la lavorazione, rispetto ai normali pellet, sono ridotte. Lovato e il suo staff stanno studiano un packaging totalmente ecologico, ma anche di recuperare le cialde di caffè, che finora finiscono tutte nell’indifferenziata, sprecando alluminio e plastica.
“Il futuro – spiega Francesca, che per l’Università di Modena e Reggio Emilia ora sta studiando l’utilizzo degli insetti per trattare i rifiuti – sarà nell’utilizzo di tecniche di estrazione sempre più compatibili, in grado di recuperare sostanze preziose, senza danneggiare l’ambiente. Non solo mangeremo insetti, ma da loro ricaveremo bioplastiche e combustibile”.