Il comune di Palermo dichiara guerra alle case abusive ma deve fare i conti con poche risorse, procedure lunghe, abusivi che non risarciscono e perfino scarsa collaborazione da parte dei suoi vigili urbani. La giunta Orlando ha approvato a fine dicembre due delibere che consentiranno di procedere con l’abbattimento di otto edifici a Ciaculli e di alcuni magazzini, in parte abitati, nei pressi del fiume Oreto, quasi arrivati al ponte, mentre le ruspe sono già in azione in questi giorni a Tommaso Natale. Interventi che in realtà fanno parte di un programma molto più vasto, iniziato nel 2014 e su cui Palazzo delle Aquile ha accelerato negli anni, stabilendo modalità e priorità.
“Abbiamo impresso una accelerazione a un settore fondamentale per la tutela del territorio e della sicurezza dei cittadini – dicono il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Emilio Arcuri – Negli ultimi tre anni infatti, grazie al lavoro degli uffici e agli accordi inter-istituzionali sottoscritti, è stato possibile sbloccare situazioni che erano ferme ormai da tempo. È evidente che resta una situazione complessa, dovuta alla lunghezza delle procedure burocratiche e formali ed al fatto che in alcuni casi, pochi per la verità, queste abitazioni sono utilizzate come prima casa e si deve quindi procedere con le necessarie cautele”.
Ed è proprio la valutazione tecnico-economica che la giunta Orlando ha approvato per gli immobili di Ciaculli (880 mila euro) e via Stazzone (quasi 90 mila euro), così da evitare di incappare nella scure della Corte dei Conti per possibile danno erariale. Nel primo caso si tratta di otto edifici in via Zerilli, quasi in via Gibilrossa, che però vanno prima sgomberati; in via Stazzone, invece, si tratta di edifici bassi adibiti a magazzini ma anche abitati, nei pressi del ponte sull’Oreto, oggetto delle segnalazioni dei residenti. Due casi accomunati da almeno un paio di elementi: entrambi richiederanno uno sgombero, procedura di per sé complessa, ma soprattutto entrambi sono in zone a rischio idrogeologico. Palazzo delle Aquile, sin dal 2017, nelle demolizioni ha dato priorità proprio alle aree a rischio per la vicinanza di torrenti o corsi d’acqua e che, come ha dimostrato in seguito il caso di Casteldaccia, sono quelle più vulnerabili. Impossibile sapere al momento quante persone verranno sgomberate, visto che la notifica del provvedimento viene fatta al proprietario e non a eventuali inquilini, né se le persone sgomberate avranno bisogno di assistenza, visto che potrebbe trattarsi di non indigenti.
“Non si può però dimenticare che l’Amministrazione ha il compito di intervenire non solo per il rispetto della normativa urbanistica – aggiungono Orlando e Arcuri – ma anche per la prevenzione di situazioni di rischio come è quella della demolizione in corso a Tommaso Natale o come sono quelle affrontate dalle due ultime delibere di Giunta, dove le costruzioni abusive ricadono in siti ad altissimo rischio idrogeologico e quindi a rischio per l’incolumità delle persone”.
Non sempre però tutto fila per il verso giusto. A conti fatti, negli ultimi quattro anni il Comune ha abbattuto appena nove edifici (dalla Favorita a Falsomiele, passando per piazza Castelforte), un’operazione è in corso a Tommaso Natale e altri 10 edifici sono in attesa che le ruspe dell’impresa (individuata con accordo quadro del 2014) si mettano in moto: parliamo di salita Mezzagno, via Falsomiele, via Sambucia, via dell’Airone, via Papa Sergio I, fondo Natoli, scala Carini, via Calandra, via Altofonte e via Da Vinci.
Ma l’amministrazione ha tra le mani in totale 328 casi di edifici abusivi che i proprietari non hanno voluto abbattere e per i quali dovrà intervenire e la giunta, finora, ha approvato soltanto 21 valutazioni tecnico-economiche per abusi che vanno da Falsomiele alla Favorita, da Tommaso Natale alla Kalsa, passando per l’Arenella, per un totale di 2,5 milioni di euro che il Comune dovrà anticipare, rivalendosi poi sugli abusivi che però spesso non pagano. Orlando e i suoi assessori dovranno a stretto giro esprimersi su altri quattro casi a Sferracavallo, Belmonte Chiavelli e San Lorenzo.
Tempi non proprio celeri, se si considera che alcune pratiche sono vecchie anche di vent’anni. Una difficoltà dovuta a varie cause: poche risorse, sgomberi difficili (spesso si tratta di anziani, disabili, donne in gravidanza o famiglie con minori, cosa che rallenta enormemente le operazioni), ma anche una scarsa collaborazione tra uffici comunali. Dal 2016 al 2018, tanto per citare qualche numero, sono stati avviati 441 provvedimenti sanzionatori (111 nel 2016, 276 nel 2017 e 54 nel 2018), ma le acquisizioni al patrimonio, che sono il primo passo per l’abbattimento, sono state di gran lunga inferiori, ossia 83 nel 2016, 54 nel 2017 e soltanto due nel 2018, per un totale di 139. Una differenza dovuta non solo ai ricorsi al Tar o al Presidente della Regione (che riguardano l’80% dei casi e, in uno su cinque, arriva la sospensiva), ma anche al ritardo con cui i vigili urbani verificano se gli edifici sono ancora in piedi o meno: nel 2016 la Municipale ha effettuato 34 sopralluoghi contro i 113 richiesti, nel 2017 13 a fronte di 258 richieste e nel 2018 soltanto un sopralluogo, nonostante i 30 richiesti. Da via Dogali però spiegano che il nucleo che si dovrebbe occupare dei sopralluoghi ha competenza su tutti i controlli edilizi e che l’anno scorso non sono mancate le urgenze, dall’ippodromo della Favorita al campo rom, oltre a sottolineare un maggiore impegno sul fronte dei “nuovi” abusi legati alla sicurezza.
Come detto, il costo totale dei 21 casi finora approvati è di 2,5 milioni di euro. Palazzo delle Aquile può contare però solo su alcune risorse anticipate dalla Cassa depositi e prestiti: 89 mila euro nel 2017 e ben mezzo milione nel 2018, a cui aggiungere altri 260 mila euro a valere sugli oneri di urbanizzazione. Insomma, i soldi non basteranno per tutto ma consentiranno intanto di accelerare i tempi per alcune demolizioni. Si tratta però di somme che con difficoltà il Comune riuscirà a recuperare: ad oggi il capitolo di bilancio in entrata è infatti pari a zero.