Al via la rigenerazione urbana del quartiere Diamante. Presidente Toti: «Andiamo incontro a una richiesta del territorio di rigenerazione edilizia e sociale».
Giù la Diga di Begato nel 2020. Le demolizioni riguarderanno la “Diga” bianca e parte della “Diga” rossa allo scopo di restituire vivibilità e sostenibilità alle aree nel quartiere sulle alture al confine tra Rivarolo e Bolzaneto.
L’obiettivo del progetto è quello di arrivare a una sostituzione edilizia, creando un nuovo agglomerato urbano con caratteristiche tecniche innovative di eco-sostenibilità. Il progetto è stato presentato dal presidente Giovanni Toti e dagli assessori all’edilizia e al patrimonio di regione Liguria e comune di Genova Marco Scajola e Pietro Piciocchi e dell’amministratore unico di ARTE Genova Girolamo Cotena.
Il percorso di rigenerazione si articolerà in tre fasi: la ricollocazione di circa 400 famiglie grazie al recupero degli alloggi sfitti e facilitando l’operazione attraverso un laboratorio di ascolto per dare informazioni agli utenti; la demolizione vera e propria delle Dighe che prenderà il via ad aprile del 2020 e durerà 14 mesi, con abbattimento di 486 appartamenti.
Una seconda fase del programma riguarda invece il mantenimento e il recupero di una porzione della Diga rossa (37 alloggi in via Cechov 11) che verrà ripristinata dal punto di vista edilizio e funzionale e la realizzazione di un primo lotto di 70 alloggi di edilizia innovativa a basso consumo energetico con soluzioni tecnologiche nuove, secondo il sistema costruttivo Casarte, con dispositivi in grado di incidere positivamente sulla qualità della vita dell’utente.
«Questo non sarà solo una rigenerazione edilizia, ma anche sociale – afferma il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – per andare incontro alle richieste della popolazione che vive lì da anni e che vuole andare in quartieri più vivibili. In questo modo portiamo avanti un rinnovamento del tessuto che potrà favorire una maggiore vivibilità, senza escludere il diritto al ritorno, una volta conclusa l’operazione, per le famiglie che lo richiedessero».
«L’idea di intervenire nella realtà costruita della Diga – spiega l’assessore regionale all’Edilizia Marco Scajola – è resa indispensabile anche perché si è in presenza di un quartiere dove la qualità dell’abitare è oggi compromessa dall’assenza di servizi e da un forte degrado sociale, come dimostrano i comportamenti ai limiti della legalità perpetrati da un’utenza fortemente disagiata ed emarginata. La continua manutenzione ordinaria delle parti comuni non consente il raggiungimento di standard abitativi richiesti, inaccessibili ad un’edilizia che è stata progettata per rispondere a norme tecniche e impiantistiche ormai superate. Inoltre la manutenzione di questo tipo di edilizia prevede costi gestionali e manutentivi molto alti».
Al momento sono 523 gli alloggi che compongono le due dighe, circa 400 risultano occupati da assegnatari che saranno ricollocati in altri alloggi di proprietà di ARTE Genova e del Comune nei diversi quartieri cittadini, con caratteristiche rispondenti alle esigenze di ogni nucleo familiare.
Il costo dell’operazione ammonta a circa 18 milioni, di cui 11 mln per la fase di ricollocazione, mediante il recupero di 440 alloggi sfitti e circa 7 milioni per le attività di demolizione delle “Dighe”.
«È un’operazione che razionalizza l’offerta di abitazioni di edilizia pubblica nella città di Genova – aggiunge Girolamo Cotena, amministratore unico di Arte Genova – alzando lo standard qualitativo dell’abitare e ridistribuendo l’utenza, con grande attenzione all’integrazione nel tessuto urbano».
Frutto di politiche abitative degli anni 70/80, il quartiere Diamante nasceva come soluzione alla crescente domanda di alloggi a prezzo calmierato per il continuo incremento della popolazione nei centri urbani. Cittadini che volevano case nuove e non più nel centro storico nel quale era prevista un’ampia opera di ristrutturazione. Si realizza quindi un intervento di edilizia di stampo razionalista, dalle forme essenziali, realizzata con materiali economici, giustificata dalle intenzioni di provvisorietà dell’intervento chiamato successivamente “Diga”. Oggi le condizioni storiche, demografiche e sociali presentano problematiche molto diverse da quelle che negli anni ’70 avevano portato alla realizzazione del quartiere Diamate a Begato.
Pertanto l’obiettivo è quello di arrivare a una cosiddetta “sostituzione edilizia” creando un nuovo agglomerato urbano con caratteristiche di “eco-quartiere”, tenendo conto che la qualità dell’abitate al quartiere Diamante e in particolare alla Diga è compromessa dall’assenza di servizi e da un forte degrado ambientale.