La prossima avventura del videomaker Igor D’India è Abyss Cleanup, una serie tv/web che fa luce sull’emergenza del marine litter nei fondali di Liguria e Sicilia
Ormai le immagini dell’Isola di plastica nel Pacifico, o dei cetacei spiaggiati con chili di sacchetti e bottiglie nello stomaco, hanno fatto il giro del mondo scatenando una vasta ondata di indignazione. Non tutti sanno, però, che i rifiuti che avvelenano gli Oceani non sono solo quelli che si vedono a occhio nudo. Per l’effetto combinato delle correnti, delle piene dei torrenti e dell’azione antropica, gran parte della spazzatura generata dall’uomo si va a sedimentare decine o centinaia di metri sott’acqua, formando vere e proprie discariche sottomarine.
Questo allarmante fenomeno riguarda anche l’Italia. Ne dà prova uno studio pubblicato su Scientific Reports (Nature Publishing Group) dai ricercatori dell’Igag-Cnr (Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dell’Università La Sapienza di Roma, che testimonia la presenza di immense quantità di rifiuti in diversi punti dello Stretto di Messina, fino a mille metri di profondità. Dalle fotografie scattate con i ROV (sottomarini a controllo remoto) risulta che la loro densità va da un minimo di 121.000 oggetti per km² a un massimo di 1,3 milioni.
Ad accendere i riflettori su questa drammatica situazione è Igor D’India, videomaker palermitano già noto per le sue avventure a sfondo ambientalista. Dopo aver ripercorso le orme di Walter Bonatti sul fiume Yukon toccando con mano le conseguenze dei cambiamenti climatici (The Yukon Blues, 2014), ha disceso 9 fiumi in tre continenti a bordo di zattere improvvisate per la serie tv/web The Raftmakers (pubblicata nel 2019) ed è diventato il volto mediatico del movimento per salvare il fiume Oreto di Palermo, che ha percorso a piedi e a nuoto in due occasioni testimoniandone lo stato di degrado.
Il suo progetto per il 2020 è Abyss Cleanup: una serie pensata per la tv e il web in cui, oltre a far conoscere questo fenomeno al grande pubblico, Igor D’India andrà alla ricerca delle discariche sottomarine da -20 a -800 metri e parteciperà ai tentativi di rimuoverle. Le riprese saranno effettuate in Sicilia e in Liguria, con la consulenza scientifica del professor Francesco Chiocci e della dottoressa Martina Pierdomenico (autori del paper che ha ispirato la serie) e dei ricercatori di Menkab: il respiro del mare, associazione che opera dal 2010 a sostegno delle attività di ricerca scientifica e di educazione ambientale dedicate al Mar Mediterraneo. La serie è prodotta in collaborazione con PopCult Docs. Tra i parter tecnici confermati, Slam, Easydive e Riccio Blu.
“I fondali di Sicilia e Liguria sono tra i più belli al mondo: non possiamo permettere che tutta quell’immondizia rimanga a marcire in acqua”, dichiara Igor D’India. Per girare il promo sono già stati rimossi circa due quintali di copertoni e bidoni dai fondali della provincia di Palermo. L’obiettivo per il prossimo anno è quello di localizzare e bonificare almeno cinque location con il supporto delle squadre di sub, senza scendere al di sotto dei 20-30 metri per ovvi motivi di costi e di sicurezza. Sarà possibile seguire le attività passo dopo passo grazie ai contenuti pubblicati nei social network.
L’intento della fase successiva è ancora più ambizioso: studiare le discariche a grandi profondità nello stretto di Messina. “Scendere a 800 metri con i ROV e rimuovere i rifiuti in un canyon sottomarino è una missione pionieristica e molto onerosa. Ma il punto della serie è proprio questo. Come videomaker ho il ruolo di raccontare e sensibilizzare, ma anche e soprattutto di creare una rete di persone, aziende e professionisti capaci di sperimentare soluzioni concrete”, continua Igor D’India. “Tra le numerose imprese italiane che stanno investendo nella sostenibilità, spero di trovare i partner disposti a co-finanziare la serie. Sarà indispensabile anche il supporto delle istituzioni e degli enti preposti alla sorveglianza e alla sicurezza del mare”.
“Per noi la possibilità di collaborare al progetto Abyss Cleanup rappresenta una buona opportunità, soprattutto considerando che l’attuale mancanza di navi oceanografiche sta limitando fortemente la ricerca marina in Italia. Oltre a uno scambio di conoscenze, che speriamo possa far aumentare la consapevolezza della società civile sulla problematica, potremo acquisire nuovi dati e informazioni per comprendere meglio i fenomeni di trasporto e accumulo di rifiuti in ambiente marino profondo”, commenta Martina Pierdomenico, ricercatrice presso Igag-Cnr.
Giulia Calogero, project manager, ricercatrice e consulente scientifica per Menkab, afferma:“Il Mar Mediterraneo è un sistema chiuso molto particolare e sensibile a ogni modifica. Durante le nostre uscite di monitoraggio in mare vediamo quotidianamente l’impatto generato dai rifiuti prodotti dall’uomo. Per questo riteniamo fondamentale prendere parte a progetti come Abyss Cleanup, che permettono al maggior numero possibile di persone di scoprire un problema che ad oggi è ancora troppo nascosto”.