La commissione parlamentare ha concluso le audizioni a Terni
Con le audizioni odierne la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti relativi al ciclo dei rifiuti e quelli ambientali connessi, ha concluso il suo approfondimento sulle criticità che affliggono la conca ternana. Che sono tante mentre il livello dei controlli non è adeguato a causa della carenza di personale.
Lo hanno sottolineato, ad esempio, il presidente della provincia di Terni, Giampiero Lattanzi e il comandante della polizia provinciale, Mario Borghi in merito al nucleo operativo Nos ambiente della polizia provinciale, “che negli ultimi anni a seguito della riforma delle province è passato da circa 25 a 6 unità.” Questo elemento, unito all’assorbimento del Corpo forestale nell’Arma dei Carabinieri, secondo Lattanzi e Borghi, ha determinato a Terni una situazione di minore attenzione sugli illeciti ambientali. In particolare, Borghi ha sottolineato la necessità che “sul territorio ci sia un organo di controllo operante in continuo e non solo temporaneamente in base a campagne di controllo, che faccia da presidio e da punto di riferimento anche in chiave preventiva.”
Sono stati ascoltati anche il sindaco di Terni, Leonardo Latini e l’assessore all’ambiente, Benedetta Salvati.
Rispetto alla fuoriuscita di acqua contaminata da cromo VI dalla galleria del Tescino, sottostante la discarica di Vocabolo Valle, Latini e Salvati hanno spiegato che il percolato proveniente dalla porzione destinata allo smaltimento dei rifiuti urbani, non più in uso dal 1997, viene tutt’ora gestito dal Comune e non contiene cromo VI. Hanno anche specificato che dai carotaggi è emersa la presenza contestuale di rifiuti solidi urbani e scarti delle acciaierie, “frutto di una coltivazione contestuale da parte di Comune e Ast.” Inoltre – hanno specificato – una parte della discarica A di Vocabolo Valle in uso ad Ast non risulta impermeabilizzata come prescritto dall’attuale normativa.
Per quanto riguarda la contaminazione da diossine individuata in campioni alimentari – è stato sottolineato – che è mancato il coordinamento regionale per valutare i risultati della grande quantità di analisi effettuati da Arpa e Asl. Rispetto invece al monitoraggio del territorio, il Comune ha evidenziato la necessità per Arpa di ripristinare la figura del direttore di dipartimento che sta sul territorio e ha rapporti con tutti i soggetti e i portatori di interessi locali.
In una nota diffusa dalla stessa commissione parlamentare attraverso la Prefettura di Terni si fa riferimento anche alle altre audizioni di AST ed ERG.
I rappresentanti di Ast hanno riferito in merito alle emissioni in atmosfera, alla bonifica dell’area Sin, al progetto di recupero delle scorie, alla presenza di amianto nello stabilimento e alle malattie professionali dei lavoratori. Secondo quanto dichiarato dagli auditi, oggi lo stabilimento produce 990mila tonnellate di rifiuti, di cui 400-440mila vengono conferite in discarica. Di queste, 60-70mila tonnellate sono rifiuti pericolosi rappresentati da fanghi di depurazione delle acque del ciclo produttivo. Riguardo alla bonifica del Sin, i rappresentanti di Ast hanno riferito che il ministero dell’Ambiente ha dichiarato conclusa la caratterizzazione dei terreni, mentre è ancora in corso la caratterizzazione delle falde.
In merito alle acque contenenti cromo VI percolate dalla galleria del Tescino, gli auditi hanno correlato la contaminazione con il cemento usato per il tunnel e con la discarica di rifiuti urbani gestita dal Comune e non più in uso, sostenendo che qui sono state utilizzate scorie dell’acciaieria per ricoprire i rifiuti. La discarica di rifiuti solidi urbani è una porzione di Vocabolo Valle, sito in buona parte destinato allo smaltimento dei rifiuti di Ast, situato sopra la galleria. Allo stesso tempo, i rappresentanti di Ast hanno spiegato che il cromo VI è presente in alcune tipologie di fanghi di depurazione e in misura minore nelle scorie. In base a quanto riferito, su 1 milione di tonnellate di produzione di acciaio, vengono usate da Ast 200mila tonnellate di cromo: una parte di cromo finisce nei rifiuti e ossidandosi diventa cromo III o cromo VI in base alle condizioni ambientali.
I rappresentanti di Erg Hydro hanno riferito rispetto alla bonifica dell’area delle centrali. Dell’attività si sono occupate in passato Endesa e poi Aeon, società prima proprietarie degli impianti. Erg Hydro è subentrata a dicembre 2015. I rappresentanti dell’azienda hanno dichiarato di essere in attesa di un riscontro da parte del ministero dell’Ambiente rispetto a un piano di valutazione del rischio proposto nel 2015 per l’area lungo il Nera, mentre il resto delle aree risultano messe in sicurezza.