Il ministro dell’ambiente si opporrà alle trivelle e, forse non volendo, sbugiarda il proprio partito: si trattava proprio di trivellazioni e non di fantomatiche ‘ricerche di idrocarburi’.
“Non sono trivellazioni, ma ricerche di idrocarburi“. Questo, in estrema sintesi, aveva riferito il vicepremier Luigi Di Maio in merito alla questione trivelle nel mal Ionio. E questo, a seguire, avevano riferito gli altri esponenti del Movimento 5 Stelle al governo. “Cambiare il nome non modifica la faccenda: sono trivellazioni al largo delle coste italiane“, avevano invece risposto, sempre in estrema sintesi, gli oppositori politici. E ora, le ultime sorprendenti dichiarazioni del ministro dell’ambiente Sergio Costa non fanno altro che confermare il pensiero di chi aveva condannato la decisione del M5S.
Sulle due commissioni Via-Vas e Aia “ho chiesto e decretato il cambiamento, non per sfiducia dei componenti ma per il sacrosanto principio della rotazione. Noi abbiamo commissioni che sono così da oltre 12 anni, cambiano i governi e non le commissioni. C’è un principio di sana rotazione nella pubblica amministrazione – continua Costa – apprezzo molto il principio di rotazione che il Movimento dopo i due mandati, altrimenti si vive di posizioni di rendita“. “Bene: sono state entrambe aggredite davanti al Tar del Lazio perché chi dovrebbe fare altro nella vita decide di voler restare pervicacemente su quella poltrona: noi resisteremo – continua il ministro Costa – vedremo se il Tar ci darà ragione o torto, ma intanto io le ho decretate e ho fatto la call pubblica perché è vero che il ministro nomina le commissioni ma non lo può fare apoditticamente, io devo vedere chi ha le migliori capacità. Quindi, se prima venivano nominate dalla scrivania, oggi abbiamo invece 1300 domande e per la prima volta nelle due commissioni ho preteso e ottenuto l’aspetto sanitario“.
Questione ancora aperta dunque, e sebbene il resto del Movimento sembri aver dimenticato le promesse elettorali in tema di ambiente e cerchi ora di giustificare le decisioni con il consueto mantra “colpa dei governi precedenti” e modificando il nome da ‘trivellazioni’ a ‘ricerca di idrocarburi’, il Ministro ha deciso di prendere in mano la situazione e far capire agli italiani che in realtà proprio di trivelle si tratta, e lui opporrà il suo veto con un secco no. Pur sapendo che potrebbe scatenare le ire di chi tira le fila del proprio Movimento; a meno che anche per questo gli abili comunicatori a 5 stelle non trovino una ragione che faccia da paracadute e salvi capra e cavoli.